Cina: "il paese afflitto dallo smog". Pechino e Shanghai a rischio paralisi
Fuga di occidentali e cinesi. Proteste e mascherine sulla bocca delle statue famose, in attesa che il governo faccia qualcosa…
“Sei stata fortunatissima a riuscire a scappare dallo smog di Pechino. T’invidio proprio.” Così mi ha detto una cara amica che vive nella nuova famigerata “Città dello Smog”, la capitale della Cina. Io vivo almeno 2 mesi l’ anno in Europa, mi dispiace molto per i miei concittadini che sopravvivono ogni giorno all’inquinamento che sta diventando sempre più preoccupante, soprattutto per quelli che non hanno possibilità di fuga, neanche per brevi periodi di vacanza.
Il cielo azzurro è ormai diventato una bellezza rarissima per i pechinesi e per chi vive a Shanghai, anzi per quasi tutti i cinesi. Quando si vede un cielo sereno, tutti scattano una foto per immortalare quel raro momento, sembra di essere davanti ad un monumento, ma chi può negare oggi che l’aria fresca non è un lusso per i cinesi?
Il termine “smog” è comparso sui giornali ed è diventato una parola diffusa fra i cittadini cinesi dopo il 2008, quando Pechino ha ospitato le Olimpiadi. Nel 2013, lo “smog” è arrivato alla sua diffusione massima, ha attirato l’attenzione di tutto il paese ed è diventata la parola “chiave” dell’anno.
Nella storia della Cina, invece, il fenomeno dello smog non è cosi recente.
Secondo i documenti storici, la prima registrazione scritta dello smog di Pechino, risale alla dinastia Yuan (nel 1329). La capitale cinese si trova nella parte nord del Paese, dove c’è un lungo tratto desertico a circa 200 km dalla città. Avendo un clima secco e un inverno lungo, Pechino è una città, dove lo smog è sempre stato frequente.
E perché il governo cinese non è mai riuscito a risolvere il problema in questo periodo? Anni fa, quando alcuni esperti hanno sottoposto la questione dello smog, il governo ne ha sottovalutato la gravità e non ha nemmeno permesso di farlo sapere al pubblico, così come quando la Sindrome Acuta Respiratoria Grave è apparsa per la prima volta in Cina nel novembre 2002. Oggi non si può più ignorare il problema e lo smog sta rovinando la salute e la vita del popolo cinese, è già troppo tardi.
“PM2.5” è un termine tecnico che s’inizia a conoscere di recente, indica una sostanza che nuoce alla salute. Si tratta di un mix di particelle solide e liquide che si trovano in sospensione nell’aria. Gli studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra le concentrazioni di polveri in aria e la manifestazione di malattie croniche alle vie respiratorie, in particolare asma, bronchiti, enfisemi e tumori. A livello di effetti indiretti inoltre il particolato agisce da veicolo per sostanze ad elevata tossicità. Le particelle di dimensioni inferiori costituiscono un pericolo maggiore per la salute umana, in quanto possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio, ed è per questo motivo che viene attuato il monitoraggio ambientale del PM2.5 che rappresenta le frazioni di particolato aerodisperso aventi diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm. Oggi quindi il PM2.5 purtroppo interessa tutti.
Sembra che solo i leader cinesi non siano preoccupati per la propria salute. Ma non respirano la stessa aria piena di PM2.5 come respirano i cittadini tutti i giorni? Mi viene in mente spesso questa domanda quando si parla di smog. Una vecchia notizia mi ha dato la risposta: Almeno duecento depuratori d’aria sono stati installati all’interno di Zhongnanhai, il compound a due passi dalla Città Proibita, dove il presidente Xi Jinping e gli altri leader vivono e lavorano. Ecco perché.
Secondo il Gruppo Broad, l’azienda cinese che ha fornito i climatizzatori, questi sono installati ovunque a Zhongnanhai, dai salotti alle sale riunioni, dalle piscine alle palestre. E’ vero quindi che i leader non respirano la stessa aria, ma quella più pulita.
Dal punto di vista dell’azienda, la distribuzione dei climatizzatori, è stata veramente un gran successo, ma il pubblico non l’ha vista così, l’ha considerata una scusa del governo per non risolvere il problema, ha sentito l’ingiustizia.
Nell’ultima settimana di febbraio 2014, a Pechino, è entrata in vigore l’allerta “arancione”, il secondo grado più alto della scala valori. Mentre una fitta coltre di smog avvolgeva la capitale, il Presidente Xi Jinping è uscito per una passeggiata nelle stradine di Pechino senza mascherina, sorprendendo i cittadini nel quartiere storico di Nanluoguxiang, uno dei punti turistici più visitati della città, dove sono concentrati ristoranti caratteristici e piccoli negozi di prodotti artigianali.
Con quest’atteggiamento il governo cerca di mostrare solidarietà al popolo cinese nell’affrontare lo smog, ma questo oggi non porta soluzioni, non basta un semplice slogan “Respirare la stessa aria, condividere lo stesso destino”. Ci vogliono provvedimenti e misure immediate.
Mi ha fatto ridere quando, durante in un’intervista televisiva ho sentito dire: “Lo smog della Cina è la miglior difesa contro le armi laser americane”. L’ha detto Zhang Zhaozhong, ammiraglio della marina cinese ed esperto di questioni militari e difesa. Anche se fosse vero, i cinesi non possono e non devono vivere nello smog e rischiare la propria vita.
Anche se la Cina è diventata la prima potenza per import ed export nel mondo, superando gli Stati Uniti, molti occidentali stanno lasciando il Paese ed i loro business, e molti cinesi quando possono partono. Quando l’aria fresca diventa un lusso per i cittadini e la vita del popolo non è la prima preoccupazione del governo, i cittadini hanno un motivo in più per scappare dal loro paese e il governo non ha più il diritto di chiedere la fiducia al proprio popolo.
Curiosità:
In Cina per combattere lo smog sono arrivati i droni "cattura inquinamento". Il particolare velivolo senza pilota, testato con successo a marzo nella provincia di Hubei, è stato progettato per disperdere le particelle inquinanti sopra le città.
Il drone è stato costruito dalla società statale AVIC (Aviation Industry Corp of China), sotto la tutela della China Meteorological Administration ed esperti di aviazione. Questo dispositivo anti inquinamento "Parafoil" è montato su un drone munito di un paracadute per il volo planato e può trasportare fino a 700 chilogrammi di prodotti chimici anti-smog che possono essere spruzzati entro un raggio di 5 chilometri. Questi particolari catalizzatori chimici reagiscono poi con le particelle di smog e dovrebbero bloccare le sostanze inquinanti facendole cadere a terra.
Secondo i progettisti, il nuovo velivolo costa 1 decimo rispetto ai droni attualmente utilizzanti in Cina per eliminare l'inquinamento. Il Parafoil sembra inoltre essere più facile da controllare, anche in atterraggio, e preciso durante la navigazione.
Xiao Huaduo