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Alla scoperta dell'Etiopia:l'altopiano di Axum, lingua ed alfabeto unico e l'arca controllata da ciechi

Si mangia con le mani e l'unico obelisco etiope in Italia l'abbiamo restituito nel 2008.

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Quando nel settembre del 2008 l'allora presidente etiope Meles Zenawi vide l'obelisco ergersi sul suo sito originario non nascose la commozione. Lacrime condivise dalle migliaia di persone assiepate in silenzio attorno il monumento, simbolo di una intera civiltà, tornato in patria dopo oltre ottant'anni di esilio forzato. Era stato prelevato nel 1937 dai soldati dell'esercito italiano a trasportato a Roma dove trovò la sua nuova collocazione di fronte il ministero delle Colonie, oggi sede della Fao, a poca distanza dal Circo Massimo.

L'altopiano di Axum si trova nella parte settentrionale dell'Etiopia, quasi al confine con l'Eritrea, nella regione del Tigral. Rappresenta la più antica organizzazione statuale di cui abbiamo traccia dell'intero continente africano. Basti pensare che gli etiopi hanno una lingua ed un alfabeto unico, l'amarico, di origine semitica e composto da 260 segni sillabici. Il regno di Axum, risalente al quarto secolo avanti Cristo, vide il suo periodo di massima espansione in concomitanza con la cristianizzazione dell’Etiopia, circa ottocento anni dopo la fondazione. Gli obelischi che caratterizzano l'altopiano vennero eretti proprio in quel periodo e rappresentavano i luoghi in cui era presente una tomba. Il più imponente prende il nome di Grande Stele: avrebbe dovuto arrivare a 33 metri d'altezza ma si pensa che sia crollato proprio nel momento in cui sarebbe stato issato da terra. Quello ancora eretto di maggiore altezza è la stele di Re Ezana che raggiunge i 24 metri, cinquanta centimetri più dell'obelisco riconsegnato dall'Italia e che è stato collocato proprio accanto al gemello.
La tradizione etiope fa discendere la stirpe reale dei negus dall'amore tra la regina di Saba e il mitico re d'Israele Salomone, da cui nacque il "re dei re" Menelik. A pochi passi dalla valle degli obelischi, infatti, ancora oggi è presente quella che è considerata la piscina della Regina di Saba, ospitata all'interno del suo Palazzo reale.

 

 

Recintata e protetta, è possibile osservarla soltanto dall'esterno intuendo le forme architettoniche di una antica vasca termale. Per avere una magnifica visione d'insieme dell'intera valle sacra è sufficiente percorrere per un centinaio di metri il sentiero sul crinale a Occidente degli obelischi. Da quella posizione unica si potranno ammirare con un sol colpo d'occhio tutte le bellezze del luogo: oltre la piscina della regina di Saba e gli obelischi, anche la Chiesa di rito copto di Emda Mariam Sion che, secondo la credenza dei fedeli, custodisce l’Arca dell’Alleanza trafugata da Gerusalemme da Menelik, recatosi in visita a suo padre, Re Salomone. Nessuno potrà mai dire se l'Arca è realmente ospitata all'interno della costruzione anche perché l'accesso è vietato a chiunque. L'unica persona che può avvicinarsi è il custode, nominato a vita, che però per poter essere scelto deve essere cieco. Questo perché secondo la tradizione chiunque guardasse l'Arca, rimarrebbe folgorato dalla potenza del fascio di luce divina.
Oltre alle bellezze storiche e monumentali, giustamente inserite nell'elenco del patrimonio dell'Unesco, la regione tigrina si caratterizza anche per la bontà della propria cucina dalle note fortemente speziate e piccanti. Elemento dominante è il berberè, una miscela di peperoncino, zenzero, chiodo di garofano, coriandolo, pimento e altre spezie. Ogni pasto viene servito sull'injera, una sorta di pane piatto e spugnoso su cui posare e poi raccogliere il cibo. Solitamente i pasti vengono serviti in un unico piatto per tutti i commensali e, poiché non si usano le posate, i pezzi di injera servono per raccogliere il cibo direttamente dal vassoio comune.

 

 


Le portate principali sono stufati (zighinì) di solito sono a base di manzo, agnello, pollo o verdure, conditi con salse particolarmente saporite in cui spicca l'awazé, una pasta di berberé e burro fuso. Da assaggiare anche il dorho tsebhi, pollo con uova, e il kitfò, una tartare di carne di manzo tritata al coltello e marinata in una miscela di spezie e burro chiarificato. I piatti di carne si accompagnano di regola a gustose pietanze vegetali: alicha (stufato di verdure miste), bamia, shirò (purea di ceci speziati) e tumtumò (purea di lenticchie).
Per raggiungere la Valle degli obelischi dall'Italia è necessario fare scalo a Addis Abeba (circa sei ore di volo) e poi proseguire per altri mille chilometri con un aereo di linea interna sino al piccolo aeroporto di Axum.

Stefano Caliciuri

di Stefano CaliciuriGiornalista