Spettacolo

Tecnologia e i suoi derivati: WC elettronici, Apple Watch e stampanti portatili per smartphone…

Siamo sicuri che le innovazioni siano davvero indispensabili?

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Ogni giorno siamo sottoposti a un bombardamento di novità tecnologiche che dovrebbero facilitare la nostra vita. Ma siamo sicuri che tutte queste innovazioni, diavolerie e quant’altro siano davvero necessarie? Indispensabili certamente no. Semplicemente per il fatto che prima del loro avvento si viveva lo stesso e non se ne sentiva la mancanza.

Prendiamo i cellulari, insomma gli smartphone. Quanto tempo è passato dai primi telefonini, quelli di dimensioni oggi considerate gigantesche? Non molto, per la verità. La loro diffusione è avvenuta tra gli anni Ottanta e Novanta. Uno dei marchi più noti era il Motorola. I primi modelli erano piuttosto ingombranti. Per averne uno più accattivante si è dovuto attendere il 1997, anno di fabbricazione del Motorola StarTac. Sembra preistoria. In queste settimane siamo arrivati all’orologio della Apple con il quale è possibile fare quasi tutto. Persino telefonare. Si chiama Apple Watch. Il lancio pubblicitario è considerevole. Pagine e pagine di giornali per descrivere un orologio che dovrebbe, secondo i più esperti, modificare le nostre abitudini digitali. Come se non fossero già abbastanza cambiate le nostre abitudini in generale.

Per carità, sono un sostenitore della tecnologia. Posseggo una decina di dispositivi digitali. Senza contare i computer in casa. Almeno sette. Forse otto. Poi i decoder per la televisione, gli elettrodomestici di ultima generazione, le lampade che si accendono appena entri in una camera (grazie a speciali sensori di movimento che non fanno male alla salute, così dicono), e una lunga serie di strumenti per renderci le cose meno complicate.

 

 

Tuttavia mi chiedo se tutto questo non sia il pretesto per alimentare il business economico e farci spendere più soldi acquistando roba inutile, costringendoci a comprare oggetti anche belli da vedere ma superflui per quello che dobbiamo fare realmente. Come i telefonini, appunto. La rete 4G li rende superveloci e sempre connessi, capaci di infrangere ogni tipo di onda per la trasmissione dei dati. Mentre le compagnie telefoniche già si sono organizzate per il lancio dei nuovi smartphone 5G. Che cosa si potrà fare con questi cellulari non è ancora chiaro. Telefonare, certo. Collegarsi a internet senza perdite di tempo, ovvio. Scaricare app e filmati in pochi secondi. Anche. Ma è come se fosse tutto già scontato.

Comunque li acquisteremo, e facendocene una ragione, mostreremo con orgoglio e soddisfazione ai nostri amici l’ultimo ritrovato dell’industria digitale. Magari dopo aver speso un occhio della testa o aver firmato un contratto di almeno 36 mesi per garantirci il nuovo gioiello tecnologico.

L’elenco di apparecchiature ultramoderne ma inutili è lungo. Mario Tozzi, in un saggio divertente ed efficace, dal titolo TECNOBAROCCO, cita quello che definisce un caso esemplare. Si tratta di un wc utilizzato in alcune abitazioni giapponesi. Un oggetto di porcellana chiara, illuminato anche internamente. E già a questo punto la domanda è d’obbligo: perché deve essere illuminato internamente? Poi è dotato di una specie di telecomando che fa girare l’acqua in senso orario o antiorario. Il motivo di tutto ciò appare poco chiaro. Non è finita: l’acqua diventa colorata di rosa o di azzurro, a seconda dei propri gusti. E può essere anche profumata. Inoltre su uno dei lati c’è una piccola cassa acustica che diffonde piacevoli note musicali, evidentemente adatte al momento.

Scorrazzando sul Web ci imbattiamo nelle classifiche degli oggetti tecnologici più inutili: dalla tastiera multidevice (dovrebbe servire a scrivere contemporaneamente su più device, come telefoni e tablet, ma si finisce per usarla come fermaporta), al televisore curvo (tanto le serie tv si guardano sul computer). E ancora: lo zaino con segnalatore di direzione per ciclisti, la stampante portatile per smartphone, le lenti per il cellulare, gli orologi digitali e, udite udite, i Google Glass.

 

 

Poi, dicevamo, c’è il fattore moda. Torniamo ai cellulari. Avere quello di ultima generazione è fico. E anche se il vecchio telefono non ci ha mai dato problemi, è giusto cambiarlo e comprarne un altro, più nuovo, ricco di funzioni. Pazienza se le icone rimangono sullo schermo in bella vista senza mai essere cliccate. Non è un problema. L’importante è avere il nuovo telefono.

Ho uno smartphone che fa foto e video eccezionali. La mia collezione di immagini digitali è notevole, lo ammetto. Troppo bello per ogni altro tipo di utilizzo. Per telefonare ho un vecchio Nokia con uno schermo dove appaiono solo i numeri e la rubrica dei contatti. E’ meno bello, ma funziona così bene…

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.