Inchieste

Grande bluff del gluten free. La moda di rifiutare lo zucchero e l’olio di palma

Una dieta priva di glutine può indurre la celiachia anche in soggetti sani. Test di intolleranza non attendibili. Diete assurde

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Senza zucchero, senza glutine, senza olio di palma. Ma soprattutto: senza cervello.
Nell’era della post-verità e delle fake news la più grande bufala riguarda la salute e, pur essendo quella che fa più danni paradossalmente è quella di cui si parla di meno.
Eppure si tratta di un fenomeno di disinformazione dalle dimensioni impressionanti: basti pensare che il 15% degli italiani segue una dieta priva di glutine anche se solo l’1% è celiaco.
Il 14% degli italiani, dunque, si comporta in modo completamente stupido, privandosi di una sostanza di cui ha bisogno, solo per seguire una moda o perché “condizionato”.
Che il glutine, lo zucchero o l’olio di palma facciano male, infatti, è una balla colossale che serve a sostenere un volume di affari multimiliardario basato sull’ignoranza diffusa.
Il più radicato dei pregiudizi riguarda senza dubbio lo zucchero: sono ormai decenni che i prodotti sugar free hanno riempito gli scaffali di bar e supermercati - una vera testa d’ariete per l’invasione dei prodotti “senza” – salvo poi scoprire, oggi, che i dolcificanti fanno all’organismo molti più danni dello zucchero, essendo spesso cancerogeni.

 


Un altro caso da manuale è il luogo comune secondo cui lo zucchero di canna sarebbe più sano di quello bianco: una bufala che è stata vittima in tempi recenti di una sorta di “metabufala”: in un video allarmistico circolato molto in rete (e rilanciato anche dal quotidiano “Libero”) venivano pestati dei granelli di zucchero di canna rivelando come al loro interno siano bianchi. “Quello che vi spacciano per zucchero di canna, è in realtà zucchero caramellato” commentava l’autore, ottenendo oltre 700mila visualizzazioni e pubblicità per il suo sito.
Per sfatare la bufala però, si è sfatato anche il luogo comune: quello che troviamo abitualmente al supermercato e nei bar e che chiamiamo zucchero di canna grezzo, infatti, non è affatto zucchero integrale ma “Brown sugar”; insomma cambia il colore, non la lavorazione. Quello davvero grezzo è più difficile da trovare, si presenta sotto forma di polvere umida e il fatto che possa essere più salutare di quello raffinato è ancora oggetto di indagini.


Quando lo zucchero di canna viene raffinato i cristalli (che sono bianchi) vengono separati dalla melassa (marrone) ma nello zucchero di canna che utilizziamo abitualmente la melassa viene nuovamente aggiunta al saccarosio. Il processo di raffinazione, quindi, è lo stesso, e di certo lo zucchero di canna non è più sano: semmai è più buono. Ma, ovviamente, è una questione di gusti.


Quanto all’olio di palma, il boicottaggio è iniziato per ragioni squisitamente ambientali: la coltivazione intensiva di palme da olio, infatti, crea danni enormi all’ecosistema. La salute, però non c’entra, con buona pace di quelli che scelgono prodotti senza olio di palma perché convinti che i grassi saturi di cui è ricco facciano male, ignorando che l’olio di palma ne contiene molti meno di alimenti come burro, strutto e margarina. D’altra parte qualche anno fa la ministra per l’ecologia del governo francese Ségolène Royal dovette scusarsi pubblicamente con la Ferrero per aver invitato a boicottare la Nutella senza sapere che l’olio di palma usato è certificato come sostenibile.


E veniamo al glutine: la moda del gluten free ha indotto la gente a pensare che faccia male e che ad assumerlo si corra il rischio di diventare celiaci. Il realtà, è assolutamente il contrario: “Una dieta priva di glutine può indurre la celiachia anche in soggetti sani” spiega Giuseppe Fatati, direttore della Struttura complessa di diabetologia e dietologia dell’Ospedale di Terni e presidente della Fondazione di Dietetica e nutrizione clinica. “Esattamente come provocano danni false intolleranze al lievito o al lattosio. Perché se l’organismo di disabitua a determinate sostanze non sarà più in grado di assimilarle”.

