Inchieste

Donne musulmane, il velo ed i danni psico-fisici. Mancanza di luce per la pelle, rischi salutari e problemi di sicurezza

Donne islamiche e la loro vita dietro al velo: fattore culturale, religioso o semplicemente estremista?

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Un segno distintivo dell’Islam che salta subito all’occhio in Occidente è l’hijab.
Ma che cos’è e che significato ha per i musulmani che spesso gli appartenenti ad altre religioni non capiscono.
La parola hijab tradotto letteralmente significa “cortina”, “tenda”. E’ comunemente usato dai media e dai musulmani che vivono in Occidente indicando il velo che copre il volto delle donne o parte di esso ed il suo corpo.
Oggi passeggiando per le vie di quasi tutte le città europee si incrociano donne con l’hijab per le strade, nei luoghi di lavoro, a scuola, al supermercato.
Il non musulmano spesso pensa che sia uno dei mezzi dell’uomo per sottomettere la donna, ma l’Islam lo ritiene un dovere. Qualche anno fa in Egitto un uomo mi disse: se hai una perla nel palmo della mano la alzi e la metti in mostra oppure tendi a preservarla chiudendo la mano?
Anni fa a Pisa parlai con una studentessa di filosofia proveniente dal Marocco e di religione musulmana e le chiesi: perché porti l’hijab? Non sei in un paese arabo e non devi sentirti costretta ad indossarlo se non vuoi?
Lei mi rispose con molta sincerità: “è una mia scelta, nessuno me l’ha imposto e tantomeno un uomo, essendo ancora single con la sola voglia di studiare in testa. Voglio che le persone guardino i miei occhi e ascoltino ciò che ho da dire e non siano attratti dalla mia vanità. Non ho bisogno di mostrare ciò che la natura mi ha dato e non è per preservarmi o altro, ma esclusivamente non sono una ragazza vanitosa. Penso di aver molto da dire e le persone devono apprezzare questo di me in primis.“


Come ribattere? Come contraddirla? E’ una sua libera scelta e nella nostra cultura vige la libertà di espressione.
Ma cosa dice il Corano (il libro sacro ai musulmani per eccellenza) a riguardo?
Ci sono due versetti a parer mio significativi:
-uno è il n.31 della sura (capitolo) 24 “an-Nūr”, ossia “la luce” che rivela quanto segue:

Di’ alle credenti che abbassino gli sguardi custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle, eccetto quel che di fuori appare, e si coprano i seni d’un velo (khumur) e non mostrino le loro parti belle altro che ai loro mariti o ai loro padri o ai loro suoceri o ai loro figli, o ai figli dei loro mariti, o ai loro fratelli, o ai figli dei loro fratelli, o ai figli delle loro sorelle o alle loro donne, o alle loro schiave, o ai loro servi maschi privi di genitali, o ai fanciulli che non notano le nudità delle donne, e non battano assieme i piedi sì da mostrare le loro bellezze nascoste…” 

Quindi Iddio ordinerebbe a Maometto di diffondere ai fedeli questi insegnamenti, in cui le donne non devono commettere adulterio alzando gli occhi guardando gli uomini (tranne quelli indicati qui sopra). E molto simile ai versetti 27-28 del capitolo 5 del Vangelo secondo Matteo che dice:

“non commettere adulterio, ma vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”.

 

C’è una notevole differenza: nella cosiddetta Jailiyya (l’età dell’ignoranza) prima dell’avvento dell’Islam, le donne portavano i khumur sul capo legando i due estremi dietro alla nuca, scoprendo il collo e le orecchie. Con l’ordine espressa nel versetto sopra, Allah esorta a non legare questi estremi ma a farli rotolare giù fino al petto.
-Il secondo è il versetto 59 della sua n. 33 “al-Ahzab” (la sura delle fazioni alleate) in cui Allah comanda al profeta: “O Profeta! Di’ alle tue spose e alle tue figlie e alle donne dei credenti che si ricoprano dei loro mantelli…”(detti jalabib, ossia abiti ampi esterni, la cosiddetta abbaya, termine più comunemente conosciuto). Quindi il Corano sembra rivelare il codice d’abbigliamento che le donne devono seguire. E prosegue dicendo: “questo sarà più atto a distinguerle dalle altre e a che non vengano offese…” da qui il simbolo di riconoscimento come donna di religione musulmana che non deve subire alcuna violenza.
Ne emerge una rigida distinzione dal non musulmano.


Come mai si vedono veli di tipo diverso? Cosa li differenzia?
La connotazione geografica è importante e la cultura si vede riflessa nel velo.


- Il Niqab, il velo che non lascia scoperto il volto delle donne permettendo di intravedere, nella maggior parte dei casi, solo gli occhi, viene usato in Marocco, Yemen, Arabia Saudita ed Iran. Essendo un abito totalmente coprente dando molti problemi per identificare la persona che lo indossa, causa molte diatribe perché potrebbe, per esempio, agevolare  le azioni terroristiche.
- Il Chador è un velo che copre il capo e un mantello che si slancia sul corpo della donna. Nel Golfo Persico l’abbaya è l’abito color nero o marrone che, leggero, copre il corpo lasciando scoperto il viso.
- Il Burqa copre interamente la donna, facendola respirare a fatica, prevedendo una “griglia” posta davanti al volto. Quest’ultimo va ad estremizzare quanto dice il Corano (nei versetti indicati sopra) in quanto non permette di distinguere le donne musulmane dalle “infedeli”, non rispettando dunque le regole dettate da Allah. Adottato ancora in Afghanistan era stato reso obbligatorio dal regime talebano stabilendo nel 1996 anche l’obbligo per le bambine di indossare il chador. Purtroppo molte donne ancora oggi continuano ad adoperarlo perché convinte che il burqa possa proteggerle dalle violenze e dai giudizi degli altri: la tradizione è ancora in vigore.
Molti parlano di velo per sottomettere la donna, molti semplicemente di un fattore culturale e religioso dettato dal Corano.

 

 


Come in tutte le cose il giusto sta nel mezzo, osservare la religione senza estremizzare, quindi permettere alla donna di condurre una qualità della vita il più possibile comoda e che non le arrechi problemi a livello psico-fisico.
E’ positivo portare un velo sul corpo e sul viso per tutta la vita, mai lasciare che questi prendano la luce del sole, scoprirsi solo quando si è in casa al buio, dietro gli occhi indiscreti di altre persone? Studi hanno confermato che il velo coprente tutto il corpo causa mancanza di vitamina D. Col tempo c’è la necessità di sopperire con dose vitaminiche ed è molto rischioso per le donne che allattano, perché la malattia metabolica delle ossa delle mamme, può causare gravi problemi al nascituro, come alterazioni metafisarie e la tetania (una patologia che causa tremori, crampi muscolari e spasmi). E non solo, perché il deficit di questa vitamina può causare osteoporosi, fratture, ecc.


E per le ragazze che vivono in paesi occidentali? Molte ragazze amano i vestiti occidentali, tanto da indossarli sotto l’abbaya, come in Oman e negli Emirati Arabi per esempio, dove le donne, per loro fortuna, stanno bene economicamente e possono, nella maggioranza dei casi, acquistare abiti di marca ed indossarli liberamente al cospetto di quelle persone “care” elencate nel Corano, a cui è permesso sbirciare.
Si potrebbe parlare all’infinito ma credo che il nocciolo della questione stia nel saper scindere da quello che è cultura e religione e ciò che ostacola totalmente la figura femminile nella conduzione di una vita normale.
 

Valentina Della Rocca

di Valentina Della RoccaEgittologa ed Arabista