Spettacolo

La particolarità dello “shaffer replica” nella musica. L’invenzione di un italiano spopola nel mondo

Gruppi come Electric Light Orchestra, Pink Floyd - The Wall furono interamente registrati con gli SVDS. Bon Jovi, Guns N 'Roses e gli AC/DC, a partire al 1978 con l’album Powerage.

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Lo Schaffer Replica è un effetto ‘unico' per strumenti musicali con un retroscena altrettanto particolare. Dando un’occhiata rapida a quest’ avventura che si sviluppa su tre continenti in quattro decenni e  che coinvolge un famoso chitarrista rock (Angus Young degli AC/DC), un prolifico inventore (Ken Schaffer, New York - USA) ed un ossessivo appassionato di musica italiano (Fil ’SoloDallas’ Olivieri), troviamo una qualità quasi cinematografica nel susseguirsi degli eventi che sono stati necessari per reintrodurre, nel mondo musicale, il suono accattivante di un certo rock del passato, che sarebbe senz'altro andato perduto.
 
Nato in Texas ma cresciuto a Roma, Fil Olivieri (fondatore della SoloDallas LLC, oggi una moderna piccola azienda statunitense), era stato praticamente folgorato dagli AC/DC con il loro album Back in Black (il secondo album più venduto di sempre con 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo) fin dalla sua uscita nel 1980 quando Olivieri aveva appena 12 anni.
 
Alla ricerca del suono delle chitarre di quell’album, Olivieri - negli anni - si mise ad acquistare gli stessi strumenti e lo stesso equipaggiamento d’epoca originale degli AC/DC usato per quello e per altri dischi del noto gruppo. Dopo estenuanti ricerche e viaggi, a suo dire,  continuò a prendere lezioni, ad imparare a suonare la chitarra elettrica in modo quanto più possibile simile ad Angus Young stesso (ormai suo eroe chitarristico), fino a rendersi conto che qualcosa ancora mancava per l’ottenimento pieno di quegli impregnanti suoni di quell’album così - in maniera universalmente riconosciuta dalla discografia internazionale – “seminale”.
 
 
Ac/Dc Back in Black Shaffer
 
 
Per circa trent’anni, perfezionando l’esecuzione di brani rock degli AC/DC sulla chitarra elettrica, acquistando l’equipaggiamento necessario (vecchie chitarre elettriche d’epoca, amplificatori a valvole e microfoni da studio del periodo in questione), Fil continuava ad essere insoddisfatto delle sonorità sue e di qualunque altro avesse ascoltato dal vivo ed anche - più recentemente - sui vari canali multimediali online disponibili. Finché, avendo continuato a cercare e studiare senza sosta ed ormai sempre più ossessivamente (quando non lavorava come Marketing Manager nell’industria in Italia) non s’imbatté in un vecchio articolo di una rivista musicale del 1984 ove Angus Young, in una delle tante, tantissime interviste a lui fatte negli anni, gli si chiedeva, infatti, se questi avesse un particolare effetto per chitarra con cui otteneva i suoi suoni - dal vivo ed in studio, sia in quel periodo e negli anni addietro. Young, a questa precisa domanda, rispose con un “no, mi basta usare uno Schaffer-Vega Diversity System”.
 
Rimasto piuttosto perplesso da questa risposta, che per l’appunto menzionava un sistema senza fili antiquato (risalente alla metà degli anni ’70) per suonare la chitarra (ed altri strumenti), Olivieri iniziò a chiedersi perché mai qualcuno usasse un sistema wireless con lo scopo alternativo di sfruttarlo anche come effetto per chitarra (e non solo per la sua specifica funzione di rendere la chitarra suonabile a distanza, senza cavi). Tipicamente (e di frequente ai giorni nostri) i sistemi wireless vengono utilizzati per districarsi dalla moltitudine di cavi sul palco, durante esecuzioni del mondo dello spettacolo, ch’esse siano musicali, teatrali o d’altro genere. Questo caso però, era tutt’altro che tipico, perché come Angus Young stesso spiegava più avanti nella stessa intervista, aveva sfruttato due particolari controlli del sistema wireless Schaffer-Vega fino al punto d’arrivare a dare (usando le sue stesse parole), filo da torcere al suono della chitarra come conosciuto fino ad allora.
 
Fu proprio così che Olivieri scopri l’anello mancante al suono elusivo del dio del rock Angus Young, degli AC/DC.
Flashback al 1975: un giovane ingegnere del suono newyorkese, trasformatosi in pubblicista per artisti rock - Ken Schaffer (che lavorò anche per e con il grande Jimi Hendrix)- si era temporaneamente sospeso dal business discografico al fine di concentrarsi su alcune sue invenzioni,  a tempo pieno.
 
shaffer replica
 
 
Introdotto quell’anno infatti, il suo Schaffer-Vega Diversity System (SVDS) stava prendendo sempre più piede tra alcuni dei più grandi nomi del rock di allora (che sono, ad oggi, tra i più grandi artisti di tutti i tempi). Uno dei primi gruppi rock ad adottare il suo sistema wireless erano stati infatti i Kiss. Il loro scopo era una delle praticità desiderate dai uno dei chitarristi del gruppo, Ace Frehely, il quale una volta aveva dovuto essere rianimato dopo essere stato colpito da un cavo per chitarra collegato ad un amplificatore senza messa a terra, venendone letteralmente folgorato dalla scarica elettrica. Ciò non sarebbe mai più capitato con un sistema wireless.  Nel giro di pochi anni, non si poteva gettare un sasso in una stanza piena di nomi di chitarristi e bassisti senza colpire qualcuno che stesse usando l'SVDS dal vivo; Eddie Van Halen, i Rolling Stones, i Pink Floyd, Bootsy Collins, Peter Frampton, Frank Zappa e tantissimi altri sono stati tutti utilizzatori degli SVDS.
 
