Inchieste

I Dobermann italiani sono i migliori al mondo: razza affettuosissima con i bambini, intelligentissima e temuta

Ormai quasi scomparso. Scopriamolo con il presidente italiano amatori dobermann

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Il Dobermann è l’eleganza per eccellenza tra i “migliori amici dell’uomo”. Un cane buono e socievole che ha avuto negli anni la peggiore fama, tra pazzia e “infamia”, totalmente falsa, ignorante e spregiudicata ed è sempre rimasta una razza poco conosciuta. La sua stazza e la sua muscolatura, sicuramente, lo rendono imponente e di forte impatto visivo. Pochi sanno che può essere anche marrone. Conosciamolo meglio con un grande esperto di questa magnifica specie. Attilio Polifrone è tra i maggiori esperti di questi cani, Presidente dell’Associazione Italiana Amatori Dobermann, giudice internazionale e allevatore.
Com’è il dobermann?
Il dobermann è un cane da famiglia, eccezionale, assolutamente equilibrato che grazie alla selezione ha degli standard fissi che hanno migliorato la razza, negli ultimi 40 anni, sia dal punto di vista fisico che caratteriale. Ha un temperamento superiore alla media, facilmente addestrabile e viene utilizzato in qualsiasi ambito, sociale e militare. E’ un cane che sa fare la guardia e difende il padrone, ma adora i bambini ed è molto sensibile e delicato con loro. Purtroppo, soprattutto qui al sud, anche se siamo quasi nel 2020, ancora sento le persone che dicono che impazzisce…una assurdità dovuta all’ignoranza.


Come è nata questa sua passione per il dobermann?

Avevo solo 12 anni quando ebbe inizio la mia passione per questa razza stupenda, all’epoca l’unico mezzo d’informazione era la carta stampata, ricordo che leggevo qualsiasi tipo di rivista, dove vi erano notizie che riguardassero i dobermann, scrivevo lettere a diversi allevatori, per conoscere dati ed avere foto dei loro soggetti, ho provato anche a telefonare, ma spesso venivo preso poco sul serio per via della mia giovane età. Qualche anno dopo, nel 1988, m’innamorai in foto di “Quinn dei Nobili Nati” e volli un figlio di quel grande Campione dell’epoca, un sogno che riuscii a realizzare, da li a poco, il mio primo dobermann “Azur dei Nobili Nati” entrò a far parte della mia vita. Iniziai a portarlo in qualche expo, senza grande successo, ma fu proprio in quelle occasioni che ebbi modo di conoscere e frequentare i più grandi allevatori del periodo e la persona che più condizionò ed alimentò la mia passione per la razza, Pierluigi Pezzano, anche lui calabrese, che accortosi del mio grande entusiasmo, mi prese in simpatia e divenne il mio mentore. Nel 1999 mi fu concesso “l’affisso”, così iniziai ad allevare. Ritengo che selezionare con serietà e coscienza confrontandosi con rispetto, sia essenziale per conoscere veramente bene una razza. Dieci anni dopo nel 2009 completai il mio iter da giudice specialista di razza, non dimentico mai cosa disse quel giorno il mio formatore, “oggi è solo un punto d’inizio c’è ancora tanto da imparare” cerco di non scordarlo mai. Pensare che sono già trascorsi 25 anni dal mio primo approccio col dobermann, mi fa capire quanto il tempo scorra velocemente.

 

 


Ci descriva l’associazione che presiede, cos’è l’ Aiad, a cosa serve?

L' AIAD (Associazione Italiana Amatori Dobermann) è stata riconosciuta come Associazione Specializzata dall'Ente Nazionale Cinofilia Italiana nel 1977 per tutelare e difendere la razza dobermann.
Lo sviluppo della razza in Italia ebbe un notevole impulso, sul piano del miglioramento genetico, dai primi anni '80. In quel periodo, infatti, il Dobermann di allevamento italiano iniziò a essere apprezzato all’estero e soprattutto in Germania, perché buona parte degli allevatori italiani aveva incominciato a produrre soggetti di pregio, in conformità a precisi criteri di allevamento che, nell’attività di selezione, davano pari importanza tanto al tipo, quanto al carattere e alle attitudini.
Tali criteri, perseguiti nel tempo, oggi garantiscono all'Allevamento Italiano di avere una buona parte della popolazione di Dobermann omogenea per salute, carattere, attitudini e tipo. Il punto di forza degli Allevatori italiani è, infatti, aver compreso che lo Standard è uno e che occorre allevare una razza sana e unica nella morfologia, nelle attitudini e nel carattere. Lo strumento strategico per la selezione e il raggiungimento degli obiettivi è, fin dal 1980, la prova di Ztp. L'ammissione alla prova di Ztp è riservata soltanto ai soggetti che siano risultati di grado A o B al controllo della displasia dell'anca ed esenti dalla malattia di von Willebrand. Il regolamento di Ztp prevede la verifica morfologica, attitudinale e del carattere di ogni singolo soggetto. Questo è lo schema di selezione dell'AIAD per definire quali soggetti hanno le caratteristiche per essere i migliori riproduttori della futura generazione, per spostare verso il miglioramento la media della popolazione e non per produrre soltanto qualche soggetto fuoriclasse.

