Inchieste

Marijuana light, confondere le "acque" per arrivare alla legalizzazione

La droga oggi è molto più pesante e pericolosa della generazione di Woodstock. Stop dal consiglio superiore sanità

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Riviste specializzate, abiti griffati, ricette di chef famosi e fiere internazionali a tema: la marijuana non è più solo sballo, terapia, trasgressione, politica. Negli ultimi due anni si è trasformata in una vera e propria moda e in un affare che fa sempre più gola.
A chiudere in un armadio l'era dei fricchettoni e delle battaglie antiproibizioniste è stata la legalizzazione della cannabis, avvenuta in molti Stati dell'America pre-Trump, ma anche in Italia, pur se con misure molto restrittive, che proibiscono la vendita di semi con un Thc (il principio attivo responsabile dell'euforia) superiore allo 0,2%.
Ecco dunque la linea di moda “Creatures of the Wind” con la foglia a sette punte ricamata sui capi di abbigliamento, la crema per le mani “Hemp”, gli sminuzzatori per rendere il fumo più puro e tutta una serie di riviste come “Gossamer”, “Broccoli” (che vanta una redazione di sole donne) e “Kitchen Toke”, interamente dedicata alla cucina a base di marijuana, con ricette di chef famosi e la copertina affidata al celebre illustratore David Plunkert. All'Università di Denver, in Colorado, sono nati addirittura i corsi in “Cannabis Journalism” e in “Business of Marijuana”.
Quanto al nostro Paese, si stanno moltiplicando in tutta Italia i negozi specializzati nella vendita di accessori per il fumo, semi e prodotti a base di cbd (la sostanza usata anche in medicina, dall'effetto rilassante ma senza sballo) e stanno arrivando le prime riviste a tema che hanno l'intento di promuovere la cultura della pianta in tutti i suoi possibili usi. A Roma anche “Canapa Mundi”, fiera internazionale che si svolge dal 2015.
In realtà la cannabis light sembra destinata a rivelarsi l’ennesimo bluff commerciale a base di moda e disinformazione (un po’ come il gluten free) che rischia però di rovinare l’obiettivo della legge approvata dal Parlamento, e cioè il rilancio della coltivazione della canapa per uso industriale e alimentare, penalizzato dai pregiudizi nei confronti di una pianta utilissima ma da decenni identificata con la droga.
Per secoli la canapa è stata infatti coltivata per gli usi più disparati: dalle corde e le vele per le navi ai tessuti. La sua fibra particolarmente flessibile e resistente la rende infatti adatta per gli utilizzi più disparati: fabbricazione di carta di altissima qualità (anche la Treccani l’ha utilizzata), vestiti, batterie, mattoni per bioedilizia e persino giubbotti antiproiettile e cibo per astronauti. Henry Ford – prima di sposare l’industria del petrolio – progettò un’automobile interamente realizzata in fibra di canapa, che veniva alimentata con l’olio ottenuto dai semi della canapa stessa.
L’Italia era il primo produttore di canapa al mondo per qualità e il secondo per quantità” spiega Luca Schinoppi, biologo nutrizionista, che sta portando avanti una serie di studi sulle proprietà di questa pianta che comprendono anche la possibilità di bonificare – attraverso la sua coltivazione – terreni inquinati da piombo.
La demonizzazione della canapa è iniziata negli anni ’60 più per promuovere la nascente industria del nylon che per difendere la salute dei cittadini”.
Un vero e proprio bando, però, spiega Schinoppi, non c’è mai stato: si è costruito piuttosto un sistema che ha indotto l’agricoltura a dimenticare la filiera della canapa, puntando su altri tipi di coltivazioni.
Di fatto in cinquant’anni si è passati da 70mila ettari coltivati solo in Italia a 50mila ettari coltivati in tutta Europa. Tutto questo in nome della cattiva fama che la canapa si è fatta identificandosi con la sostanza stupefacente che si trova sui suoi fiori.

 

 


