Spettacolo

Narni, la città del cinema lanciata da walt disney. Luglio di film restaurati ed eventi

Dal 1995 vede l’intitolazione delle vie ai grandi nomi del cinema italiano e una rassegna cinematografica

di |

 Ha dato il nome alle Cronache di Narnia ed ha ospitato i più grandi maestri del cinema italiano. 
Perché le vie del cinema sono infinite, e Narni da più di vent’anni le percorre quasi tutte.
La città umbra a metà strada tra Roma e Assisi e perfettamente al centro geografico dell’Italia (con buona pace delle rivendicazioni di Foligno e Rieti), con i romanzi fantasy di C.S. Lewis, in realtà, c’entra abbastanza poco: lo scrittore inglese trovò il nome in una mappa dell’Italia antica (Narnia è il nome latino di Narni) e lo scelse solo perché gli piaceva il suono, senza aver mai visitato, in realtà, la città.
Quando però nel 2005, il kolossal della Walt Disney ha rilanciato in tutto il mondo l’universo di Narnia, la sua omonima ha cercato di cavalcare quel successo imbarcandosi in improbabili paralleli tra il mondo immaginato dallo scrittore inglese e le leggende custodite dalla città del Gattamelata.
Non c’è invece alcun dubbio sul ruolo fondamentale che il comune umbro riveste nella salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico del cinema italiano: Roberto Rossellini e Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Aldo Fabrizi, Giuliano Montaldo e Nanni Moretti, Carlo Lizzani e Gigi Proietti e ancora Carlo Verdone, Vincenzo Cerami, Silvana Pampanini, Pasquale Squitieri, Anna Magnani: sono tutti passati di qui. E chi non ci è passato fisicamente ha lasciato il suo nome ad una delle vie o delle piazze di questa città di ventimila abitanti che prende il nome dal fiume Nera.


Dal 1995 il Comune di Narni in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia ha infatti inaugurato un duplice progetto chiamato “Le vie del cinema”, che da una parte vede l’intitolazione delle vie e delle piazze ai grandi nomi del cinema italiano e dall’altra l’organizzazione di una rassegna cinematografica interamente dedicata ai film restaurati, giunta quest’anno alla 23ma edizione.
Fondata da Giuliano Montaldo, la rassegna è diretta oggi da Alberto Crespi e fa parte della rete dei festival del cinema dell’Umbria insieme all’Umbria Film Festival di Montone, il Perugia social film festival, il Festival del cinema di Spello e il festival Popoli e Religioni di Terni.


“Tutto nacque dalla campagna lanciata dall’allora ministro dei beni culturali Walter Veltroni – racconta Crespi – il cui sogno era che ogni comune italiano adottasse un film finanziandone il restauro. Narni fu uno dei primi comuni a rispondere all’appello, e simultaneamente ci fu la decisione di dedicare le vie di Narni scalo ad alcuni cineasti”.
Quest’anno il festival si svolge dal 3 all’8 luglio, triplicando peraltro gli appuntamenti abituali: se la rassegna dei capolavori del cinema italiano, come accaduto negli ultimi anni è affiancata da una, dedicata ai bambini, quest’anno il festival approda anche nel centro storico di Narni per una riflessione più ampia sul rapporto fra cinema e storia.
“Le vie del cinema diventa quindi un festival che unisce le due discipline – spiega Crespi - storia del cinema e Storia con la “s” maiuscola in una formula inedita”.


Nel pomeriggio la kermesse si sposta nel cuore del centro storico della città – il complesso monumentale di San Domenico – per sei lezioni di storia incentrate sul 1917, anno decisivo per la l’Italia e per il mondo, arricchite da spezzoni di film sull’argomento e la partecipazione di storici di prestigio come Gianni Cipriani, Maria Ferretti, Daniele Fiorentino, Nicola Labanca, Marco Mondini e Andrea Nicolotti.
Il complesso di San Domenico, peraltro, ospita anche “Narni sotterranea”, ovvero i locali del tribunale dell’Inquisizione dove si possono visitare anche una cripta del XII secolo, una cisterna romana, le stanza delle torture e la cella dove sono ancora presenti le iscrizioni lasciate dai prigionieri nel XVII secolo, alcune ricche di simboli alchemico-massonici non ancora del tutto decifrati.
Per quanto riguarda le serate, il programma vedrà grandi gioielli del cinema italiano commentati da altrettanto importanti nomi: si parte lunedì 3 luglio con la Presa di Roma (primo kolossal del cinema italiano, sulla breccia di Porta Pia) e Nel segno di Roma di Guido Brignone e Michelangelo Antonioni, peplum ambientato nella città siriana di Palmira divenuta, in anni recenti, simbolo della lotta contro il terrorismo, e ad introdurli sarà Gianni Amelio, reduce dal successo di La tenerezza.


