Spettacolo

Sono gli americani i maggiori consumatori di vino, in Italia crescita costante tra i giovani

Dall'App al bicchiere il passo è breve. Teorie e pratiche dell'Internet of food aspettando l'Expo 2015.

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Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Oiv – Organizzazione internazionale della vigna e del vino, ma il trend si riflette nell'attualità, sono gli Americani (USA) i maggiori consumatori di vino con ben 29,1 milioni di ettolitri bevuti nel 2013, con una crescita dello 0,5% in più rispetto al 2012. Tale incremento sembra sia dovuto soprattutto ad una fascia di pubblico: la Millennial Generation, meglio nota come Generazione Y, ovvero quei giovani nati tra la fine degli anni ottanta ed i primi anni duemila nel mondo occidentale.

Osservando i dati del consumo italiano di vino in effetti ci si rende conto come l'andamento degli ultimi anni registri una diminuzione nella fascia di età 45-54 anni (-4 punti percentuali nel 2011) e, invece, una crescita costante e progressiva nelle fasce di età che vanno dai 18 fino ai 24 anni. Ciò significa che i consumatori di vino entrano nel mercato con l'aumentare dell'età giovanile.

Proprio per il pubblico più giovane si è svolta il 14 ed il 15 febbraio scorsi, a Roncade in provincia di Treviso, H-ack wine, il contest per l'innovazione vinicola promosso da H-Farm e Vinitaly. Mossi dalle parole di Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, che sostiene il bisogno di «insistere su una profonda contaminazione tra il vino italiano e una fetta di consumatori che fino a poco tempo fa non avrebbero avuto nulla a che fare con il vino», perché se «i consumi sono in discesa, si deve modernizzare la cultura del vino e far diventare i giovani, amanti del vino. E la rivoluzione non può che partire dal web», alcuni aspiranti startapper sono stati chiamati a rispondere a quattro domande da parte delle cantine coinvolte: Tommasi Family Estate, Santa Margherita, Zonin 1821 e Col Sandago-Case Bianche, la divisione vinicola del gruppo Zanetti. Tommasi chiedeva una carta del vino digitale che aumentasse il valore dell'esperienza per ristoratori e consumatori finali; Santa Margherita cercava uno strumento di profilatura e fidelizzazione dei wine lovers lungo la fitta agenda di eventi della cantina stessa; Zonin 1821 voleva una campagna di "rottura" che guidasse le nuove generazioni nel variegato mondo del vino e, infine, Col Sandago-Case Bianche puntava su una piattaforma per avvicinare nuovi clienti e pubblico internazionale.

Parola d'ordine? «Portare online un mondo che è ancora, per lo più, offline» come sostiene la sommelier Adua Villa.

 



Sono stati 26 i progetti macinati da designer, sviluppatori e specialisti di marketing in 24 ore di lavoro tra i tavoli della serra di H-Farm. La sfida di Tommasi è stata vinta dal team T-Mood con "List mood": una app che permette di sfogliare una carta del vino con arricchimenti multimediali. «In questo modo il cliente entra nella app, vede la carta, sceglie il vino che gli interessa e può conoscerne la storia – spiega Giorgio Magrin, del team T-Mood - il tutto, senza scavalcare il sommelier e il ristoratore». Santa Margherita ha premiato l'intuizione di Contatto, il progetto del team "42": una landing page che permette di registrare e fidelizzare i clienti incontrati nei vari scenari di eventi esterni (fiere) o interni (degustazioni e visite). «Nel caso delle fiere si attiverà un servizio di gaming, nel caso di degustazioni ed eventi interni si offrirà la connessione wi-fi in cambio della registrazione , a questo si associa un survey, un sondaggio che permetterà di raccogliere informazioni e tracciare un profilo degli utenti in maniera non invasiva».

Ma a fare veramente breccia nel contest è stata Moowine, una piattaforma web che attrae le nuove generazioni con un linguaggio più fresco di quelli sperimentati finora: il gaming. La conoscenza enologica è scandita da sfide a step, dove i punti si chiamano "tannini" e si accumulano fino a premi come visite in cantina e sconti nei negozi digitali «L'azienda voleva un sistema per cercare di ingaggiare i giovani – spiega Matteo Rondina, tra i membri del team -. E il perché è chiaro: abbiamo realizzato noi stessi che il vino non attrae sempre giovani e rischia di essere scavalcato da bevande più elementari come i cocktail. Siamo partiti da un video di sondaggio per testare il terreno e abbiamo trasformato il concetto in una app di gaming che, appunto, guida alla conoscenza in maniera ludica e non invasiva». Col Sandago-Case Bianche ha premiato, infine, Gourm-meet, ideata dai ragazzi di The Grapes: una piattaforma online che raggruppa informazioni e guida il consumatore in un «viaggio culturale» sulle vie del food&wine: «Gour-meet è un aggregatore di contenuti legati al mondo della gastronomia e del cibo. L'intenzione era portare il consumatore a fare un "viaggio" nella cultura enogastronomica: da qui il gioco di parole del "gour-meet", l'incontro gourmet.

Infatti, ora, food e beverage prima di arrivare sulle nostre tavole, viaggiano attraverso la rete web e questo passaggio – ormai obbligato – ha fatto nascere un nuovo settore dell'economia: l'internet of food. L'Appuntamento, perciò, per tutti gli appassionati del settore a Milano, dal 26 al 29 marzo al Centro congressi MiCo al Seeds&Chips, il primo Salone internazionale dedicato a tutte quelle imprese e startup che col cibo ci lavorano.

Elisabetta Palumbo