 

Il dobermann è nato in Germania alla fine del 1800. I migliori dobermann sono sempre tedeschi?
No, il dobermann italiano è riconosciuto a livello mondiale, noi siamo la prima nazione a livelli di numeri e qualità con una selezione importante. Posso dire che la nazione migliore è assolutamente l’Italia. In Germania, da quando non si possono più tagliare le orecchie e la coda, hanno avuto un forte calo numerico e qualitativo. I nostri dobermann di punta al Campionato Sociale di addestramento, sono stati e sono cani morfologicamente tipici, con doti naturali ben sviluppate, equilibrati e docili, buona parte dei quali ha superato brillantemente lo Ztp.

Ha avuto anche altre razze di cani?
Ho sempre avuto solo dobermann, Oggi in casa ne ho 3, due femmine ed un maschio. Il mio allevamento, in 17 anni di selezione, ha prodotto circa 30 cucciolate, riuscendo ad annoverare 16 Campioni Italiani di bellezza, 7 Giovani Promesse ENCI e AIAD, 12 Campioni Sociali e diversi Campioni Internazionali di bellezza. Lo faccio per passione ed i risultati sono arrivati.

 

 


Il dobermann è una razza facile da giudicare?

Nessuna razza è facile da giudicare, tutte sono identificate da uno “standard”, teoricamente il soggetto che più si avvicina nella conformazione descritta dovrebbe vincere. Ovviamente a parole è tutto molto semplice, si presuppone che dietro l’interpretazione di uno standard ci siano tante conoscenze (movimento, psicologia canina, aspetto della razza, ecc). Non è una cosa semplice è un processo che non si svolge in breve tempo e che va sempre allenato mentalmente. Conoscere bene le motivazioni che stanno dietro alla descrizione di uno standard è fondamentale, la conoscenza della funzione delle singole parti è imprescindibile dal giudizio dell’esperto di razza. Infine è mia profonda convinzione che allevare e vivere con la razza che si ama, è un aspetto per nulla trascurabile nell’Iter formativo di un giudice specialista.
 
Quale differenza c’è tra i giudici che giudicano solo dobermann e giudici che lavorano anche altre razze? Il fatto di essere anche un allevatore ha influenzato il suo giudizio?

Non è detto che ci siano differenze, si potrebbe avere “l’occhio” per più razze, come si potrebbe conoscere poco una sola razza. dipende, è tutto molto soggettivo, giudicare non è solo una scienza, altrimenti tutto si ridurrebbe ad una semplice misurazione. Giudicare, come allevare, è un arte, ed il successo nel valutare i cani dipende da ambedue, arte e scienza. L’esperto deve essere sempre in grado di giustificare le proprie scelte e soprattutto saper spiegare il perché  un soggetto è migliore di un altro. Tutti i giudici hanno in mente una loro immagine che rappresenta il corretto “tipo” della razza, a volte questa idea non è uguale, per questo c’è diversità d’opinione. Si, allevare, influenza il mio giudizio in maniera positiva. Nessuno standard copre tutti gli aspetti per ciò che deve essere preso in considerazione nella valutazione, anche per questo ritengo che vivere con il dobermann aiuti molto a conoscere e valutare aspetti che spesso non sono menzionati in nessun testo, quindi credo che allevando la razza con la giusta umiltà e con la dovuta serietà, si possano avere solo dei punti di vantaggio nel giudicarla.


