Inchieste

Connessi o disconnessi? Effetti e difetti del mondo digitale

Incapaci di goderci la vita senza la “tecnologia”. Facebook e Twitter creerebbero più dipendenza di fumo e alcol

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Siamo tutti connessi, uomini e cose. La tendenza è quella di non utilizzare più nemmeno il computer. Basta uno smartphone e si può fare tutto: navigare su internet, pagare il conto del ristorante, accedere ai servizi bancari, prenotare una vacanza, scegliere un vestito e acquistarlo online, chattare con gli amici, aprire la porta di casa e accendere il fornello per cucinare.
Tutti schiavi delle Rete? O peggio ancora, dementi digitali, incapaci di goderci la vita senza tante diavolerie tecnologiche? La verità, come sempre, sta nel mezzo. Occhio al termine: nel mezzo inteso come a metà strada tra chi riesce a mediare tra un uso eccessivo della tecnologia digitale e chi invece ne è dipendente, e nel mezzo inteso come strumento da utilizzare con parsimonia cercando anche di alzare la testa e rivolgere lo sguardo verso il mondo, quello vero e non quello virtuale. In fondo, poi, il concetto è lo stesso.


Vita reale e vita virtuale oggi si confondono. E non sempre per colpa nostra. Veniamo immersi in un vortice di dati, bit, strumenti digitali che ci catturano fino a provocare una sorta di dipendenza. La nostra iperconnessione non ha pause e pure i controlli sono molto limitati. Nessun filtro, insomma. La nostra vita è in rete. E quasi sempre sul telefonino.


I numeri parlano chiaro. Il 74 per cento dei giovanissimi dai 16 ai 19 anni, classificati ormai come generazione Zeta, usano il cellulare per più di un’ora al giorno. Per la stessa durata di tempo la percentuale cala al 66 per cento nella fascia 20-34 anni, la cosiddetta generazione Y, e al 55 per cento in quella dei 35-49enni, ovvero la generazione X. Nella prima categoria fanno parte quelli nati nel pieno dello sviluppo digitale. Insieme a quelli della generazione immediatamente successiva non hanno nessun ricordo della vita senza il telefonino. Loro più degli altri ci fanno capire in quale direzione stiamo andando. Perché la tecnologia diventa sempre più sofisticata, e gli smartphone sempre più connessi.


Uno dei rischi sui quali dibatte il mondo scientifico, e non solo, è quello della dipendenza dagli strumenti digitali. I telefonini in primo luogo, ma anche i tablet, i computer e le svariate applicazioni a cui siamo sottoposti e molte volte sottomessi. Senza contare la dipendenza dai videogiochi. Il problema, come dicevamo, è quello di stabilire un limite.


Proviamo a immaginare una strada dove tutte le persone hanno lo sguardo rivolto in basso verso il cellulare. Se oggi non è proprio così poco ci manca. Già capita alle fermate degli autobus o in metropolitana, o nelle sale di attesa. Non riusciamo più a guardarci negli occhi. Le nostre amicizie sono solo social. Su Facebook siamo una grande famiglia, nel mondo vero perfetti sconosciuti. E le conseguenze, dicono gli esperti, possono essere gravi.


Secondo uno studio dell’università di Chicago, Facebook e Twitter creerebbero più dipendenza di fumo e alcol. Addirittura sarebbe più facile astenersi dal sesso piuttosto che dai social. La tentazione è forte, come l’esigenza di controllare gli ultimi post, e l’uomo molto debole.


Poi ci sono gli effetti veri e propri. Ad esempio, l’uso dei social può alterare i meccanismi cerebrali. Come descritto su YouTube dal team di AsapScience, circa il 10 per cento degli utenti di internet non riesce a controllare il tempo trascorso sui social. E le azioni che consentono di passare da un compito all’altro rallentano. Aumenta, invece, l’egocentrismo. Parlare di se stessi provoca soddisfazione, i centri della ricompensa del cervello sono più attivi. E sui social si parla sempre della propria vita e delle proprie cose. In questo modo, quando un post viene condiviso e apprezzato con molti like, si è indotti a scrivere nuovi messaggi.


Proseguendo nella carrellata ci imbattiamo in una delle molteplici ricerche dell’università di Amsterdam, dove si legge che il 5 per cento dei teenager è dipendente dal web. Vengono attivate le stesse sinapsi di chi usa sostanze stupefacenti. Tra le attività che concorrono ad un uso eccessivo di internet vi sono gli acquisti online, i video e l’utilizzo notturno del pc. L’insonnia, dunque, è un altro degli effetti collaterali dei media digitali. E ad essere in pericolo sono soprattutto i giovani. I disturbi del sonno, infatti, sono molto frequenti tra i giovani di età compresa tra i 19 e i 25 anni.


Non dimentichiamo i videogiochi, in particolare quelli più complessi. Secondo un sondaggio del KFN, l’Istituto di ricerca criminologica della Bassa Sassonia, il 4,3 per cento delle ragazze e il 15,8 per cento dei ragazzi rimangono incollati allo schermo ogni giorno oltre 4 ore e mezza. L’American Psychiatric Association, che si occupa di disturbi mentali, sta valutando se inserire la dipendenza da game online tra le patologie riconosciute.


Ma i rischi non finiscono qui: si passa dai disturbi dell’apprendimento alla depressione, fino all’uso della violenza. Il cyberbullismo è un fenomeno diffuso, e i frequenti fatti di cronaca ne sono la dimostrazione.
L’elenco delle conseguenze su un uso eccessivo dei media digitali è lungo. Gli studiosi parlano di stress cronico. Si abbassano le difese immunitarie e viceversa aumentano le difficoltà digestive, i problemi cardiaci e quelli circolatori. Concentrazione e memoria, poi, vengono a poco a poco a mancare.


Non si tratta di ostacolare il progresso e di fermare lo sviluppo digitale, ci mancherebbe. Non si possono nascondere i vantaggi della tecnologia. Oggi si riescono a fare cose un tempo inimmaginabili. Tuttavia le ricerche sull’utilizzo dei vari dispositivi e della rete dovrebbe indurre tutti ad un uso più consapevole dei mezzi a disposizione. E questo sarà possibile solo con una solida cultura di base, come sostiene Manfred Spitzer, autore di numerosi saggi, tra cui Demenza digitale, come la nuova tecnologia ci rende stupidi.


Occorre ripartire dalla famiglia e dalla scuola. La formazione dei giovani passa attraverso un giusto insegnamento. Ma i migliori consigli sono quelli che riguardano la cura delle persone. Meno digitale e più passeggiate. Meno videogiochi e più sorrisi. Meno computer e più cene con gli amici. Un’attività comune, e non solo sui social, vale più di ogni altra cosa. Infine il contatto con la natura. Bisogna aprire le finestre, quelle vere, non solo quelle di Windows.
 

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.