Inchieste

1 italiano su 3 non ha mai avuto accesso a Internet: dall'analfabetismo digitale al potere sul web

Google può usare il suo potere per allineare miliardi di persone, utilizzando la forza della pubblicità per fare propaganda politica. Altro che web democracy.

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Fosse per quei 22milioni di italiani che con il Web non hanno proprio nulla a che vedere, il problema non sussisterebbe. Loro non hanno mai utilizzato Internet, segnando, nelle statistiche dell’ultimo Rapporto Istat su “Cittadini e nuove tecnologie”, un ritardo considerevole del nostro Paese nel numero di persone connesse alla Rete. Tra questi italiani molti sono giovani, quelli che più di altri amano cellulari e device digitali. Un dato che fa riflettere. Non tutti i nativi sono digitali. In definitiva, un italiano su tre non ha mai effettuato alcun accesso a Internet.

Fosse per loro, dicevamo, gli effetti della Rete sulle persone e il dibattito su chi esercita il potere online non avrebbe alcun senso. Eppure si tratta di una delle questioni che più di altre occupa spazio sui media. Nel mirino c’è in particolare Google. Il nome dell’azienda fondata nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin è diventato uno dei più citati nel mondo. Eppure, nonostante il loro motto, Don’t Be Evil, non compiere mai il male, i due ex studenti di Stanford oggi sono considerati menti diaboliche capaci di gestire le nostre vite. In tutti gli aspetti. Movimenti, relazioni personali e commerciali, gusti, scelte. Un flusso d’informazioni passa attraverso il motore di ricerca più famoso e rappresenta forse il database che più di altri crea preoccupazione. Recentemente si è scomodato anche Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che dal suo ritiro forzato ha pubblicato il volume “When Google Met WikiLeaks”. Assange definisce addirittura malvagia l’azienda di Mountain View. Troppo potere nei confronti delle persone, super controllate attraverso i dati inseriti nel motore di ricerca e nelle pagine Google che offrono mappe, social network, immagini satellitari, news, pubblicità. Insomma, chiunque utilizza la Rete oggi deve fare i conti con Google. Ma Assange aggiunge che Google può usare il suo potere per allineare miliardi di persone con la politica estera americana, utilizzando la forza della pubblicità per fare propaganda politica. Altro che web democracy.

Oggi, a parte i 22milioni di italiani che non si sono mai connessi alla Rete, è quasi impossibile fare a meno di Internet. La Rete ci segue attraverso i telefonini, in particolare, e altri device mobili. Siamo tracciabili, e quindi controllabili. Sono molti i sostenitori di una governance della Rete, una struttura fatta di norme precise che devono tutelare i cittadini. Se ne parla da tempo. Ma il dibattito è ancora in corso. Non bastano le intenzioni manifestate dagli Stati Uniti e le proposte che pure sono state fatte a livello europeo.

La questione non è semplice, è vero. Da una parte si tratta di difendere la libertà del Web, dall’altra di evitare che il cittadino sia un numero nelle mani dei grandi colossi di Internet, merce di scambio con le aziende che fanno pubblicità o peggio ancora dei governi che, raccogliendo le sue informazioni, possono gestirlo come gli pare.
Senza parlare dei contenziosi come quello tra Google e le aziende editoriali. E’ in corso una guerra per la questione dei diritti sui contenuti dei giornali usati da Google. Le argomentazioni degli editori sono legittime. In Spagna, dopo la legge che impone dal 1 gennaio 2015 a tutti gli editori di chiedere un contributo a chi usa i loro contenuti online, Google ha chiuso il servizio Google News. Il primo effetto, però, è stato quello di un crollo considerevole del traffico Web. I siti più importanti hanno perso il 10 per cento dei contatti. Ma la percentuale aumenta per tutti gli altri siti d’informazione.
Occorre un intervento per evitare conseguenze come quelle che si sono verificate in Spagna. Alla ricerca di un equilibrio tra il potere esercitato dai colossi online, la libertà dei navigatori e il diritto sui contenuti delle testate d’informazione.

 



Sul fronte Google i suoi fondatori insistono sulla finalità sociale dei loro servizi. E i prossimi obiettivi, a sentire Page e Brin, sono quelli di investire capitali e lavoro nei settori delle biotecnologie e della robotica. Altre iniziative in cantiere riguardano Amazon, Facebook e altri grossi nomi della Rete. Assange è avvertito. Mentre il dibattito su Web, democrazia e privacy continua.

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.