Inchieste

Il primo master universitario sull’economia comportamentale per “raddoppiare” il fatturato

L’ eccellenza italiana, Neuromarketing e Neuroscienze anche con il 1°web blog

di |

L’economia comportamentale e sperimentale ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con un numero crescente di premi Nobel per l’economia assegnati ad economisti comportamentali e psicologi. Tutto questo si è naturalmente tradotto in un interesse crescente nei confronti della materia da parte del settore sia privato che pubblico, con una richiesta di esperti con conoscenze e competenze adeguate ad integrare la materia sul posto di lavoro. Un recente studio del prestigioso Istituto Gallup mostra come in qualsiasi settore economico vi sia una crescente richiesta di esperti in economia comportamentale e neuromarketing. È stato osservato (studio Gallup) che le imprese che utilizzano queste competenze superano i competitor del 85% nell’aumento delle vendite e del 25% nei margini lordi, su base annua. Lo scopo della disciplina è quello di fondere le conoscenze economiche con quelle psicologiche partendo dalla presa di coscienza che la teoria economica standard si basa su criteri troppo rigidi e lontani dalla realtà.                                                                                Per queste ragioni, il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Chieti-Pescara, primo in Italia nella recente competizione che ha premiato i dipartimenti di eccellenza delle nostre università, ha attivato al suo interno una Sezione di Economia comportamentale e Neuroeconomia. La Sezione ha appena avviato il quarto ciclo di dottorato industriale in Business and Behavioural Sciences (www.bbs.unich.it) e ha appena lanciato il primo Master italiano in Behavioral Economics & Neuromarketing (www.ben.unich.it). 

 

 

Il prof. Riccardo Palumbo è il coordinatore della Sezione e lo abbiamo incontrato. 

 

Può dirci da dove nasce la necessità di un percorso di formazione interdisciplinare che unisca psicologia, neuroscienze ed economia?

Quando parliamo di economia comportamentale, in maniera particolare dell’economia comportamentale nelle aziende, non dobbiamo dimenticare che si tratta di una disciplina relativamente recente.  Per questo motivo, c’è ancora un grande bisogno di investire nella formazione di coloro che andranno a portare la disciplina nel mondo delle imprese.

L’economia comportamentale fornisce delle risposte nuove a domande vecchie. Laddove l’economia ortodossa ha sempre tentato di formare i propri studenti ad essere “razionali”, l’economia comportamentale e le neuroscienze si preoccupano di comprendere i modelli di razionalità delle persone reali. Per questo hanno una maggiore capacità predittiva.

 

 

Può dirci di più riguardo al mondo delle metodologie con le quali gli iscritti al master avranno modo di confrontarsi?

Le ricerche che conduciamo per portare la psicologia e le neuroscienze nel mondo dell’economia sono di tipo comportamentale o di tipo neuro-cognitivo. Queste ultime ci permettono di misurare direttamente il comportamento e le risposte del cervello nel processo di decisione. A tal riguardo, la cooperazione con il dipartimento di Neuroscienze e con gli Spin-off sono fondamentali in quanto ci consentono di avvicinare gli studenti a tutte le tecniche e le strumentazioni tipiche delle metodologie di ricerca implicita, come ad esempio software di misurazione dei tempi di risposta, software di lettura e riconoscimento delle emozioni tramite espressioni facciali (face reader), tracciamento dei percorsi oculari e pupillometria (eye-tracker), neuro-biofeedback, elettroencefalogramma, tempi di reazione. 

 

 

A chi è rivolto il master, è aperto a studenti con diversi background, giusto?

Certamente e non solo. Gli strumenti e le metodologie di indagine non rappresentano un vincolo, bensì un’opportunità per chiunque voglia dare una risposta nuova ad un vecchio problema. La ricerca comportamentale e neuroscientifica fornisce gli strumenti per arrivare a dare questa nuova risposta, senza grandi limiti-applicabilità legati al campo di indagine. Come già avviene per le ricerche che il nostro spin-off conduce quotidianamente per le aziende - le potenziali applicazioni degli strumenti sono davvero innumerevoli ed il background degli studenti non è un vincolo ma un’opportunità.

Basti pensare che il nostro Dottorato industriale in Business & Behavioral Sciences (www.bbs.unich.it), nel corso degli anni, ha visto susseguirsi psicologi, giuristi, linguisti, antropologi, economisti, architetti, esperti di marketing, tutti impegnati nell’applicazione delle metodologie tipiche della ricerca comportamentale nelle diverse aree del business, dalla finanza all’human-computer interaction, dal design thinking al benessere organizzativo, dalla protezione dei dati personali fino all’human-centered design, con progetti di ricerca tradotti in pubblicazioni apparse su journal afferenti a settori scientifico-disciplinari. Questo, non fa che ribadire che gli strumenti sono essenzialmente legati alla metodologia di ricerca, ma i risultati che producono sono accettati, applicati ed apprezzati in ogni settore che abbia a che vedere con il comportamento umano.

 

 

Ci parlava del dottorato. Cosa si intende per dottorato industriale, quali sono le differenze rispetto ai dottorati non industriali

Un dottorato industriale è un percorso di ricerca che verte su un tema concordato con una impresa. Può essere aperto a giovani laureati, in tal caso l’impresa finanzierà la borsa e i dottorandi svolgeranno buona parte della loro ricerca direttamente presso l’impresa, oppure può essere riservato a dipendenti delle imprese convenzionate, in tal caso il dottorando continua a svolgere la sua attività per l’impresa e non dovrà percepire la borsa. Si tratta di un progetto “win win win”. Conviene al dottorando, che si professionalizza e incrementa la sua competitività sul mercato, conviene all’impresa, che ha la possibilità di collaborare con l’università su temi innovativi di suo interesse, conviene all’Università, che svolge al contempo le sue tre funzioni istituzionali: la ricerca, la formazione e il trasferimento tecnologico. 

 

Dunque avete attivato un dottorato, un master e, mi diceva, gestite anche il primo blog di economia comportamentale in Italia (www.economiacomportamentale.it). Quali sono i vostri prossimi progetti per il futuro?

 

Stiamo attivando un corso di laurea Magistrale internazionale in Economics and Behavioral Sciences. 

Mario Lucillo

di Mario LucilloGiornalista e curioso del mondo