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GOA: il più piccolo stato della Repubblica indiana presso d’assalto dai turisti di tutto il mondo

Tanti stranieri e sensazione di “tranquillità e stordimento-meditazione”

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Goa è affacciata al caldo Mare d’Arabia, con i suoi cento chilometri di spiagge, i fiumi che si fanno strada tra la vegetazione, le risaie, gli alberi di pompelmo e di mango, è un piccolo idillio indiano. Dapprima un importante porto di scambio con l’Arabia, in seguito, territorio di dominazione della potenza portoghese dal 1510 al 1961, interessata al controllo del commercio delle spezie. Controllata e sottomessa, con l’imposizione della propria religione e le proprie usanze, anche con l’uso della forza, Goa non presenta templi induisti antichi anche per questa ragione, ma impreziosisce il paesaggio con molte chiese risalenti al 1600. Con l’indipendenza di Goa, che divenne il venticinquesimo stato della Repubblica Indiana, i portoghesi furono scacciati, lasciando però la propria firma negli usi e costumi, nella lingua, nell’arte culinaria, nella struttura delle case riconoscibili in ville bianche, nelle “plazas”, nelle tavernette, nella religione tradotta in chiese grandiose (nella Basilica del Bom Jesus sono visibili le spoglie di San Francesco Saverio, un’icona nella storia di Goa, che diffuse il Cristianesimo con la predicazione) e nell’architettura coloniale. I turisti ne sono attratti per il suo fascino latino e, attirati come calamite, decidono di approcciarla, conoscerla, esplorarla ed alcuni addirittura di viverla, trasferendo qui la propria residenza.

Alcuni affittano case, altri comprano pezzi di terreno, a prezzi modici o proibitivi, a seconda della zona e della vicinanza al mare. Iniziano a costruire la propria vita, affascinati anche dalla meditazione e dai numerosi centri yoga che offre lo stato. In questo paradiso ripartono da zero e decidono di trascorrere la propria vecchiaia immersi nella natura, in un’oasi di spensieratezza, cullati da un’intramontabile cultura latina e abbracciati dalle onde del mare arabico.

 

 

Diventata negli anni patria degli amanti dello “stordimento”, rappresenta ancora oggi uno dei posti in India, dove molti turisti e ricchi locali possono fare uso di droghe più o meno leggere, come il fumo, acidi, ecstasy, cocaina, hashish (in hindi più comunemente “charas”) marijuana e altre ancora. Approfittando della corruzione ci si prende facilmente gioco delle forze dell’ordine, ma è bene tenere a mente che l’uso di droghe è vietato per legge e punito con carcere immediato, anche se colti in possesso di piccole quantità. Il fumo, la sensazione di libertà, la meditazione e il vivere senza regole ricorda la figura dell’ hippy: tutto iniziò alla fine degli anni ’60, quando un gruppo di giovani hippies in sella ad una moto decise di intraprendere un viaggio partendo dall’Europa occidentale in direzione Asia meridionale. Raggiunta accidentalmente Goa e, affascinati dalle sue spiagge e dal clima invitante, decisero di “piantare le tende”. Per l’assenza di infrastrutture adatte ad accogliere i turisti, ma solo villaggi di pescatori, al principio decisero di dormire in sacchi a pelo sulla battigia o in capanne sugli alberi nell’entroterra, formando col tempo vere e proprie comunità più o meno stanziali, concentrati nella zona di Anjuna, (caratterizzata oggi da due chilometri di spiaggia, guesthouses, bar e il sempre più gettonato “volo con parapendio”, dagli amanti degli sport estremi chiamato paragliding).

 

 

La maggior parte preferisce vivere in loco solo sei mesi l’anno, quando la stagione lo permette ed i più temerari quelli con spirito di adattamento più solido, tutto l’anno. Un tempo si vedevano hippies radunarsi la sera attorno al fuoco cantando, fumando e ballando. Anche se oggi le usanze sono cambiate per la presenza dell’elettricità e delle comodità a cui difficilmente si può rinunciare, si respira la stessa aria di “peace, love and freedom” di sempre. I “Veterani” non hanno mai perso il loro credo e si possono riconoscere per strada, a bordo dei motorini, tanto amati a Goa, oppure intenti a intraprendere conversazioni che, seppure molto trascendentali, attirano per la loro saggezza e spiritualità. E uno stile di vita che non tutti comprendono ma che di sicuro aiuta chi decide di adottarlo a sentirsi parte di un gruppo senza regole e restrizioni e quindi a sentirsi più liberi e in grado di vivere la propria vita in totale serenità (almeno all’apparenza).

Ma Goa è molto di più: spiagge lunghissime, oggi affollate di resorts e strutture alberghiere, offre una concentrazione di mercatini, ristoranti per tutte le tasche, sports acquatici più o meno estremi e attira sempre più appassionati di birdwatching, Goa è la casa di oltre 450 specie di uccelli e oltre 250 specie di farfalle. Sempre più amanti del settore si stanno avvicinando a questo stato incuriositi dall’aspetto naturalistico che, anche poche settimane di soggiorno possono regalare. Fortunati hanno avvistato molte diversità di uccelli proprio a Vainguinim, una spiaggia localizzata a sette chilometri a sud della capitale Panjim. (famosa per le sue case gialle e le porte color porpora, che alla luce del tramonto, fanno sentire la perpetua presenza portoghese).

 


La stagione turistica va da metà ottobre a inizio aprile e il momento ideale per visitare Goa è tra dicembre e febbraio, quando molte sono le feste organizzate sulla spiaggia oppure a casa di amici, alle feste piene di giovani da tutto il mondo, non curanti della folla che caratterizza il periodo di altissima stagione. A Goa ogni giorno può essere una novità ed in vacanza le persone non hanno vincoli di alcun tipo: si lasciano andare ad uscite serali condividendo la passione che è più cara a noi italiani: la cucina locale. Molte sono le terrazze all’aperto di ristoranti buonissimi.
Tra i più noti Spice Goa (a Mapusa, nord Goa), frequentato da indiani e turisti per l’ottimo rapporto qualità prezzo delle sue portate e per chi vuole assaporare la cucina tradizionale che vede tra i piatti forti “prawns banana”, gamberetti avvolti in foglie di banano e “seradura” un dolce di origine portoghese, cremoso e delizioso.

 

 

Il locale Baba Au Rhum (ad Arpora, nord Goa), apprezzato per i dolci e i succhi freschissimi, Thalassa (a Vagator, nord India) dove sorseggiare un aperitivo alla meravigliosa vista del tramonto da una delle terrazze più belle di Goa. Gunpowder (Anjuna-Mapusa road, nord Goa) per una cena a lume di candela in famiglia o tra amici e Ciao Bella (Assagao Baden road, nord Goa) per chi non riesce a fare a meno della cucina e dell’ospitalità italiana.

Goa attira, illumina ed emoziona, regalando momenti unici a coloro che sfiorano la sua terra ed a chi decide di non dare una data scadenza alla propria permanenza.

Valentina Della Rocca

Tags: india, goa, mare
di Valentina Della RoccaEgittologa ed Arabista