 

 


D’altra parte l’anarchia sanitaria – o se vogliamo l’isteria collettiva – che passa attraverso le teorie sui vaccini e le forme più balzane di medicina alternativa, porta molta gente a farsi da sola la diagnosi.
Magari hanno avuto mal di stomaco dopo aver mangiato la pasta con i funghi; e anziché prendersela con i funghi – che sono un alimento fortemente irritante – pensano che sia stata colpa della pasta”.
Secondo i dati dell’Osservatorio Adi-Nestlé coordinato da Fatati, il 30% delle persone che dichiarano di essere intolleranti al glutine non è mai stata dal medico, mentre un documento firmato da 7 società scientifiche italiane ha denunciato la diffusione di test per diagnosticare intolleranze alimentari riconosciuti come non attendibili. “Ce ne sono di ogni genere: elettroagopuntura, analisi del capello, osservazione dell’iride, biorisonanza, riflesso cardiaco: uno addirittura si effettua facendo tenere in mano al paziente una boccetta contenente l’alimento e valutando la forza muscolare dell’altra mano!”.


Il risultato è che sono sempre più frequenti le diagnosi di intolleranza al glutine o al lievito e le conseguenti diete. Diete che fanno dimagrire, ovviamente.
“C’è la convinzione diffusa, e totalmente sbagliata – spiega Fatati - che le intolleranze alimentari facciano aumentare di peso. Per questo la ‘fissa’ delle intolleranze è strettamente connessa al dilagare delle diete: molte persone vogliono eliminare gli alimenti a cui pensano di essere intolleranti per paura di ingrassare”. La verità è che le cose stanno esattamente al contrario: le intolleranze fanno dimagrire, ed è piuttosto ovvio: “Tendiamo a non mangiare quello che ci fa male. Ma c’è molta ignoranza su questi argomenti, e internet non aiuta di certo”.
Ma è solo colpa della moda, se il numero dei celiaci è in aumento in tutto il mondo? “Diciamo che la società del benessere ha reso più vistosa questa malattia. Un tempo si consumavano meno pasti, la dieta era più variegata e le farine poco raffinate: oggi consumiamo più pasta e più pane rispetto al passato, quindi è normale che un disturbo come la celiachia emerga vistosamente”.

 

 


Insomma un tempo i celiaci soffrivano di meno perché mangiavano meno farine e si limitavano ad evitare quello che gli faceva male, senza che nascesse attorno a loro un mercato e una psicosi collettiva.
“Questo non significa certo che la celiachia vada presa sotto gamba: comporta il rischio di tumori e gravi patologie gastrointestinali, quindi se c’è un sospetto vanno fatte subito le analisi”. A curarsi, però, devono essere gli ammalati e non i sani, che – al contrario - rischierebbero di ammalarsi. E se proprio si vuole seguire una dieta priva di glutine, meglio evitare i prodotti gluten free, che subiscono una lavorazione più invasiva, sono spesso ricchi di grassi e zuccheri e hanno quindi un indice glicemico più alto.
“Teniamo presente che quando si toglie qualcosa, si deve sempre aggiungere qualcos’altro. E quello che si aggiunge è quasi sempre più nocivo, perché meno naturale”.


Posto quindi che l’abuso di qualsiasi sostanza (a cominciare dallo zucchero) è dannoso, è sempre meglio scegliere prodotti naturali. “La moda del gluten free, così come quella che rifiuta lo zucchero e l’olio di palma - mette in guardia Fatati - rientra in una morbosa tendenza a medicalizzare l’alimentazione: a trattare, cioè il cibo come fosse un farmaco. Invece andrebbe fatto esattamente il contrario: perché la medicina migliore resta sempre la natura”.
 

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.