Spettacolo

Brigitte Bardot, la diva ottantenne che incarna un mondo a parte. Giampiero Mughini la racconta: non c’era eguale nell'immaginazione maschile

Con Brigitte Bardot ho capito che la donna era un demone. La corrispondente di BB può essere Kate Moss. Sofia Loren e Brigitte Bardot per nulla vicine, quasi tutto le allontana.

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Il volto della bellezza. La maschera della passione. L’eroina ingenua e la sirena d’amore. La teenager irrefrenabile di E dio creò la donna e la protagonista dalla sensualità vellutata di Mademoiselle Pigalle. L’attrice che ha stregato il mondo e che lo star system hollywoodiano, ancora sotto l’egida dei ferrei diktat del Codice Hays, reputò troppo risqué da gestire.

Irraggiungibile. Inimitabile e, soprattutto, impossibile da catturare in una definizione, in una sola immagine, Brigitte Bardot è stata tutto questo, e ha rappresentato anche molto di più: ha incarnato un archetipo femminile di cui, dopo la sua comparsa sulla scena, sarebbe sparito lo stampo, ideale di una mitologia che ha travalicato i confini di celluloide e che, tra eros e sentimento, ha sedotto platee internazionali. Tanto che, persino oggi, quando si parla di lei, che dal 1974 ha abdicato al set in favore della trincea ecologista, fervente e battagliera attivista dei diritti degli animali, si pensa a Je t’aime…moi non plus, il celebre brano dedicatole da Serge Gainsbourg per esaudire la richiesta della Bardot che voleva la <<più bella canzone d’amore>> che lui potesse immaginare. Di BB, allora, e di tutto ciò che i suoi segreti racchiudono. Dell’attrice e della donna, che il 28 settembre scorso ha compiuto 80 anni, abbiamo parlato con il giornalista e scrittore Giampiero Mughini, che all’intramontabile diva qualche anno fa ha dedicato un volume che è soprattutto una lettera d’amore, intitolato E la donna creò l’uomo.

Libertinaggio e impegno, ribellione alla convenzione e rigida disciplina applicata al credo animalista: BB è il simbolo della donna impossibile da etichettare nello schema di una definizione, omnicomprensiva che possa essere. Ma allora, è davvero la creatura semi-divina descritta da Vadim, che incarna un mondo a parte?

La sua consacrazione avviene con un film dal titolo E Dio creò la donna, che esce nel 1956, e dunque quando lei ha appena 22 anni, quando però era già una donna di cui non c’era l’eguale al mondo. Di cui non c’era l’eguale nell’immaginazione maschile diffusa. Era un insieme sconvolgente di seduttività naturale, provocante e acerba allo stesso tempo. Indossava i vestiti più semplici, che su di lei divenivano incendiari, senza mai cedere alle lusinghe della procacità esplicita. Si muoveva con la grazia di una ballerina, ma più che libertina, semmai, la definirei una donna semplicemente libera. E del resto nella sua vita sentimentale si è limitata ad avere degli uomini diversi, salvo magari cambiarli periodicamente: come fanno tutte le belle donne però… A guardar bene, la cosa eventualmente un po’ strana, è il fatto che passasse da una relazione all’altra da un opposto all’altro: tanto che nel giro di pochi mesi fu l’amante di Serge Gainsbourg – cantautore raffinatissimo – e di un playboy simpatico, ma nulla di più, come Gigi Rizzi

 

Brigitte Bardot nel film E Dio creò la donna



Nel libro che lei ha dedicato a BB ha usato un titolo emblematico, che è molto più che una parafrasi del film cult di Vadim: E la donna creò l’uomo. Perché?

