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Macugnaga: gnomi, fate e ghiacciai incantati. Tra i primi paesi di montagna scoperti per le vacanze sulla neve

Paradiso per italiani e grandi artisti, da Ernesto Treccani a Claudio Abbado.

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Milano, Autostrada dei Laghi. All’orizzonte un cielo blu splendente in cui si staglia maestoso il Monte Rosa, una cattedrale di ghiaccio e neve di oltre 4600 metri da togliere il fiato. Comincia così il nostro viaggio verso Macugnaga, piccolo villaggio ai piedi della grande montagna fondato nel 1256 dal popolo walser di origine alemanna. Ed è qui dopo aver attraversato i paesini del Lago Maggiore e la Valle Anzasca, ad appena un’ora e mezza da Milano, che ci si immerge in un paese da fiaba dove le casette di legno e pietra secolari perfettamente conservate sembrano incastonate in un paesaggio rimasto intatto nel tempo nel rispetto della natura e delle tradizioni. Al Dorf, il villaggio più antico di Macugnaga, vive un tiglio secolare piantato dai primi Walser provenienti dalla Svizzera e dall’Austria, simbolo di un popolo forte e fiero che ha sfidato le montagne e i ghiacciai più alti in condizioni estreme. Ci accolgono le donne nei tipici costumi della festa tramandati di generazione in generazione, elegantissimi abiti neri impreziositi da un corpetto ricamato in oro ricavato dalle miniere d’oro di Macugnaga, oltre 50 km di cunicoli e gallerie sotterranee di cui una parte è ancora oggi visitabile, la Miniera della Guia a Fornarelli, unica nel panorama europeo. Le donne più anziane ci parlano in un vecchio dialetto tedesco, il “Tisch” idioma che accomuna le genti walser attorno al Monte Rosa e ci mostrano dietro la Chiesa Vecchia uno dei forni antichi dove una volta all’anno avveniva la panificazione con la farina ottenuta dalla segale raccolta nei campi. Non è un caso che i granai venissero edificati su “funghi” di pietra per proteggere il prezioso raccolto dai topi. Una testimonianza questa dell’antica cultura ancora ben presente in tutte le frazioni di Macugnaga che rivive anche nel museo “Casa walser” di Borca, dove nella tipica “Stube” la famiglia si raccoglieva nei rigidi inverni attorno al caldo del fornetto, una stufa di pietra caricata a legna che riscaldava tutti gli ambienti.

Una cornice unica e rara quella del paesino walser che è stata ideale location di un film di Cristina Comencini e che guarda al futuro forte di essere stato uno dei primi paesi di montagna scoperto dagli inglesi a diventare meta d’elite delle prime vacanze sulla neve degli italiani e di grandi artisti, da Ernesto Treccani a Claudio Abbado.

 



La giornata è splendida, la condizione della neve perfetta tanto da non poter rifiutare l’invito di una guida alpina in uno spettacolare Heli Ski. Aspettiamo l’arrivo del Lama, elicottero ideale per il volo in montagna, saliamo verso i 3000 metri del Monte Moro dove ci sono i principali impianti di risalita e da li tra evoluzioni al limite dell’adrenalina l’elicottero vola verso la parete Est del Rosa. Dalla punta dello Schwarzberghorn un tuffo al cuore, la vista è su 27 quattromila tra il Monte Rosa e il Cervino, discese con dislivelli di oltre due mila metri sino ai principali rifugi d’alta quota. La prima discesa è verso Zermatt, altro paese walser poi il rientro a Macugnaga per altre discese al Colle delle Locce, la neve è invernale, un vero spettacolo.
Decidiamo di fermarci e cenare al Rifugio del Belvedere, l’altro versante sciistico ai piedi del ghiacciaio dove siamo stati lasciati dall’elicottero. Qui ci aspetta un buon vino rosso locale, qualche bollicina e una tradizionale pasta alla macugnaghese con patate, pancetta, cipolla e toma nostrana della valle Anzasca

Il gestore del rifugio ci offre una grappa fatta in casa, ci consiglia per la bella stagione un trekking al Rifugio Zamboni, ad appena mezz’ora da dove ci troviamo ora, dopo un incredibile attraversamento del ghiacciaio del Belvedere ci si trova sovrastati dall’imponenza del versante est del monte Rosa, la più vasta e himalayana parete delle Alpi. Ai suoi piedi d’estate ci racconta di un meraviglioso cuscino d’ erba, dove scorrono ruscelli fra stelle alpine, genzianelle, camomilla di montagna e marmotte.

Nei suoi racconti prima della notte compaiono magicamente i Gotwjarghini piccoli gnomi con i piedini rivolti all’indietro protagonisti del mondo leggendario di Macugnaga, molti di loro si incontrano intagliati nei tronchi degli alberi passando per Isella verso la Val Quarazza per giungere poi al Lago delle Fate, si dice che qui vivano ancora le fate nel paesino che il lago ha sovrastato e di cui a volte si scorge ancora la punta del campanile.

Isella invece ci racconta è l’unico paesino dove non circolano auto e dove d’inverno si snoda fra i boschi una bellissima pista di fondo. Da giugno con i suoi prati all’inglese e i suoi fiori è un angolo di paradiso per i bambini, all’imbrunire si portano i più piccoli a spiare i caprioli, a volte si vedono i “Gotwjargini”…

E’ molto tardi, saliamo nelle camere del rifugio per la notte, fuori il cielo stellato, nell’anima l’emozione di un volo che per sempre sarà indimenticabile!

Katia Iacchini

di Katia IacchiniGiornalista e autrice TV