Il 4 luglio sarà la volta di Quien Sabe? di Damiano Damiani con lo storico Amedeo Feniello, il 5 è il turno di Germania anno zero di Roberto Rossellini presentato dal figlio Renzo; il 6 luglio Giuliano Montaldo commenterà Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani da lui interpretato come attore agli inizi della sua carriera, venerdì 7 la rassegna propone Il Gattopardo di Luchino Visconti mentre sabato 8 il gran finale sarà dedicato a Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli, girato sette anni dopo il golpe dei colonnelli in Grecia, e a brevissima distanza da analoghi tentativi autoritari in Italia, che sarà introdotto e commentato da Steve Della Casa, critico, conduttore di Hollywood Party e tra i fondatori del Festival di Torino.


Per i bambini la rassegna propone attività ludiche e la proiezione di Lilli e il vagabondo, Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, Alice nel paese delle meraviglie, Pomi d’ottone e manici di scopa, Mary Poppins e Le avventure di Peter Pan.
Sin dalla prima edizione la caratteristica peculiare di Le vie del cinema è quella di unire l’anima cinefila da festival (fatta di cinema restaurato, rarità, incontri con l’autore e dibattiti) a quella più popolare dell’arena all’aperto. Il festival si svolge infatti all’interno della suggestiva location del Parco dei Pini di Narni scalo: un grande giardino pubblico dove viene montato ogni estate lo schermo cinematografico più grande d’Europa.
Oltre a recuperare grandi capolavori della settima arte spesso dimenticati, quindi, la rassegna diretta da Crespi recupera anche un modo stesso di vivere il cinema. Che, spenti telefonini, tablet e computer, torna ad essere un rituale collettivo, un grande spettacolo da gustare sotto le stelle e senza bisogno di occhiali 3D.
“Ho sempre seguito questa rassegna di Narni – ci raccontava anni fa Carlo Lizzani, tra gli ospiti più affezionati del festival - e credo che dia un grande contributo alla memoria del cinema. E’ un appuntamento ormai importante che ogni anno rivisita un segmento di quest’enorme miniera rappresentata da quello che il cinema italiano ha accumulato nei decenni”.


“Ci sono delle serate straordinarie – commenta da parte sua Montaldo - vedi le persone sedute per terra, tanti bambini, silenziosi, attenti. Vecchie nonne con i nipoti, e a fianco magari lo stesso sindaco. Una volta vicino a me c’era una donna, avanti negli anni, che stava guardando I soliti ignoti su quello schermo immenso, e sentivo che ripeteva ‘bello, bello!’. Ad un certo punto le ho detto: ma lei non lo aveva mai visto? E lei mi ha risposto: “sì, ma piccolo”. “Secondo me - aggiunge il grande regista genovese - è una battuta fondamentale. Chissà quante volte lo aveva visto in televisione, ma improvvisamente lo vedeva su quel lenzuolo enorme a Narni, e finalmente non ha più visto semplicemente un film: ha visto il Cinema. Ho telefonato a Monicelli per dirglielo, ed è stato molto contento”.


Lo stesso Monicelli, d’altra parte, è stato per anni un habitué del festival, dove ha presentato molti dei suoi film restaurati. Confessando, peraltro, un grande amore per l’Umbria: “L’ho girato tutto qui L’armata Brancaleone – ci aveva raccontato in un’intervista - L’Italia centrale era, come sempre, la vera Italia. L’Italia non è né il Piemonte, come credevano i piemontesi, e nemmeno Napoli. L’Italia vera è quella centrale: Toscana, Marche, Umbria e Abruzzo. Qui si è svolto tutto quello che serviva all’Italia”. “D’altra parte Brancalone è umbro, perché viene da Norcia - aveva aggiunto - questa è l’Italia autentica: Tutto il resto è di supporto”.
E la città di Narni ha ringraziato il grande maestro intitolandogli, dopo la sua morte, il cinema cittadino che - non a caso - è una delle ultime sale cinematografiche di una volta: non un multisala tutto 3d e supereroi ma un luogo di incontro, dove si possono vedere ancora film d’essai e addirittura acquistare le vecchie videocassette con il cinema d’autore anni ’90.
“Qualche anno fa – aggiunge Montaldo – Il Comune di Narni mi ha chiamato anche per inaugurare, in una scuola, una sala cinematografica. Ebbene, l’idea che mentre i cinema e i teatri chiudono, esista una scuola che ha un’aula dedicata al cinema, credo sia davvero una cosa straordinaria”.

 

Arlando Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.