Tuttavia, Schaffer progettò la parte audio del sistema per amplificare anche le frequenze medio-basse che di solito (e fino ad allora) venivano perse nella trasmissione wireless, nonché la nota tecnica in rice-trasmissione RF chiamata companding (comprimere e quindi, in seguito,  ri-espandere) del segnale, fornendo così l'effetto collaterale aggiunto e volto a migliorare la sonorità dello strumento. Numerosi gruppi compresero dunque che, oltre a servire la sua funzione di base, l'SVDS  suonava anche molto bene e venne iniziato ad essere impiegato come un effetto in studio di registrazione. Gruppi come Electric Light Orchestra, Pink Floyd - The Wall furono interamente registrati con gli SVDS -  e, naturalmente, gli AC/DC, a partire al 1978 con l’album Powerage.
 
 
E proprio la registrazione di questo particolare album degli AC/DC del 1978 fece scalpore.  George Young, fratello maggiore di Angus e Malcolm e primo vero produttore degli AC/DC, aveva suggerito che si usasse lo Schaffer (anche) in studio durante la registrazione di Powerage; poi, l’anno successivo, con Mutt Lange, il geniale produttore discografico che con gli AC/DC realizzò appunto Highway To Hell e Back in Black, venne chiesto di continuare ad utilizzare 'la stessa roba' che stavano usando per il suono dal vivo, quindi continuarono ad usare l’SVDS sia in studio che dal vivo.
 
shaffer replica
 
 
Nel 1982, dopo essersi interessato ad altre attività, tra cui intercettare la televisione sovietica interna per il governo degli Stati Uniti negli ultimi giorni della guerra fredda, Ken Schaffer aveva smesso di produrre il suo Schaffer-Vega dopo che circa 1.000 pezzi ne erano stati costruiti e venduti. Più di trent' anni dopo, Schaffer é stato davvero colto di sorpresa quando Fil Olivieri, allora un perfetto sconosciuto, gli scrisse per posta elettronica chiedendogli informazioni sugli SVDS ormai da lungo tempo dimenticati. Dopo molte conversazioni letteralmente cuore a cuore, Schaffer si sentì ispirato a dare ad Olivieri le sue ultime due unità funzionanti e completamente introvabili ovunque al mondo. Olivieri intervistato ha dichiarato: "Ho però pensato che molte più persone meritino e vogliano quel particolare suono".
 
L'idea di una replica audio one-to-one di questo grande sistema nacque proprio per questo motivo. Con la benedizione di Schaffer, Fil assunse quindi un team di esperti di elettronica per  farne il reverse engineering e ricrearlo sotto forma di una unità non-wireless e sotto il nome peculiare della società  “SoloDallas” (nome d’arte di Fil), le prime unità furono implementate nel 2013. lo Schaffer Replica era ri-nato, più forte e tecnologico.
 
Quest’avventura, sin qui come diverse altre, é diventata una vera e propria saga e si é "chiuso il cerchio” proprio nel 2014, quando Ken Schaffer portò Olivieri per incontrare il suo vecchio amico Angus Young presso i Warehouse Studios (di Bryan Adams) a Vancouver, all'inizio delle sessioni di registrazione per ultimo album degli AC/DC,  Rock Or Bust.  Olivieri infatti ha presentato di persona ad Angus Young la sua creazione, regalando ad Angus lo Schaffer Replica GT con numero di serie #001, la prima unità prodotta.
 
Il chitarrista australiano (nato scozzese) fu così colpito da come il dispositivo replicava perfettamente il suono da lui un tempo reso famosissimo che ha finito per usarlo su tutto l’album Rock Or Bust. E 'il primo album degli AC/DC dal 1983 ad impiegare “lo Schaffer Sound” ed é stato ininterrottamente utilizzato da Angus Young con gli AC/DC per tutto il tour dal vivo, durato più di un anno, in ogni parte del mondo.
 
 
shaffer replica Guns N 'Roses
 
 
La reputazione dello Schaffer replica all'interno della comunità musicale internazionale è cresciuta - da allora - costantemente. Gilby Clarke (Guns N 'Roses), Phil X (Bon Jovi), Elliott Randall, Steve Stevens, Keith Urban, Chris Richards e moltissimi altri sono tra i suoi utilizzatori attuali, ma il suo timbro non è limitato a chitarristi / bassisti o anche solo ai musicisti rock. L’ingegnere del suono Clint Gibbs, i cui crediti includono Shakira, Miley Cyrus, Nicki Minaj e Wiz Khalifa, sta trovando nuove applicazioni per l'effetto in studio, soprattutto con le tastiere, la batteria ed altri accorgimenti tipici della fase di missaggio in studio.
 
E ha ricevuto il premio degli Editori 'nel numero di giugno 2015 della storica rivista statunitense Guitar Player, dove le sue qualità sono descritte come "una specie di magia" dall'editore. Il suono creato dallo Schaffer replica non può essere raggiunto con altri mezzi, ed è quasi impossibile da descrivere, ma chiunque abbia lontanamente familiarità con Back in Black lo sa immediatamente, al primo ascolto.

Talvolta e malgrado tutto, gli italiani continuano a sorprendere, anche se in Italia è ormai difficile rimanere. 

Mario Lucillo

di Mario LucilloGiornalista e curioso del mondo