Spettacolo

Studiare da rockstar nell’era di youtube

Walk off the earth e Pomplamoose, suonano qualsiasi cosa e fanno spettacolo con milioni di visualizzazioni.

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C’era una volta il gruppo rock: voce, chitarra, basso, batteria. E tastiera, spesso strumento “supplementare” affidato a uno dei musicisti (Paul McCartney nei Beatles, The Edge negli U2, tutti quanti nei Queen).
Si cominciava a suonare nei locali e si facevano audizioni sperando di incontrare il manager in grado di lanciarti nel mercato discografico. E allora erano dischi, passaggi in radio, apparizioni televisive e videoclip promozionali: semplici immagini del gruppo che canta, nei ’60 e ’70, e vere e proprie opere d’arte affidate a importanti registi a partire dagli anni ’80.
Poi è arrivato internet, ed è cambiato tutto. I dischi non si vendono più, il cd ha già assunto un sapore vintage, la musica viaggia quasi esclusivamente online, la televisione è frammentata e non più egemone e anche il mestiere della rockstar si è trasformato.
Nell’era di youtube per raggiungere il successo non devi più essere semplicemente talentuoso, bello, simpatico, virtuoso, carismatico. Dal mare della rete - dove il ragazzino di dodici anni che canta davanti allo specchio ha le stesse opportunità di Michael Jackson - emerge solo il genio.

Non è più del discografico che bisogna catturare l’attenzione ma di milioni di visualizzatori. Ed ecco allora che – al netto dei talent show che imperversano in televisione e che in Italia sembrano ancora essere l’unico canale di accesso al mestiere della musica – in America esistono già le youtube star, gruppi che realizzano video totalmente autoprodotti e finiscono per dividere il palco con i grandi del rock.
Artigiani, polistrumentisti, creativi di ogni forma di creatività: ogni video – girato in presa diretta e possibilmente in piano sequenza - è un’invenzione nuova che deve lasciarti a bocca aperta. Così si cerca di conquistare il mondo.

E qualcuno ci riesce, come i Walk off the earth: quintetto canadese composto da Sarah Blackwood, Gianni Luminati, Ryan Marshall, Mike Taylor e Joel Cassady. Tutti polistrumentisti, suonano praticamente qualsiasi cosa: chitarra, basso, ukulele, forno a microonde, banjo, kazoo, batteria, theremin, beatbox, xilofono, tromba, armonica, cucchiaini, glockenspiel, campanellini, salvadanai, tamburello, xilofono, clavietta, basso, didjeridoo, chitarra gigante e la più grande varietà di strumenti giocattolo. E il bello è che spesso li suonano contemporaneamente, o passandoseli l’un l’altro ogni due secondi, come avviene nell’acrobatico video di Royals.

Fanno poi un grandissimo uso del “loop” che replica un suono appena emesso trasformandolo istantaneamente in una base musicale e permettendo così allo stesso musicista di suonare da solo infiniti strumenti. La stessa inventiva usata nella musica viene utilizzata nei video, anch’essi autoprodotti con i cantanti che fanno anche da cameraman riprendendosi reciprocamente nei contesti più disparati. D’altra parte per passare dal deserto ai grattaceli di Manhattan non c’è bisogno di spostare una troupe: basta portarsi dietro il telefonino, e i cinque riescono ad incidere un brano persino in diretta skype con il Giappone.

 

 


Nel 2012 hanno conquistato la notorietà internazionale con una cover di Somebody That I Used To Know di Gotye che li vede tutti e cinque suonare contemporaneamente la stessa chitarra. Dopo il successo (35 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo) il quintetto è approdato alla Columbia Records, e oggi può permettersi di vendere dischi in tutto il mondo, girare videoclip con grandi mezzi produttivi ed esibirsi a fianco ai Red Hot Chili Peppers, anche se ancora oggi preferisce diffondere la propria musica tramite youtube e giocare con microfoni, piccole telecamere, cartoni colorati, burattini e allegre parodie con la cantante – con tanto di pancione - che fa il verso a Madonna in Material girl.


Chi invece il contratto con la major l’ha proprio rifiutato, sono i californiani Pomplamoose, coppia formata da Jack Conte e Natalie Dawn. Formatisi come i colleghi canadesi nel 2008 (di cui sono più o meno coetanei, essendo nati tutti negli anni ’80), nel 2009 avevano già venuto 100mila brani online.

Anche il loro lavoro si caratterizza per l’artigianato, l’ironia e la creatività estrema, capace di creare con un semplice proiettore e sagome di cartone effetti speciali degni di George Lucas, come fanno proprio nella loro cover della stessa Royal di Lorde.
Insomma un po’ acrobati, un po’ prestigiatori, un po’ artigiani, un po’ clown. Sono queste le rockstar del terzo millennio.

 

Pomplamoose

 

Millennio che, ovviamente, stenta ad arrivare in Italia, ancora legata a vecchi schemi produttivi, distributivi e mediatici, in cui non solo le aspiranti popstar si affidano alla prima serata generalista dove la tresca con la compagna di squadra è più importante del talento esibito, ma persino i grandi nomi della musica si adeguano in veste di “giudici” o di “allenatori” all’omologazione nazional-popolare che appiattisce anche i grandi capolavori della musica al livello del karaoke e ad essere premiata non è l’inventiva che dimostri ma l’abito che indossi (vedi il caso di suor Cristina).

 

Backlight

 


Tra le felici eccezioni ci sono i Backlight, guidati dalla 22enne Maria Luna Cipolla e che forse non a caso cantano esclusivamente in inglese. Ai concerti e al loro album di esordio (Walkin’ aside composto tutto di inediti) affiancano video autoprodotti in cui si cimentano in coloratissime cover dalle costruzioni più improbabili (uno è totalmente girato dentro un armadio). Non a caso sono stati notati da Gabriele Salvatores che li ha scelti per la colonna sonora - successivamente candidata anche al David di Donatello - di Il ragazzo invisibile, il primo film italiano di supereroi.

Il Nuovo Mondo è ancora lontano. Ma si avvicina.

Arnaldo Casali

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di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.