L’Hashish è ottenuto dall'estrazione della resina mescolata spesso ad altre sostanze, come legno e resina di pino, e contiene un Thc che si aggira tra l’8 e il 10%. Dal suo nome deriverebbe la parola “assassino”: secondo una leggenda, infatti, il capo della setta persiana medievale degli ḥaššāšīn (devoti dell’hashish) portava i futuri sicari in un giardino dove somministrava loro un infuso di droga e mentre erano inebriati diceva che sarebbero potuti tornare in quel giardino solo come premio, se avessero seguito i suoi ordini, portando a termine omicidi politici. La Marijuana è costituita invece semplicemente dai fiori di canapa essiccati e prende il nome da una donna messicana – Maria Juana - che la usava per lenire i dolori mestruali.
La coltivazione casalinga porta al 12-15% di Thc mentre quella acquistata sul mercato nero è molto pericolosa perché durante la lavorazione potrebbero formarsi delle muffe dannose per la salute.
Paradossalmente, mentre un’ancora innocua canapa veniva messa al bando in nome della lotta alla droga, attraverso incroci genetici venivano selezionate varietà di cannabis con un indice sempre più alto di Thc, da vendere sul mercato nero.
Negli anni ’60 la quantità di Thc presente sulla canapa si aggirava in media sul 6-8%, mentre oggi la cannabis che si acquista dagli spacciatori arriva al 12-15%”.
La droga assunta dai ragazzi di oggi, quindi, è molto più pesante di quella fumata dagli hippie della generazione di Woodstock. E anche molto più pericolosa: “E’ evidente che quando acquisti sostanze illegali non puoi sapere cosa ci trovi dentro: spesso nella lavorazione viene usata addirittura la lacca per capelli. Peraltro, mescolare la canapa con il tabacco, come fanno gli abituali fumatori di spinelli, è estremamente dannoso perché il tabacco contiene sostanze ancora più tossiche della cannabis”.
Eppure la canapa ha anche delle riconosciute proprietà benefiche, tanto da essere ampiamente usata in medicina nella terapia del dolore, ma anche nella cura di Sla e Parkinson. “Il Thc ha la capacità di diminuire il dolore e l’incontinenza, mentre il Cbd - un altro cannabinoide – è un rilassante e un antiinfiammatorio e viene utilizzato anche nella cura del cancro”. Ovviamente in medicina i livelli di cannabinoidi presenti nella pianta sono stati innalzati ancora di più, per poter aumentare l’efficacia, e possono raggiungere anche il 90%. Questo tipo di cannabis si può acquistare oggi in qualsiasi farmacia dietro prescrizione medica.
La nuova legge, in realtà, non cambia nulla né per la cannabis terapeutica venduta in farmacia né per quella a scopo ludico-ricreativo che si trova sul mercato nero: punta infatti a regolamentare la coltivazione della canapa per fini industriali e alimentari.

 

 


I prodotti commercializzabili riguardano gli alimenti che non contengono affatto il thc: quindi i semi, e di conseguenza le farine e l’olio che dai semi si possono ricavare”. Riguardo ai fiori, invece, c’è un buco nella legge che ha portato ad una controversia legale e alla disobbedienza civile dei produttori di canapa. Con linee ed intenti, però, agli antipodi tra loro: se aziende come “Easy Joint” offrono apertamente ai propri clienti spinelli legali, inserendosi nella campagna per la legalizzazione delle droghe leggere, la startup umbra Hesalis punta alla valorizzazione delle proprietà benefiche della cannabis opponendosi al concetto stesso di “marijuana light”.
Noi vendiamo il seme intero della cannabis, perché contiene più fibra - spiega Emilio Petrucci di Hesalis – e grazie alla concentrazione di Cbd ha forti proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antiossidanti e siamo profondamente contrari all’idea di attaccarsi a un’ideologia che punta alla liberalizzazione: è un’idea che finisce per rovinare tutta la filiera della canapa che noi vogliamo invece valorizzare”. Peraltro si tratta anche, fondamentalmente, di un bluff, visto che la cosiddetta “marijuana light”, avendo un Thc irrisorio, non assicura nessuno degli effetti di quella classica.
E’ un surrogato, un po’ come la sigaretta elettronica – spiega Schinoppi – l’odore è lo stesso di una canna vera e anche se non è allucinogena né eccitante, ha comunque effetti calmanti garantiti dal Cbd”. Alla fine, quindi, si tratterebbe di una sorta di spinello legale e salutista. Anche se dietro c’è comunque un disegno politico: “Ovviamente la polizia se ti trova con l’erba non può misurare in loco il Thc e arrestarti se supera lo 0,2%. L’idea, quindi, è confondere al massimo le acque per arrivare – come è accaduto in altri paesi - a una legalizzazione di tutta la cannabis”.

 

 


D'altra parte a mandare tutto, letteralmente in fumo potrebbe essere un recente pronunciamento del Consiglio superiore di sanità che ha suggerito al Governo di proibire la cannabis light: la principale motivazione è legata alla carenza di studi sugli effetti, in particolare sui soggetti considerati a rischio (donne in gravidanza, anziani, persone che assumono farmaci) e per il principio di precauzione andrebbe fermata la vendita. Toccherà ora al Ministero della Salute prendere la decisione finale: la ministra Giulia Grillo ha ricordato che della questione è stata investita l’Avvocatura generale dello Stato: “Non appena riceverò indicazioni – ha dichiarato - assumerò le decisioni necessarie, d’intesa con gli altri ministri”.
Le conseguenze potrebbero essere ulteriori limitazioni su modello di quanto già avvenuto per le sigarette elettroniche, prima distribuite senza paletti, poi ridimensionate nell’uso con il divieto ai minorenni.
Quel che è certo, comunque, è che anche nei salotti buoni, sigari e champagne devono ormai lasciare il campo alla canapa: perché parlare di marijuana non è mai stato così chic.

 

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.