Spettacolo

Migliore regia a Cannes grazie al fantasma nel cellulare: “personal shopper” di Olivier Assayas

Messaggini diabolici, moquette insanguinata, porte che si aprono e si chiudono per lasciar passare l’invisibile.

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Kristen Stewart personal shopperNon è facilissimo capire cosa fa una personal shopper, la professione della protagonista che dá il titolo al film: la quale passa buona parte della giornata a visitare importanti atelier tra Parigi e Londra per prendere in prestito capi di alta moda per conto di una star globalizzata troppo impegnata nella promozione di se stessa e delle cause di interesse planetario in cui è coinvolta per avere il tempo di farlo personalmente.
Poco male, perché tutto questo fa da sfondo sfuggente e provvisorio ad una storia di fantasmi tra le più misteriose e inquietanti raccontate di recente dal cinema. Fantasmi. Come chiamate il ritorno indecifrabile di un fratello gemello morto improvvisamente per una malformazione congenita al cuore? (La stessa della protagonista: il medico le dice che è meglio che non subisca violente emozioni – e giustamente Anthony Lane sul “New Yorker” osserva che non è esattamente la cosa più appropriata da dire ad un personaggio di un thriller paranormale).
L’ antefatto: i due si sono ripromessi di mandarsi un segnale, il primo dei due che fosse trapassato, all’ altro ancora in vita. Che segnale? Uno schianto, un fenomeno inspiegabile, un’ allucinazione? Come tutti i migliori film di fantasmi, c’ è tutto questo (soprattutto scricchiolii, sgocciolamenti, percussioni, trasparenze ed ectoplasmi: in due formidabili sequenze in una vecchia casa di campagna dismessa: roba da scuotere anche gli spettatori più disincantati).

Ma anche qualcosa di più sorprendente. La sceneggiatura, audace, prevede un thriller con omicidio che si sovrappone alla spasmodica attesa del cenno dall’ al di lá: è davvero il fratello morto che incalza la protagonista con una selva isterica di sms sul suo smartphone?

 

personal shopper cannes

 

Olivier Assayas è l’ unico regista francese contemporaneo che abbia saputo ereditare e spostare il confine della prestigiosa tradizione di critici registi francesi (da Truffaut a Rohmer a Godard) la cui missione più ambiziosa era dimostrare come si può essere estremamente personali proprio nei film di genere (Hitchcock docet). In questo film instancabile e impassibile come il suo personaggio principale, premio per la miglior regia al festival di Cannes dell’ altr’ anno, dove l’ attrice della più popolare serie di film hollywoodiani sui vampiri (Kristen Stewart) indossa e sveste capi di altri come se cercasse di occupare il posto vuoto di un corpo e arrestarsi finalmente in una identità perennemente incerta e sfibrata, trasporta lo spettatore nel brivido dell’ aldilá e nella fobia profonda e folle che chiunque vi trapassi possa insistere nei nostri paraggi con un attitudine maligna e terrificante: è una consuetudine del cinema e di molte religioni, la credenza che l’ anima dei defunti rimanga attaccata al mondo della vita come se la morte fosse un trauma così violento da provocare una rimozione immediata soprattutto in chi l’ ha subita.

 

personal shopper cannes

 

Ma al di lá delle notti cariche di sussulti, della minacciosa litania dei tonfi, dei messaggini diabolici e della moquette insanguinata, delle porte di ascensori e a vetri che si aprono e si chiudono per lasciar passare l’invisibile, resta sul fondo della nostra retina il disegno caparbio e perlaceo, spossato ed esangue, della protagonista, oggetto essa stessa di una caccia da parte degli spiriti: un fantasma violaceo il cui desiderio è ostaggio della morte.

Arnaldo Casali

di Mario SestiCritico e Festival Curator