Inchieste

Gli assassini in libertà e la giustizia, quasi mai, uguale per tutti

Cesare battisti, il terrorista che ha “10 anni di protezione” per ogni uomo ucciso

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 Vi siete mai chiesti perché un omicida assassino di nome Cesare Battisti sia libero e non abbia mai pagato? Secondo voi la giustizia è uguale per tutti? La storia vuole che l'ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo debba scontare quattro condanne per omicidio. La latitanza dell’assassino Cesare Battisti è sempre stata coperta dalla politica e dalle amicizie. L’Italia lo insegue, o almeno ci fa credere questo, da 36 anni inutilmente. Dal 2004, il condannato italiano, vive in Brasile, dove il Presidente Lula gli concesse lo status di rifugiato. Ma ora, con l'elezione di Bolsonaro, dovrebbe arrivare l'estradizione anche se sono in pochi a crederci.
La fuga protetta potrebbe finalmente terminare se il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, lo estraderà in Italia, come promesso in campagna elettorale.Cesare Battisti è nato nel 1954 vicino Roma, a Cisterna di Latina, è stato membro dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) ed ha al suo attivo, in Italia, quattro condanne all'ergastolo per 4 omicidi compiuti tra il 1978 e il 1979 oltre a rapine e altri reati. Penserete che una protezione cosi assurda, ad un assassino, possa essere data soltanto da Paesi “instabili” come il Brasile ma invece anche “l’occidentalissima e democraticissima” Francia, lo ha protetto subito dopo la fuga dall’Italia, e non è stato l’ unico ce ne sono tantissimi di terroristi protetti dai francesi. Molti intervistati, anche oltre confine, ci hanno detto che la Francia di Francois Mitterrand, all’epoca Presidente, ha fatto passare il segnale:“Se uccidi per politica trovi protezione in Francia senza problemi”. Il cambio di presidenza e l’arrivo di Nicolas Sarkozy ha cambiato le prospettive e Cesare Battisti, che aveva vissuto in territorio francese per oltre 30 anni beato e protetto facendo lo scrittore di libri gialli, preferisce spostarsi in Brasile, dove vive tutt'ora sul mare.

Nel 2017, dopo fortissime pressioni del Governo italiano, sempre ignorate dal Brasile. Anche Michel Temer (Presidente che stava per uscire dal Governo), si era espresso a favore dell'estradizione in Italia ed il 27 settembre 2017 Battisti aveva presentato ricorso al Tribunale Supremo, prima di venire arrestato ad ottobre mentre tentava di varcare la frontiera con la Bolivia. Battisti, avvicinato dagli agenti, aveva risposto loro in un primo momento di essere nella regione di frontiera perché stava andando a pescare nelle vicinanze, ma sempre in territorio brasiliano. A quel punto il latitante è stato lasciato andare ma è stato seguito dagli agenti ed è stato poi fermato quando ha cercato di attraversare il confine. Nelle sue tasche trovati 25.000 dollari. Ma ovviamente tutti i pescatori del mondo vanno in mare a cercare pesci con 25.000 dollari, probabilmente li usano al posto delle esche. Il terrorista gode di protezione politica dal suo ingresso in territorio sudamericano, ma ufficialmente dal 2010, quando l'allora presidente Inacio Lula da Silva (ora in carcere poiché colpevole di aver accettato tangenti del valore di 3,7 milioni di reais, circa 1 milione e 200 mila dollari americani) riesce a sovvertire il verdetto del Tribunale Supremo che aveva concesso il rimpatrio di Battisti perché fosse processato in Italia. Ricordiamo che l’ omicidaCesare Battisti si era rifugiato in Brasile nel 2004, dopo essere scappato dalla Francia.


In Italia Cesare Battisti ha una carriera criminale “corposa”. Nel1979 viene arrestato per banda armata. Negli anni ‘80 molte sono le rapine ed i furti a lui attribuiti oltre al possesso e controllo d’armi, rapimenti e sequestri. Detenuto nel carcere di Frosinone, mentre è in corso l'istruttoria, il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere accompagnato da 2 terroristi vestiti da carabinieri e fugge a Parigi.
Negli anni ‘90 Battisti vive con la moglie e la figlia e frequenta tranquillamente la comunità di “fuggitivi italiani” che vive in Francia. L’Italia chiede la sua estradizione ma non veniamo considerati. L’Italia è sempre stata “piccola e ininfluente” e Parigi lo dichiara non estradabile. Addirittura il “mondo degli intellettuali francesi della gauche” si schiera a suo favore con numerose manifestazioni fino al 2004 quando l’arrivo di Sarkozy fa scappare Battisti in Brasile dove chiede e, clamorosamente ottiene, lo status di rifugiato politico. L’Italia, sempre più “piccola” prova a protestare senza speranza. Alcuni cittadini, italiani e stranieri, che contestavano in quei giorni davanti l’ambasciata Brasiliana a Roma, in piazza Navona, urlavano: “E se noi uccidessimo la moglie ed i figli dell’ambasciatore brasiliano e poi proteggessimo il killer? o se proteggessimo coloro che sparano contro il governo brasiliano fuggiti in Italia”?. Fortunatamente non è successo. A novembre 2017 il Tribunale supremo federale brasiliano (Stf) dichiara illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo. La pronuncia, 5 voti favorevoli e 4 contrari, è favorevole all'estradizione di Battisti in Italia, anche se lascia al presidente Luiz Inacio Lula da Silva la parola definitiva sulla sua effettiva esecuzione ed ovviamente Lula, nell'ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre, lo protegge e non concede l'estradizione.
A marzo però il Tribunale di Rio de Janeiro “condanna” Battisti per uso di passaporto falso a 2 anni, ovviamente, in regime di semilibertà. Anche se poi verrà scarcerato e gli verrà concesso il permesso di soggiorno.
Nel 2011 Dilma Roussef, “delfina” di Lula, subentra alla presidenza e non cambia le regole. Colui che ha ucciso 4 persone e ferito per sempre, sulla sedia a rotelle, il figlio di una delle vittime è sempre libero, sul mare. L’Italia, le regole e la giustizia vengono dopo le protezioni politiche francesi e brasiliane. Cesare Battisti tranquillo dal Brasile ribadisce la sua “fiducia nelle istituzioni brasiliane e non in quelle italiane” ed ha smentito le voci sulla sua prossima fuga.
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha invece dichiarato di essere lieto di recarsi, personalmente, in Brasile a prendere il terrorista rosso e portarlo nelle patrie galere italiane. Gli fa eco il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dichiara di aver avviato contatti con le autorità brasiliane. Lo deve alle famiglie delle vittime di Battisti, lo dobbiamo anche al Paese. Purtroppo ci credono in pochi e sempre di meno, coloro che credono nella giustizia uguale per tutti.

 

Mario Lucillo

di Mario LucilloGiornalista e curioso del mondo