Inchieste

Alla scoperta del 65° Giubileo, delocalizzato. Il perdono di tutti i peccati per chi andrà a trovare un carcerato o un ammalato

Dal primo Giubileo all’Anno Santo, scopriamo il “traffico delle indulgenze”.

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E’ il primo giubileo delocalizzato della storia, quello che si è appena aperto in tutte le chiese del mondo e incentrato sulla Misericordia.
Non a caso la prima “Porta santa” che papa Francesco ha aperto è stata quella della Cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centroafricana. Un gesto rivoluzionario, quello di inaugurare l’Anno Santo non nella capitale della cristianità ma in uno dei paesi più poveri al mondo, dilaniato da una feroce guerra tra cristiani e musulmani; conflitto nel quale il Papa è intervenuto accogliendo e abbracciando l’imam e poi pregando con lui in moschea in uno dei quartieri più pericolosi della città, sfidando gli allarmi di sicurezza lanciati dai servizi segreti e lanciando un appello a “deporre gli strumenti di morte” e ad “armarsi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”.
Bangui prima di Roma, e Roma insieme ad ogni singola città del mondo. Un anno di misericordia per riconciliarsi con Dio, con gli altri, e con sé stessi perdonando e chiedendo perdono, e non un’occasione per “guadagnarsi il paradiso” con un po’ di turismo religioso.
La rivoluzione di Bergoglio rovescia il concetto stesso di Giubileo, così come lo intendiamo da settecento anni: non più un pellegrinaggio a Roma, ma un pellegrinaggio interiore e una riconciliazione che ogni cristiano può fare nella sua chiesa.
Ogni vescovo in ogni diocesi del mondo, infatti, aprirà e chiuderà la Porta santa della sua Cattedrale. Non solo, ma nel caso in cui il messaggio non fosse ancora chiaro, papa Francesco ha istituito altre due “porte sante” in ogni città: la porta dell’Ospedale e la porta del Carcere. Addirittura, sarà santa la porta di ogni cella di ogni singolo detenuto.


A “lucrare l’indulgenza” ottenendo il perdono di tutti i peccati - quindi – questa volta non sarà chi porterà un po’ di soldi in Vaticano, ma chi andrà a trovare un carcerato, un ammalato, chi varcherà la soglia della propria anima per mettersi in contatto con Dio.


Con buona pace dell’allarme terrorismo, della politica, dell’economia e anche del turismo, quindi, questo Giubileo avrà ben poco a che fare con il colossale evento del 2000. Pochi soldi gireranno, e folle assai meno numerose si riverseranno su Roma. Basti pensare che se l’evento clou di quindici anni fa fu la Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata (2 milioni e mezzo), quest’anno la GMG si svolgerà a Cracovia, in Polonia. Città ben lontana da Roma ma molto legata al tema della Misericordia: qui è vissuta ed è morta, infatti, Santa Faustina Kowalska, mistica e veggente artefice, negli anni ’30, della devozione al “Gesù misericordioso”, oggi tra le immagini sacre più venerate al mondo. Proclamandola santa proprio nel 2000 il suo conterraneo e coevo Giovanni Paolo II istituì la festa della Divina Misericordia, celebrata la prima domenica dopo Pasqua.
Una rivoluzione, quella del Papa francescano, che come tutte le rivoluzioni punta a recuperare i valori originari nascosti sotto strati di sedimenti secolari.

 

 

Il Giubileo ebraico era un anno santo proclamato ogni cinquanta attraverso un corno di caprone (detto “Jobel”) nel corso del quale tutti gli Israeliti tornavano uguali: le famiglie che avevano perso le proprietà le recuperavano e gli schiavi venivano liberati.
Per i cristiani la liberazione è quella dai peccati e secondo la tradizione ad “ideare” il Giubileo è Francesco d’Assisi. “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso” avrebbe detto – secondo la tradizione – il 2 agosto 1216, annunciando la remissione di tutte le colpe per chi si reca in pellegrinaggio alla Porziuncola tra il primo e il 2 agosto. Un rito che si ripete ogni anno e che celebrerà il suo ottavo centenario, significativamente, proprio nell’anno del Giubileo straordinario di Papa Francesco.
L’idea del santo di Assisi viene ripresa, pochi decenni dopo, dal papa più francescano che la Chiesa abbia mai visto prima di Bergoglio: Celestino V, monaco e pontefice rivoluzionario nella povertà, rimasto nella storia come l’unico papa ad essersi dimesso prima di Ratzinger.


Nei suoi pochi mesi di pontificato – durante i quali tenta una riforma della Chiesa tanto simile a quella attuata oggi da Bergoglio – il papa abruzzese lancia la “Perdonanza”: un’indulgenza plenaria concessa proprio in occasione della sua elezione, dal 28 al 29 agosto 1294 nella basilica di Collemaggio all’Aquila.
Appena quattro mesi dopo, Celestino si dimetterà clamorosamente nauseato dalle cospirazioni dei cardinali capeggiati da Benedetto Caetani, che sarà eletto al suo posto con il nome di Bonifacio VIII.
Tra i papi più discussi e odiati nella storia (contro di lui combatteranno i francescani spirituali e lo stesso Dante Alighieri), Bonifacio cattura e fa imprigionare Celestino e ne annulla tutti gli atti, a cominciare dalla Perdonanza stessa. In compenso sarà proprio lui a proclamare il primo Giubileo ufficiale della Chiesa cattolica: quello del 1300.

 

 

Da allora l’Anno Santo diventa l’evento turistico-commerciale che conosciamo e il “traffico delle indulgenze” porterà – due secoli dopo – alla Riforma protestante, ma rappresenta anche la celebrazione plastica della centralità di Roma e del suo vescovo, che nel corso del medioevo da “primo tra pari” diventa “vicario di Cristo” e capo di Stato facendo della Chiesa una monarchia assoluta.
Se la convergenza di tutti i cristiani verso Roma puntava a rafforzare il ruolo del Papa, il “giubileo diffuso” di Francesco si inserisce, allo stesso modo, nella desacralizzazione del ruolo del vescovo di Roma e nella democratizzazione della Chiesa avviata già con il sinodo (il cui il papa ha accettato di finire in minoranza).
Con questo 65° Giubileo, straordinario (quello ordinario è previsto per il 2025) e rivoluzionario, papa Francesco porta quindi simbolicamente a compimento il suo progetto di riforma della Chiesa, recuperando le origini francescane e spirituali di un evento che, messi da parte finanziamenti per Grandi Opere e raduni oceanici, punta ad “aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica”.

Arnaldo Casali

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di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.