Spettacolo

Sfruttare il mezzo tecnologico e la cultura convergente, dalla TV agli smartphone

L’innovazione digitale: dalla rivoluzione descritta da Henry Jenkins all’ultimo film di Gabriele Salvatores.

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L’idea è quella di lanciare qualsiasi tipo di prodotto editoriale attraverso tutti i canali a disposizione: tv, internet, giornali, pc e tablet, smartphone, e coinvolgere quanti hanno voglia di impegnarsi in un progetto ad ampio raggio capace di essere tradotto in ogni tipo di linguaggio. Proprio come una cooperativa, dove ognuno contribuisce, con la propria creatività, alla divulgazione e, con molta probabilità, al successo dell’iniziativa.

In questo modo gli editori sperimentano una nuova formula per diffondere le opere prodotte, e allo stesso tempo combattono contro una crisi sempre più pesante. Già nel 2006 Henry Jenkins, direttore del Comparative Media Studies Program del Mit, parlava di Cultura convergente, che è anche il titolo del suo saggio più famoso. Lo studioso descriveva una cultura popolare del nostro tempo, intesa come cultura di massa, ma diversa da quella a cui eravamo abituati. La cultura di massa a cui si riferiva Jenkins non è quella consumata  dalle grandi masse. Oggi i prodotti culturali possono essere di nicchia, di genere, ma usufruiti in modo diverso su tutti i media esistenti. E’ proprio la convergenza a rendere un’opera, se pure di nicchia, accessibile a tutti. Un libro, una canzone o un film passano da un mezzo all’altro. Non si tratta di un’operazione di marketing, di semplice promozione, ma di un nuovo modello di condivisione mediatica, che rappresenta la vera trasformazione culturale di questi anni.

Insomma, se un tempo c’erano aziende che pubblicavano quotidiani o libri, rivolgendosi a mercati distinti, oggi quelle stesse aziende devono adeguarsi e allargare il raggio d’azione puntando a un pubblico sempre più vasto, ma con esigenze più raffinate. Le tecnologie spingono in questa direzione, e per un editore è importante cogliere le opportunità offerte dai nuovi mezzi , oramai alla portata di tutti.

Una teoria messa in pratica da James Frey, autore di Endgame: The calling, primo romanzo di una trilogia dove dodici prescelti dovranno salvare la Terra grazie a un codice. Ad aiutare i nostri eroi saranno proprio i lettori che, con l’ausilio di una applicazione, dovranno scambiarsi informazioni per decifrare i vari messaggi rivelati attraverso il libro, un fumetto, articoli di giornale, trasmissioni radiofoniche, la Rete e molto altro. Una specie di caccia al tesoro 2.0 che coinvolge pubblico e media. Insomma, una coproduzione capace di tradurre in ogni tipo di linguaggio un libro, una sceneggiatura, un racconto, un brano musicale, un film.

Uno degli esempi italiani più recenti è il lavoro di Gabriele Salvatores, Italy in a day, presentato nella sezione fuori concorso della 71esima Biennale del Cinema di Venezia. Il 26 ottobre dello scorso anno  il pubblico è stato invitato a registrare immagini riprese con qualsiasi mezzo: videocamere, telefonini, tablet. Gli aspiranti registi dovevano raccontare un particolare di quella giornata, un fatto, un momento importante. Sono stati raccolti oltre 44mila video, successivamente montati da Salvatores e riproposti nel film. Un diario insolito ma affascinante, poetico, ricco di emozioni. Uno spaccato dell’Italia di oggi che solo attraverso la collaborazione di tante persone è stato possibile raccontare.

Qualche anno fa lo stesso Salvatores portò sui palcoscenici italiani Io non ho paura, il thriller di Niccolò Ammaniti. Lo fece poche settimane prima dell’uscita dell’omonimo film firmato sempre dal regista Premio Oscar. Film, teatro, musica, libri. Esperienze diverse per una storia che ha attraversato i media fino a raggiungere un vasto pubblico.

Evidentemente l’operazione di cultura convergente piace molto a Salvatores, che a dicembre presenterà il suo ultimo film Il ragazzo invisibile. E’ la storia di un tredicenne che scopre di avere un potere straordinario, quello di non essere visto dagli altri. Invisibile, appunto. Per la colonna sonora è stato organizzato un concorso su Radio Deejay. 400 i brani selezionati tra quelli inviati da giovani musicisti di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Le avventure di Michele, questo il nome del ragazzo invisibile, diventeranno anche un fumetto che uscirà in edicola in tre albi pubblicati da Panini Comics. L’intera serie verrà raccolta in un unico volume che sarà distribuito in libreria e nei negozi specializzati.

 

 



La sperimentazione di nuovi format, che hanno l’obiettivo di catturare l’attenzione del pubblico, anche i più giovani, abituati al linguaggio digitale e al web, è l’ultima frontiera di editori e produttori. Nascono così molte storie che diventano fumetti e film, libri e serie web, videogiochi e album musicali. In questo panorama multimediale viene confermata la teoria che il contenuto di qualsiasi media è sempre un altro media, passando dal concetto espresso anni fa da Mc Luhan a quello più recente di Bolter e Grusin, e definito col termine rimediazione. In pratica, come sostengono i due studiosi, l’accelerazione ed espansione di tutte le nuove forme tecnologiche nei media hanno stabilito nuove forme di relazioni tra essi. E i contenuti di un media si adattano per altri formati. La cultura convergente diventa cultura partecipativa, trasformandosi successivamente in risorsa per il mondo del cinema, della televisione, del web e più in generale per l’editoria.

Si tratta di un contesto dove è ancora più evidente che i media in generale non sono destinati a morire per essere sostituiti da altri media. La radio, ad esempio, sta vivendo un momento importante, di trasformazione, certo, ma anche di popolarità. Grazie al Web un’emittente locale può essere ascoltata dall’altra parte del Globo, in diretta. Cambiano, invece, gli strumenti. Quelli più vecchi diventano obsoleti. Il vinile, che comunque riscopre una nuova stagione, viene sostituito dal CD, che a sua volta viene sostituito dai file Mp3. La radio, invece, non viene sostituita dalla televisione. Tra vecchi e nuovi media cambiano le abitudini, questo è vero, e tocca fare i conti con un ambiente digitale sempre più sofisticato.

Ma non si tratta solo di sfruttare il mezzo tecnologico, l’innovazione digitale, e gli strumenti messi oggi a disposizione dalla Rete, tra applicazioni e software. La convergenza di cui parlava Henry Jenkins coinvolge i singoli utenti attraverso i loro sensi, la loro mente. Utenti  oggi più preparati a collaborare con gli stessi media da cui apprendono informazioni, nozioni, dati. E’ questa la partecipazione collettiva, l’intelligenza connettiva, l’estensione del proprio essere attraverso le macchine utilizzate per comunicare. Interazione e partecipazione si mescolano e producono contenuti. Come la colonna sonora dell’ultimo film di Gabriele Salvatores, o il racconto descritto nella trilogia di Harper Collins.

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.