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Un viaggio nella gastronomia cinese

A Bite of China? Record di ascolti, la serie documentaristica che in oriente fa venire l'acquolina in bocca dagli angoli più remoti.

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Ora è diventata anche una mia abitudine, mentre mangio durante il fine settimana, guardo una serie di documentari sul cibo; preferisco guardare le nuove puntate a pranzo, avrei tempo libero anche in altri orari, ma non voglio che mi venga fame facendo zapping a stomaco vuoto, del resto è sempre un documentario sulle “squisite pietanze orientali”.

Definito “la migliore produzione televisiva sul cibo mai fatta” da The Guardian, il documentario di 7 episodi,dal titolo “A Bite of China”, è arrivato alla seconda stagione ed ha registrato ascolti record ad aprile
confermando il suo gran successo anche quest’anno.

Girato in oltre 60 diverse location, negli angoli più remoti della Cina, dai luoghi lontani delle montagne nella regione dello Shangri-la ai confini con il Tibet, alle piccole città sconosciutte delle province nel sud-est della Cina. Il documentario racconta, in maniera impeccabile, la diversità di ecosistemi e di culture che si ritrovano in tutta la cucina cinese, quella vera, ovvero cosa si mangia nella vita quotidiana in Cina, mostrando delle eccellenze agricole e culinarie davvero uniche al mondo e che in pochi conoscono. Almeno sino a prima della messa in onda.

Questa particolarissima serie documentaristica non è soltanto gradita dal pubblico cinese,
che vive in una Cina dove oggi la sicurezza alimentare è in cima alle preoccupazioni della popolazione, ma tocca la più sensibile “corda” della nostalgia con le varie storie familiari e le scene commoventi che hanno intenerito e fatto piangere tantissimi cinesi, soprattutto le centinaia di migliaia di ragazzi che vivono lontano dai genitori ed a cui manca sempre il sapore della mamma e della cucina casalinga.

 



Nessun chef stellato o celebrità della tv, i protagonisti sono tutti semplici contadini e artigiani che
conservano gelosamente le ricette tradizionali da generazioni. Con i racconti delle loro storie personali,
il documentario mostra il lavoro duro e scrupoloso delle famiglie che, con ottime materie prime, gli
strumenti di una volta e altissima maestria, vivono del cibo che producono.

Per gli stranieri, il documentario racconta una Cina a tavola che non hanno mai visto o immaginato ed è proprio un buon esempio, i media possono in questo modo promuovere un territorio, come quello cinese, trasmettendo una nuova immagine, del resto la Cina non viene associata al cibo naturale e alla gastronomia di qualità, ma questa produzione televisiva è una serie da gran gourmet che lascia davvero poco all’immaginazione e stimola una più approfondita conoscenza del paese orientale.

Non c’è dubbio che “A Bite of China” stia spopolando oltre Muraglia. In realtà il documentario ha suscitato
un forte interesse all'estero. Secondo quanto rivelato da uno dei produttori, è stato già firmato un accordo di vendita con una ventina di televisioni straniere , sparse in tutto il mondo, inclusi Usa, Germania, Corea del Sud e Giappone.

Per i cinesi il vero successo è far capire che la bellezza della cucina orientale non esiste solo negli splendidi menu dei ristoranti prestigiosi e nella bravura dei grandi cuochi, ma anche
nella gente comune, e che la modestia e l’intelligenza del popolo cinese sono le cose più belle della nostra
cucina.

Il regista del documentario, Chen Xiaoqing, appassionato di cucina, dice che il documentario ha utilizzato il cibo per esprimere i significati delle diverse culture regionali, mostrando anche i lati diversi e comuni delle stesse portate nelle varie zone. Così facendo, il documentario presenta anche la cultura tradizionale delle diverse aree cinesi, soprattutto dei posti più sperduti dove, come dice il regista, si possono assaggiare i piatti più saporiti. Il documentario scava sempre a fondo per scoprire i valori culturali e tradizionali che si celano
dietro un piatto semplice.
Per realizzare la serie di “A Bite of China”, Chen Xiaoqing e la sua troupe hanno visitato un centinaio di località in tutto il Paese per quasi un anno. Famosi gastronomi ed esponenti della cultura sono stati assunti come consulenti e i cittadini comuni sono stati invitati ad essere protagonisti.

 



I cinesi amano appassionatamente il cibo perché amano a fondo la vita o, per meglio dire,
i cinesi lo tengono non solo per vivere. Si possono classificare i cuochi, ma non gli ingredienti. Secondo il concetto cinese, il gusto migliore non dovrebbe essere forte, ma moderato, forse per questo motivo è spesso nelle cucine di posti sperduti che si possono gustare i sapori migliori, così come si vede nei documentari, un omaggio alla cultura gastronomica regionale cinese.

Prima della trasmissione il documentario era già molto discusso nei social network, dopo la messa in onda le discussioni in rete si sono fatte ancora più animate, sia sul documentario in sé sia sui temi collegati, come quello della sicurezza alimentare.
Adesso il cibo è diventato un “tema caldo” e si stanno realizzando diversi documentari creativi, che mostrano le cucine regionali delle province cinesi e il cibo che piace agli studenti universitari, imitando sempre lo stile della famosa serie documentaristica “A Bite of China”.

Zong Beilei

di Zong BeileiGiornalista per l'Asia