Quale definizione ha in mente del dobermann moderno? Un giudice a quali aspetti deve prestare particolarmente attenzione?
Comincio col dire che il dobermann ideale è quello descritto dallo standard, per un giudice d’esposizione la valutazione è dettata da parametri certi. Ognuno di noi ha una sua immagine “tipo” della razza, che magari spesso si avvicina ad un pensiero comune. La nostra razza negli ultimi 20 anni ha avuto la sua normale evoluzione, la qualità media dei soggetti si è elevata, sicuramente sono sorti altri problemi non più occultabili, che si dovranno affrontare con serietà e coscienza.
La definizione attuale del nostro dobermann credo che sia rimasta sempre e comunque uguale, è un idea semplice, lo descrivo brevemente: un cane di bellezza ideale, che racchiude nella sua normalità il vero pregio assoluto, è forte e muscoloso, ma nel contempo deve essere asciutto ed elegante, il suo portamento è fiero, la sua costruzione compatta, sempre ben proporzionato e armonico, importanza fondamentale deve essere data all’espressione di razza, che oggi, a volte viene dimenticata.

 Caratterialmente è socievole e tranquillo, ma nel contempo deciso, coraggioso e vigile, sempre facilmente addestrabile, ama stare in famiglia e dimostra sempre una carattere forte.
Il giudice ha poco tempo a disposizione per valutare i soggetti migliori e successivamente stilare una classifica, in questi pochi minuti bisogna analizzare con attenzione il cane, ponendo cura particolare ad evidenziare i pregi, più che rimarcare i difetti, ma soprattutto cercare di premiare i soggetti più armonici e funzionali, cercando di preferire la media taglia, una costruzione compatta, giusti angoli, una groppa lunga e ben inclinata e soprattutto una testa espressiva, ben proporzionata e con i giusti rapporti, di conseguenza a tutto questo si avrà un movimento corretto e ben bilanciato. Ovviamente, prima di tutto questo, va valutato il comportamento del cane sul ring, l’occhio attento riesce a fare opportune valutazioni sulla sicurezza e l’equilibrio del soggetto, anche in un breve lasso di tempo. Infine cosa non trascurabile è la preparazione del cane al ring, spesso i soggetti ben presentati e preparati partono agevolati rispetto a cani magari migliori, ma che fanno più fatica ad emergere nel ring.
La nostra razza non deve seguire mode o tendenze, il dobermann è un perfetto equilibrio tra potenza e eleganza, sempre molto armonico nel formato e nei profili, costruito nel quadrato, infine un capitolo a parte merita la testa, che a volte viene sottovalutata, tutto parte da lì e le sue fattezze rappresentano l’aspetto più importante nel determinare il tipo della razza.

 

 

 

 

Lei ha giudicato i dobermann in molti paesi  (Finlandia, Grecia, Serbia, Ungheria, Russia, Ucraina, Italia, ecc) ha notato caratteristiche comuni nei soggetti da lei giudicati in questi paesi?
Nella nostra razza si possono notare diverse caratteristiche comuni, specie in soggetti provenienti da stesse linee di sangue, e con alta percentuale d’inbreeding, quindi è facile trovare stessi pregi o difetti, quello che manca è un omogeneità di tipo ben definita, Il dobermann, come anche altre razze, ha una base genetica molto stretta, un patrimonio genetico chiuso, quindi poca variabilità, con tutto quel che di negativo ne comporta. C’è anche da dire che negli ultimi 25 anni il 90% degli accoppiamenti è stato fatto da non più di 10 stalloni differenti, tra l’altro, molti di questi provengono dalle stesse linee di sangue, in più, molti allevamenti utili in (Belgio, Germania, Olanda, ecc.) hanno smesso di allevare dopo il divieto di tagliare, di contro sono nati molti altri allevamenti in Russia e nell’Europa dell’est, ma la base d’allevamento si è sempre più ristretta, oggi si fatica a trovare soggetti validi che non hanno progenie comuni nelle prime quattro generazioni. Di certo tutto questo non favorisce il bene della razza, non solo dal punto di vista morfologico e caratteriale, ma principalmente per quel che riguarda salute e benessere fisico.
Credo che le associazioni specializzate abbiano il dovere di intervenire, ed in tal senso qualcosa si stia già facendo, ma senza dubbio ancor più importante per un efficace lavoro selettivo, dovrà essere lo sforzo valutativo e l’impegno che tutti gli allevatori seri e scrupolosi dovranno assumersi, poiché il patrimonio ed il futuro della razza è per lo più nelle loro mani