Perché ricordo benissimo che quando uscii dalla proiezione delle prime pellicole che vidi della Bardot, lasciai la sala cinematografica con la consapevolezza che la donna non era quella che mi ero più o meno immaginato da ragazzino. Non era un qualcosa di semplicemente assimilabile ad una possibile moglie, una possibile sorella, una possibile compagna di giochi. No: con Brigitte Bardot ho capito che la donna era un demone. E per fortuna ai miei occhi lo è rimasta per tutta la mia vita. Un demone con gli artigli e la coda di cavallo. Leggevo qualche giorno fa, non ricordo dove, che l’amore non è qualcosa di pacificante, ma qualcosa che ha i denti e che fa male. Dunque Brigitte incarnava già all’epoca del suo esordio tutto ciò: era il simbolo di questa figura femminile nuova, protagonista assoluta. Ha fatto più lei per la liberazione e l’emancipazione delle donne, che non tutti i convegni più o meno stucchevoli delle femministe in carriera di questi ultimi trent’anni.
Nella sua breve ma intensa vita di attrice ha rappresentato quasi sempre un’icona sexy, appassionata ma fugace: fatalismo e magnetismo sprigionati soprattutto negli anni Sessanta potrebbero accomunarla a qualche possibile erede odierna, oppure no?
Non credo. E del resto già nel ’56 neppure Marilyn o la Loren potevano essere paragonate a lei: erano già allora ragazze, nella loro incommensurabile bellezza, che non avevano niente a che vedere con la Bardot. La quale correva a piedi nudi sulla spiaggia, indossava gli shorts, non portava un filo di trucco, eppure, con quei pochi ingredienti, tipici di quella sua bellezza selvaggia, è riuscita a creare, come nessuna prima e dopo di lei, una struggente poetica femminile.

E neanche oggi c’è qualcuno che la ricorda da vicino?

Non ci può essere l’uguale, anche perché oggi tutto dura 15 minuti. Oggi la protagonista della scena, grazie a una copertina, o a una banale comparsata in tv, viene sostituita un quarto d’ora dopo da un’altra giovane fanciulla, spesso e volentieri semplicemente protagonista di una comparsata più audace.

 

Kate Moss



Non sono più i tempi del mito?

Ci avviciniamo, ma lo sfioriamo appena. Certo nel mio immaginario, come spiego in un capitolo del mio ultimo libro, la corrispondente di BB può essere Kate Moss. Ecco, se c’è una personalità che appartiene a quella genia di “donne icona”, che rientra in quella sequenza di mitologiche presenze, quella è Kate Moss, che ha compiuto 40 anni… Sia BB che la Moss sono apparse sulla scena, e da subito, come irresistibili “cattive ragazze”…

BB in una recente intervista ha dichiarato: <<Ho dato la mia giovinezza e la mia bellezza agli uomini; riservo la mia saggezza, la mia esperienza, il meglio di me stessa, agli animali>>. Trova che ci sia stato un coerente sviluppo tra la donna Brigitte Bardot, decisamente trasgressiva nei suoi anni giovanili, e l’animalista matura di oggi?

C’è sicuramente una sua coerenza. Era un personaggio straripante nella sua giovinezza. E’ una presenza forte, di cui non puoi fare a meno, anche oggi, anche se per motivi diversi, ossia per la sacrosanta causa animalista a cui ha votato gli ultimi decenni della sua vita, battendosi in Francia soprattutto – e con quella stessa passione che trasudava nei suoi film di ieri - per cause nobilissime come quella del diritto alla sedazione prima della soppressione di un animale. L’accusano di totalitarismo animalista? Non dimentichiamo però cosa viene inflitto agli animali…

 



Sia la Bardot che la Loren hanno spento a distanza di pochi giorni le 80 candeline: nell’immaginario collettivo cosa avvicina e cosa allontana queste due dive internazionali e intramontabili?

Nulla le avvicina, molto, quasi tutto, le allontana. Sofia Loren ha rappresentato ed esportato la bellezza tradizionale, mediterranea, molto italiana: donna intelligente e formosissima. Brigitte, nella sua carnalità, è sempre stata anche indiscutibilmente eterea, letteraria: è stato un miracolo della natura, della cultura, della storia francese. Sono due archetipi davvero molto distanti tra di loro.

Priscilla Del Ninno

di Priscilla Del NinnoCritica cinematografica del Secolo d'Italia, giornalista di costume e società.