Spettacolo

La casa sull'albero è la nuova frontiera dell'arte contemporanea

A Terni le case sull'albero. "Residenze" artistiche dotate di tutti i comfort ed ecosostenibili.

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Artisti rampanti. Come il Barone di Italo Calvino.
Per abbracciare la natura, per guardare il mondo da una prospettiva nuova, per materializzare un sogno dell'infanzia, per sperimentare nuove dinamiche del processo creativo.
O forse, come direbbe sprezzante l'eroe di Calvino, perché dall'alto di un albero si piscia più lontano.

Sta di fatto che la nuova frontiera dell'architettura sono le case sugli alberi. E se in tutto il mondo sono sempre di più gli alberghi che offrono questo tipo di esperienza, a Terni ne sono state realizzate cinque nei giardini del complesso museale del Centro Arti Opificio Siri, nell'ambito dell'undicesima edizione del Festival della creazione contemporanea.


“Passi per un vialetto, guardi gli alberi e ti dici: come sarebbe bello fare delle case su quegli alberi!”

racconta l'attore ternano Leonardo Delogu, ideatore del progetto “Foresta”, primo esperimento assoluto in Italia di residenza artistica di questo genere.

L'idea di Delogu è stata subito recepita dalla direzione artistica della kermesse ternana che ha predisposto un apposito bando destinato ad architetti e costruttori, che ha visto arrivare ben 85 progetti da tutto il mondo.
Tra questi ne sono stati selezionati 20 che sono stati valutati poi da una commissione composta – tra gli altri - da Stefano Boeri, Mariella Stella e Leonardo Zaccone.
I cinque progetti vincitori sono stati dunque realizzati e per tutta la durata del festival ospiteranno altrettanti artisti.

Ogni struttura – dotata di energia elettrica – è divisa in due ambienti: una sorta di camera da letto per dormire, e uno studio, o se vogliamo un “pensatoio”. Per i servizi igienici, invece, gli artisti hanno a disposizione una struttura comune ai piedi degli alberi, ricavata anch'essa – come tutto il complesso museale – dai vecchi capannoni dismessi della settecentesca ferriera pontificia.
“Abitare un albero assume ovviamente una valenza simbolica nel rapporto tra uomo e natura - spiega Delogu – ma il progetto lavora in particolare sullo sguardo dell'artista alla città da una prospettiva inedita e sul processo creativo che ne consegue”.

 

 

I cinque artisti che abiteranno gli alberi durante il festival dovranno infatti elaborare dei progetti che verranno presentati al termine della kermesse e realizzati per la prossima edizione.
“Indaghiamo sul processo che porta alla creazione. La richiesta che facciamo agli artisti non è quella di presentare un prodotto, ma di produrre un'idea”.
Un'idea che sarà anche frutto della relazione che il singolo artista stabilirà, in questo tempo, con la città e con i suoi cittadini. “Il Novecento è stata l'epoca dell'autocelebrazione dell'artista. Questo è invece il tempo della relazione”.

Non si tratta però, solo di dare voce ad elucubrazioni sociologico-intellettuali: “Foresta” è a modo suo un progetto epico, che affonda le radici – è il caso di dire – nell'immaginario dell'infanzia. “Vogliamo ricostruire una foresta incantata, un'atmosfera magica. D'altra parte se il giardino è il luogo dove metti quello che ami, la foresta è il luogo dove ti perdi e ti trovi. E' il luogo dell'oscuro, dell'ombra, del rimosso. E il compito dell'artista è quello di accendere un faro nella ferita dei tempi”.
Gli artisti in residenza nelle case arrivano dai posti e dai campi artistici più disparati: oltre allo stesso Delogu, a salire sugli alberi saranno Cristophe Meierhans (svizzero-belga, classe 1977), Expodium (collettivo di giornalisti olandesi), Michele Di Stefano (coreografo vincitore del Leone d'oro della Biennale di Venezia nel 2014) e la brasiliana Veridiana Zurita.

Per quanto riguarda invece i collettivi di architetti e costruttori che hanno progettato le case, quattro sono italiani (di cui uno ternano, uno campano, uno romano e uno molisano) e uno neozelandese.
Ognuno ha lavorato ad un modello completamente diverso di struttura. “Noi abbiamo dato solo delle linee generali, come quello salvaguardare l'albero e utilizzare materiali ecosostenibili”.
Equalogical Lab, gruppo di lavoro nato all'interno della Facoltà di Architettura dell'Università di RomaTre, ha realizzato una casa in legno sferica utilizzando materiali naturali e riciclati, con sistemi completamente autoportanti, smontabili e riciclabili. I neozelandesi Jacob Dench, Dario Sanchez e Chris Puglsey (rispettivamente architetto, biologo ed ecologista ambientale) hanno costruito invece la casa completamente in corda: una grande ragnatela – senza tetto - dove si cammina su traversine di legno o ci si aggrappa a maglie di canapa.

 

 

Il gruppo campano Zapoi, che riunisce architetti, grafici e artigiani ha realizzato una sorta di lucciola gigante: “Un punto luminoso nell’oscurità della natura, la cui corazza di coleottero si scorge solo alla luce del giorno, tra i rami, mentre di notte diventa solo luce”. L’albero in questo caso non assolve ad alcuna funzione strutturale, pur risultando intrecciato con essa.

La falegnameria in cui lavorano Piero Palazzo, Francesco Fanelli e Saverio Fanelli ha costruito una sorta di sfera di legno composta da triangoli di legno: “un poliedro non regolare formato da un unico tipo di triangolo che si ripete fino a chiudere l’intero volume – la definiscono i progettisti - con un solaio in legno che si prolunga lateralmente fino a terra rappresentando la struttura portante della casa”. Infine Simone Picano, Valeria Poggiani e Mauro Poggiani, hanno realizzato un vero e proprio nido che prende vita dal tronco e si sviluppa attraverso un rivestimento formato da decine di funi annodate attorno ai rami senza utilizzo di chiodi o colle.

Pur essendo state pensate per il festival, non è escluso che, a manifestazione conclusa, almeno alcune di queste strutture possano essere smontante e rimontate in un luogo più idoneo ad ospitarle in modo permanente, rendendole anche visitabili.
“Qui non potranno restare per ragioni di sicurezza – spiega Linda Di Pietro, direttore artistico del Terni Festival – ma stiamo già pensando con il Comune di Terni di trovare un luogo dove continuare a farle vivere”. Per far proseguire il sogno d'infanzia di poter abitare nella casa sull'albero.

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.