Quale è il suo atteggiamento verso i cani aggressivi dentro il ring? Fin quando si può accettare questo comportamento e quando si deve squalificare il cane?
Se un soggetto all’interno del ring, si dimostra aggressivo verso i suoi simili, và sicuramente penalizzato, se dimostra aggressività verso il giudice, gli spettatori o il conduttore, va squalificato. Queste in sintesi sono le misure da porre all’interno di una manifestazione. Bisogna però avere alcuni accorgimenti e fare le dovute distinzioni. I lunghi viaggi, le esposizioni affollate, gli spazi ristretti, l’ansia dei proprietari, entrare ed uscire da una gabbia, sono un fattore di stress per i nostri cani, specie per quelli meno abituati o meglio meno equilibrati, quindi può succedere che ci siano dei “diverbi” dentro e fuori dal ring, anche se il colpevole principale resta sempre il proprietario, che conosce poco il proprio cane e non riesce a cogliere quei segnali evidenti che danno il via ad una forma di aggressività. E’ fondamentale che il conduttore abbia sempre sotto controllo il cane, se un dobermann è fuori controllo può causare grossi danni, quindi il giudice, prima che accada il peggio, dovrà intervenire tempestivamente, cercando prima di capire e poi limitare determinate situazioni, che ripeto, il più delle volte sono create da proprietari o conduttori che hanno un cattivo rapporto o non riescono a capire il cane. Poi ci sono soggetti che sono nati male e cresciuti ancora peggio, frutto di accoppiamenti e valutazioni errate, ma la colpa di tutto ciò resta sempre dell’uomo e dalle sue incapacità di gestire e valutare situazioni. Non posso credere che si possa esporre e portare in un ambiente non proprio rilassante soggetti poco equilibrati, sapendo bene che in precedenza hanno dimostrato seri problemi.

 

 

Quali sono, in ordine di importanza, i punti cardine del dobermann?
Personalmente ho ben in mente un ordine di punti  rilevanti nella nostra razza, ma potrebbe succedere di variarlo, entro dei limiti ragionevoli, in determinati periodi o in alcune situazioni, tutte le scelte dipendono dalla qualità generale dei soggetti. Ci sono dei valori assoluti che vanno rispettati e che sono dettati da ogni standard di razza, fondamentale tra tutti è lo stato di buona salute, il vigore fisico e mentale, senza questo non è possibile svolgere alcuna funzione a cui la nostra razza è stata destinata. Credo che oggi si sia arrivati al punto di dover rendere esami e controlli ufficiali, periodici e obbligatori, specie per tutte le più frequenti patologie ereditarie e soprattutto per tutti quei soggetti che producono un determinato numero di figli, questa è una delle poche strade ancora percorribili per il benessere della nostra razza. Dopo lo stato di salute, fondamentale è capire lo scopo della razza e la sua funzione, cioè, aver ben chiaro prima di ogni espressione estetica, la destinazione data originariamente alla nostra razza, questo purtroppo nella moderna cinofilia viene dimenticato. Poi metterei conoscenza della storia della razza, se non si conosce il passato non si capisce il presente e non si costruisce il futuro. Detto ciò ci rimane il carattere ed il comportamento del nostro dobermann, così come lo standard lo definisce.
 
 
Come crede possa evolvere la razza con il nuovo standard della coda e orecchie integre?

Da quando è stato introdotto il divieto di tagliare coda e orecchie in molti paesi Europei, la nostra razza ha subito un evidente calo in termini numerici, ovviamente aldilà delle semplicistiche risposte, credo che il problema vada analizzato a fondo e porsi le dovute domande, prima ancora di dare la totale colpa di questo crollo alla proibizioni del taglio. Ecco, io mi porrei queste domande: oggi il nostro prodotto (dobermann) è sano e quindi longevo? E’ giustamente valorizzato e ben rappresentato nelle expo? E’ ben selezionato secondo i parametri di riferimento(standard)? Le associazioni di razza nei vari paesi hanno fatto il possibile per tutelare e promuovere la razza? Quali sono i punti a favore della nostra razza, per chi intende  avvicinarsi o sceglie di vivere con un nostro dobermann? Ognuno di voi dia le proprie risposte. Se non c’è allevamento e quindi richieste non c’è futuro in qualsiasi razza, sarebbe un involuzione. I dobermann integri piacciono meno ma quest’anno faremo un grande evento per far conoscere il dobermann. Il 25 febbraio 2018 organizzeremo un evento importante con il Trofeo Caliandro, portiamo il dobermann in centro a Firenze, proprio per fare conoscere la razza alle persone, famiglie e bambini. Ogni anno abbiamo circa 250 cani. Vi aspetto!


 

Mario Lucillo

di Mario LucilloGiornalista e curioso del mondo