Spettacolo

Il futuro del giornalismo attraverso il web e i social network

La carta stampata vede calare giorno dopo giorno il numero di copie vendute di quotidiani, settimanali e riviste mensili mentre trionfano facebook e twitter.

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Quello sul futuro del giornalismo è un dibattito aperto. L'avvento della Rete, la sua evoluzione e l'utilizzo sempre più capillare di strumenti digitali mettono editori e cronisti di fronte a scelte obbligate per affrontare cambiamenti radicali capaci di trasformare la professione e adeguarla ai nuovi tempi.

La potenza del Web è oramai accertata, mentre la carta stampata arranca e vede calare giorno dopo giorno il numero di copie vendute di quotidiani, settimanali e riviste mensili. Ora si tratta di confrontarsi con le nuove frontiere della comunicazione nella consapevolezza di cambiare radicalmente mentalità e modelli di business. Oggi si cercano informazioni sul Web, sugli smartphone o su altri device digitali. L'incidenza, rispetto ai media tradizionali, è del 4,5 per cento. Ma si tratta di una percentuale destinata ad aumentare nel giro di poco tempo. Tocca correre ai ripari. E sfruttare, da parte degli editori, il nuovo mercato.

Prendiamo i social network. Oramai tutti percorrono i territori dell'informazione, proponendo avvenimenti e fatti sia di portata nazionale sia di portata locale, coprendo quindi un considerevole numero di persone che non avrebbe mai acquistato un giornale per informarsi su quelle notizie. Si tratta di utenti sottratti alla tv, anche quella locale, e ai quotidiani. La nuova editoria deve cercare di coprire tutti i nuovi spazi oggi alla portata di potenziali lettori o spettatori, come quelli che frequentano Facebook, Twitter e altri social. E correggere quelle disfunzioni create proprio dall'eccessivo flusso d'informazioni.

Dando un'occhiata ai numeri ci si rende conto di quanto ciò sia possibile. L'informazione in Rete si divide tra quelli che frequentano abitualmente i quotidiani online, con una penetrazione del 28 per cento sull'intera popolazione, e chi naviga tra blog e nuove testate. In questo caso la percentuale si attesta sul 10 per cento circa. Non male. Poi c'è chi, per informarsi, utilizza i motori di ricerca. Google in particolare. Tra gli utenti web la percentuale è di oltre il 21 per cento. Si tratta di dati destinati inevitabilmente ad aumentare. E questo gli editori tradizionali lo sanno. Ma lo sanno bene anche quelli che si affacciano per la prima volta sul mercato proprio grazie alle nuove tecnologie, che facilitano la realizzazione di siti, blog e comunità digitali.

 



Andando a curiosare tra i social troviamo Twitter. In un primo momento sembrava che il suo utilizzo, limitato a 140 caratteri per ogni post, di fatto escludesse il social dall'area delle testate d'informazione. Niente di più sbagliato. La sua influenza, sia nell'ambito televisivo, con i commenti a margine delle trasmissioni, in particolare quelle in diretta, sia nella comunicazione politica, hanno smentito la previsione. Oggi questo strumento viene utilizzato molto ed è diventato mezzo indispensabile per tutti gli addetti ai lavori e per i politici. Lo dimostra il profilo dell'attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, che quasi ogni giorno, di buon'ora, comunica l'agenda dei suoi lavori ai follower che lo seguono.

Poi c'è Facebook. Il social di Mark Elliot Zuckerberg. Le sue pagine rimangono le preferite da migliaia e migliaia di utenti, nonostante la nascita di diversi siti e applicazioni che svolgono alcune sue funzioni di social network. Nel 2013 ha addirittura superato Google. E oggi il suo
fondatore è pronto a scendere in campo anche nel settore delle news. Il colosso di Menlo Park ha
infatti lanciato da poco FB Newswire, una sorta di agenzia stampa per i giornalisti. Prevede la pubblicazione di articoli, foto e video a parte di chi è iscritto alla comunità. Ci sono anche le previsioni del tempo e le notizie d'intrattenimento. L'obiettivo è quello di consentire a giornalisti e utenti di pubblicare storie interessanti utilizzando i contenuti pubblici di Facebook, quindi l'intera piattaforma. Un progetto ambizioso, supportato da Storyful, società guidata da uno che d'informazione se ne intende, Rupert Murdoch, che verifica le notizie pubblicate e l'intero flusso d'informazioni.

 



L'iniziativa rappresenta un valido esempio di come cambia il mondo dell'informazione e della comunicazione, sfruttando la tecnologia digitale e i mezzi messi a disposizione dalla nuova tecnologia. Rimane la questione dei ricavi. Anche il mezzo informativo digitale non riesce a realizzare un valore economico soddisfacente per produrre lavoro e utenti. Ma siamo appena agli inizi. E la strada è quella tracciata dalle tante iniziative che ogni giorno nascono sul Web. La certezza è che la salvezza dei giornali tradizionali e dell'informazione più in generale passa attraverso le nuove piattaforme multi service ricche di contenuti e di idee. Poi c'è la parte prettamente giornalistica, la ricerca dell'approfondimento, la voglia di realizzare inchieste capaci di offrire all'utente fatti e vicende capaci di far discutere e riflettere. In fondo, si tratta della funzione principale di ogni testata.

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.