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Israele, paesaggi incantanti e turismo a 360°, giovani, cultura e tecnologia

“Patria di Dio” per 3 Religioni. Mar Morto dove è impossibile affondare e melting pot di razze e natura

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 Terra Santa per antonomasia, incantevole per paesaggi e monumenti, ricca di storia e razze che convivono. Israele è il luogo dell’anima per tre religioni, terra in continua mutazione, patria di mille popoli e dell’unico Dio.
Terra sacra e tormentata, qui il Popolo di Giacobbe e di Mosè è diventato una nazione, da qui è partito per un esilio durato duemila anni, durante i quali quella terra è stata cristiana, poi araba, poi turca, poi – dopo la prima guerra mondiale – protettorato inglese assegnato infine agli ebrei disseminati in tutto il mondo per far ritorno nella terra degli avi: diversi per storia e nazionalità ma uniti da un’antica tradizione, una fede e una lingua un po’ riscoperta e un po’ reinventata per adattare il linguaggio biblico al mondo moderno. Un caso unico nella storia: un singolare melting pot che unisce arabi, europei e americani, tradizioni antichissime e tecnologie all’avanguardia, laicità e religione, guerra quotidiana e modelli di pace.

Grande poco più della Calabria, Israele ha un’altissima densità di popolazione, e di spiritualità: sono tre le grandi religioni che ci convivono, innumerevoli le chiese cristiane che se la contendono e due i popoli diversi che la abitano.

 

Oggi Israele conta circa 8 milioni di abitanti: di questi l’80% sono ebrei immigrati da ogni parte del mondo o nati in Israele, mentre il 20% sono arabi di religione cristiana o musulmana, perfettamente integrati nel tessuto sociale e culturale (a differenza dei palestinesi che vivono nei territori sotto il controllo dell’Anp).

Luogo dell’anima per ogni ebreo, Gerusalemme è anche il teatro della predicazione, della passione, della morte e della resurrezione di Cristo e terra da cui Maometto iniziò la sua ascesa al cielo.

Dietro al Muro del pianto, ultimo frammento rimasto in piedi del Tempio di Erode, svetta la cupola dorata della Moschea di Omar, il più antico edificio di culto islamico, costruito appena sessant’anni dopo la morte del Profeta.

 

 

Il complesso, incantevole sotto il profilo architettonico e suggestivo sotto quello spirituale, rappresenta anche il più plastico simbolo delle contraddizioni del conflitto tra musulmani ed ebrei: il Tempio, unico autentico luogo di culto dell’ebraismo – un culto “sospeso” dai tempi della distruzione romana e della diaspora – può essere edificato solo nel luogo dove si trovava originariamente. Se gli ebrei vorranno quindi un giorno ricostruirlo per fargli spazio la moschea, in un modo o nell’altro, dovrà essere distrutta. Paradossalmente, però, nessun ebreo ortodosso vuole, però, la distruzione della moschea, perché rischierebbe di profanare i resti del tempio rimasti nelle fondamenta, tra i quali c’è anche il “Santo dei Santi”, ovvero il luogo abitato da Dio.

 

Altrettanto contesa, ma tutta all’interno della religione cristiana, è invece la basilica del Santo Sepolcro, che copre un’area che comprende sia il Golgota (il monte dove fu crocifisso Cristo) sia la tomba dove su sepolto. E’ anche l’unico luogo di culto cristiano che presenta prove archeologiche della sua autenticità:
il sepolcro di Gesù, venerato dai cristiani sin dai primissimi tempi, era stato coperto da un tempio pagano (e quindi in qualche modo preservato) quando Gerusalemme – dopo la rivolta di Bar Kokhba – era stata distrutta dall’imperatore Adriano e ricostruita come Aelia Capitolina.
Poi, ai tempi di Costantino, fu edificata la prima basilica, più volte ampliata nel corso dei secoli.

