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Il cimitero dei vivi, dove la vita supera quella dei morti. Al Qarafa: “la città dei morti” nella capitale d’Egitto

Il più antico cimitero, dove circa un milione di persone è stabilmente presente.

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Solitamente si pensa al cimitero come un luogo da visitare solo in orari prestabiliti, dove si trascorrono poche ore per stare in compagnia dei propri cari defunti. Ma per alcuni è molto di più.
In Egitto e, per l’esattezza, nella capitale Il Cairo, c’è un cimitero musulmano chiamato Al Qarāfa, che i “non musulmani” chiamano “città dei morti”. Le tombe risalgono al 642 d.C., quando gli Arabi invasero l’Egitto conquistandolo.
Questo luogo funebre occupa un’area che si estende per 10 km ed è particolare perché non vi “risiedono” solo defunti, ma anche persone viventi. Proprio così, i vivi condividono uno spazio vitale con i morti.
Si crede che gli egiziani considerino il cimitero la propria dimora per le difficoltà nell’avere una casa o in seguito al terremoto del 1992, che ha distrutto la casa di molti abitanti del Cairo.
Alcuni quartieri sono caratterizzati in maggioranza da palazzi piuttosto che tombe e, in alcune zone, sembra più una città, invece di un cimitero.


Non manca nulla: ci sono negozi, costruzioni pubbliche e private e se si ha la fortuna di camminare in questo luogo incredibile, si intravedono bambini giocare tra i monumenti funebri come se fossero in un campo da calcio, un teatrino o in una piazza di paese. A volte le tombe vengono “usate” come tavolini, dove consumare i pasti e lavorare da artigiani, come è consono fare anche nel centro della città.

 

 


 

Non c’è alcuna differenza tra vivi e morti, anzi, la loro convivenza è piuttosto buona, anche se, purtroppo, si può vedere la reazione di una sola parte… Se solo i morti potessero parlare! 

Come mai nessuno dice nulla e non si lamenta?
Il cimitero è un posto abbandonato ed è meglio che questi “senza tetto” stiano lontani dal centro della città.

L’amministrazione non ha mai detto nulla e ha lasciato che queste persone entrassero iniziando a costruire qui le proprie case, ovviamente gratis. Non ci sono viaggi organizzati che portano al cimitero, bisogna organizzarsi da soli o con qualche locale, anche se gli egiziani stessi non amano particolarmente questo luogo.
La pace regna sovrana, non ci sono macchine, la desolazione invade il cimitero per tutta la giornata, perché la maggior parte delle persone si sveglia presto per andare a lavorare.

 

Se si decide di passare da queste parti nel pomeriggio e si è fortunati, si può incontrare qualche famiglia disposta a far vedere la propria “casa”, offrendo del tè.
Si cammina tra le tombe e si può osservare l’architettura che ricorda quella degli “antichi egizi”, per quanto riguarda il culto dei morti.
Vita e morte strettamente connesse, come spiega anche una famosa antropologa che si è occupata di studiare questo luogo, Anna Tozzi Di Marco.

 

 

 

Nel suo libro “Offerte di cibo e convivi nell’Islam popolare della Città dei morti del Cairo: osservazione partecipante e riflessioni del campo” emergono simboli importanti connessi a riti funerari, parlando di cibo come mezzo di unione e piacere nello stare insieme esorcizzando la morte contrapponendo la ricchezza di una tavola apparecchiata con la morte, ossia “assenza di vita”. L’altro simbolo che emerge dai suoi studi è la carità, intesa col dono di cibo, soprattutto pane, a chi ne ha più bisogno.


Sperando che la situazione nel Paese migliori quanto prima, tornando ad aprirsi al turismo e includendo, nella lista delle cose da vedere, le principali attrazioni della città. Si consiglia di evitare luoghi troppo affollati. Alzarsi presto per non rischiare, soprattutto in piena estate, evitare il sole col caldo soffocante, soprattutto quando si visitano le piramidi di Giza e di Saqqara. Altra tappa, che sicuramente non si salta, è il Museo Egizio, che ospita tra i più memorabili tesori dell’Antico Egitto, tra cui il corredo funerario di Tutankhamon, un tempo chiamato Tutankhaton, per la venerazione del Dio Aton da parte del padre Akhenaton, l’unico faraone monoteista di questa meravigliosa civiltà.

 

 


Nei pressi del Museo si può raggiungere Qasr al Nil e affittare una feluca per un’ora o due, meglio se durante il tramonto, per godersi lo spettacolo del Cairo dal fiume. Poi, prima di tornare in hotel, si può mangiare in uno dei ristorantini che si trovano sulle navi sempre ormeggiate alla riva. Se si vuole fare una passeggiata si vedranno moltissime coppiette locali trovarsi sul ponte principale della zona, per incontri fugaci, pannocchie, dolciumi, pistacchi o altro ancora.


Cercare sempre di affidarsi a guide ufficiai e locali. Seguire i consigli ufficiali delle guide cartacee e sul web, che riportano review aggiornatissime su ristoranti, alberghi e le principali attrazioni della città e in generale della situazione del Paese.

Se si ha del tempo a disposizione e si vuole approfondire lo studio della lingua e della cultura locale, sono molte le scuole presenti in città e si consiglia sempre di cercare informazioni per evitare spiacevoli sorprese all’arrivo. Prepararsi alle condizioni igieniche non sempre al “top” e all’inquinamento acustico, causato per lo più dagli automobilisti e dai tassisti per richiamare l’attenzione dei passanti.
L’Egitto potrebbe essere pericoloso in questo periodo, anche se forse è più la politica che invita a stearne lontano, ma è culla di una civiltà antichissima che ormai è famosa e che si sta facendo conoscere in tutto il mondo attraverso musei, mostre temporanee e conferenze, che possono costituire oggi una valida alternativa alla visita del paese, per chi volesse avvicinarsi a questa realtà.
 

Valentina Della Rocca

di Valentina Della RoccaEgittologa ed Arabista