 

Oggi la cura della chiesa se la dividono cattolici, ortodossi, armeni, copti, siri ed etiopi: ognuno ha i suoi orari per le messe, e se sgarra anche di solo un minuto perde il diritto di celebrare. E ognuno ha i suoi spazi: ogni tanto i preti vengono anche alle mani, perché ciascuna confessione cerca di rosicchiare qualche centimetro e ci sono persino dei guardiani che controllano che nessuno, di notte, sposti i tappeti per allargare l’area di sua competenza.
Particolarmente curiosa è la cerimonia di chiusura serale: per evitare litigi tra le comunità cristiane che gestiscono la chiesa sin dal medioevo le chiavi della basilica sono affidate a un musulmano, che ogni sera chiude tutte le comunità religiose dentro il santuario fermando il portone attraverso una serratura collocata molto in alto, tanto che per raggiungerla deve salire una scala a pioli. Siccome nemmeno un musulmano può avere il potere di aprire e chiudere il santuario, dopo aver chiuso a chiave il portone restituisce la scala a pioli, passandola ai monaci attraverso una fessura. In questo modo, fino al giorno seguente, né il musulmano né i cristiani potranno aprire la porta del santuario autonomamente.

 

 

Allontanandosi dalla città e spostandosi verso oriente si raggiunge uno dei luoghi più singolari del Paese: il Mar Morto dove, se non si può camminare sulle acque come Gesù, indubbiamente ci si può andare vicino, tanto che qualche storico ha ipotizzato che il fenomeno di cui parlano i Vangeli possa in qualche modo essere spiegato spostando l’azione dal lago di Tiberiade a questo mare. Che poi mare, in realtà non è: il Mar Morto è infatti tecnicamente un lago, il lago più salato della terra. Tanto salato che, se camminarci è davvero dura, sicuramente ci si galleggia come una paperella di gomma, visto che contiene otto volte la quantità di sale presente negli oceani. Anche per chi non sa nuotare è possibile galleggiare tranquillamente rimanendo seduti sull’acqua, magari leggendo il giornale. Su queste acque è impossibile affondare.

 

Al di là dei curiosi fenomeni che si possono sperimentare nuotandoci, il Mar Morto – per la sua elevata salinità – può vantare delle proprietà terapeutiche, soprattutto per le malattie della pelle, grazie all'alta concentrazione di minerali come il calcio e il magnesio (utili rimedi contro le allergie e le infezioni delle vie respiratorie) il bromo (che facilita il rilassamento) lo iodio (che ha effetti benefici sulle disfunzioni ghiandolari) e il fango per la cura della pelle.
Proprio sul Mar Morto si affaccia il deserto di Negev: tredicimila chilometri confinanti anche con il Mar Rosso, la Giordania, l’Egitto e la Striscia di Gaza.
Anticamente utilizzato per l’estrazione del rame, grazie ad un’oculata politica di sfruttamento delle acque ha consentito la creazione di insediamenti agricoli anche in zone aride. Ne è esempio il kibbutz di Sde Boker, che si trova proprio nel centro del Negev presso l’antica città di Avdat, e che fu residenza di David Ben Gurion, fondatore e primo premier dello Stato di Israele.


Il kibbutz è una delle “comunità” più interessanti degli israeliani: una comune di lavoratori basata su regole rigidamente egualitarie e sul concetto di proprietà condivisa. Gli abitanti di un kibbutz, infatti, lavorano per l’intera comunità e ricevono in cambio, al posto di denaro, solo i frutti del lavoro comune.
All’estrema punta meridionale della regione, prospiciente il Mar Rosso, si trova la città portuale di Eilat. Importante porto sotto il regno di Salomone, divenne un forte militare in epoca romana, ed è diventata oggi uno dei principali centri turistico-climatici, anche grazie alle caratteristiche subtropicali. Citata già nell’Esodo (è uno dei primi territori raggiunti dagli ebrei dopo aver attraversato il Mar Rosso) oggi è una tappa obbligata per le navi da crociera ma anche uno dei luoghi più ambiti per le immersioni subacquee. E senza dubbio rappresenta la chiusura migliore, per quest’immersione tra i deserti, i mari e le città di una terra meravigliosa che consigliamo di vedere e visitare, tutta, almeno una volta nella vita. Una terra che fonde tradizione e tecnologia, oriente e occidente insieme.

Arlando Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.