Spettacolo

“È nata una stella”, autobiografia di hollywood e di lady oscar. Musica e cinema incassano nei flop attuali

Paradossalmente Lady Gaga, che ha ritrovato i Queen alla Notte degli Oscar, non ha mai cantato Radio Ga Ga.

di |

Lady Gaga batte i Queen per 4-0.
Soggetto, sceneggiatura, interpretazione e musica dell’autobiografia del brutto anatroccolo newyorkese hanno superato nettamente quelli della biografia del gruppo britannico dal quale la stessa Lady Gaga ha preso il nome.
Se Bohemian Rhapsody è un affresco magniloquente ma a volte sopravvalutato, un’autocelebrazione edulcorata e pesantemente rimaneggiata rispetto alla realtà storica, A Star is Born è esattamente il contrario: la rivisitazione di un grande classico che sta al cinema come Romeo e Giulietta sta al teatro, ma che nella sua riscrittura contemporanea riesce a raccontare in modo sorprendentemente fedele la vicenda dell’attrice protagonista, che è anche la più grande rockstar del momento.
E se la storia di Freddie Mercury, proprio per la sua poca sincerità, risulta appagante sotto il profilo estetico ma incapace di scaldare il cuore, la fiaba romantica del grande divo che si innamora di un’artista sconosciuta e le lascia il suo posto nell’Olimpo, si trasforma in due ore di lacrime e commozione, tanto che quando esci dalla sala – con gli occhi ancora rossi – non puoi che domandarti da quanto tempo non piangevi così tanto al cinema.
E’ nata una stella, come si diceva, è uno dei più grandi classici della settima arte: ispirato a una storia vera, conta quattro film, tre Oscar veri e due Grammy veri, due Oscar fittizzi e altrettanti Grammy altrettanto fittizzi. Ma anche sei Oscar vinti dalle stelle della pellicola che, all’uscita del film, erano le più grandi dive della loro epoca: due Oscar li ha presi Mary Pickford, che ha ispirato la trama, altri due Barbra Streisand che l’ha interpretata nel 1977, e uno ciascuno Jane Ganyor, Judy Garland e Lady Gaga.
La prima versione del film risale nientemeno che al 1937, e già allora raccontava una storia antica come le fiabe.


Diretto da William A. Wellman e interpretato da due premi Oscar come Jane Ganyor e Frederic March, E’ nata una stella si rifaceva in parte a un altro film (A che prezzo Hollywood, del 1932) e in parte alla storia di Mary Pickford e del suo primo marito Owen Moore.
Mary Pickford è stata una delle prime grandi dive del cinema muto: soprannominata “la fidanzatina d’America”, ha fondato la United Artists con Charlie Chaplin, David W. Griffith e Douglas Fairbanks e ha vinto due Oscar a distanza di più di quarant’anni: uno come migliore attrice nel 1930 e uno alla carriera, nel 1976.
Owen Moore era uno degli attori più celebri di Hollywood quando – nel 1909 – aveva conosciuto a teatro la giovane attrice e l’aveva fatta debuttare sul grande schermo con lui.
Quando la sua carriera era stata messa in ombra dalla rapida ascesa della moglie, Owen si era rifugiato nell’alcool, scivolando in un declino che in poco tempo l’avrebbe portato al divorzio e alla morte, nel 1939. Significativamente la sua ultima interpretazione è un ruolo minore proprio in E’ nata una stella.


D’altra parte sin dalla sua prima versione questo melodramma rappresenta una vera e propria autobiografia di Hollywood: non a caso una delle scene più importanti è ambientata alla Notte degli Oscar, con Norman ubriaco che rovina la premiazione di Vicki. Il film, poi, un Oscar lo avrebbe vinto davvero, per la sceneggiatura.
Nel 1954 George Cukor dirige un remake del film, interpretato da Judy Garland (la celebre Dorothy del Mago di Oz nonché madre di Liza Minnelli) affiancata da James Mason. Anche in questo caso i protagonisti del musical sono due attori di Hollywood e torna la scena ambientata durante la Notte degli Oscar, che questa volta – però – non si avvera: nonostante la 6 nomination, infatti, il film non vincerà nemmeno una statuetta.
La terza versione, diretta da Frank Pierson nel 1976, sposta l’ambientazione dal mondo del cinema al quello della musica: la stella nascente, stavolta, è interpretata da Barbra Streisand, mentre il marito-pigmalione è il cantante country Kris Kristofferson.


Nella nuova versione il cantautore John è già alcolizzato e tossicodipendente quando incontra in un night la sconosciuta Esther. A differenza dei suoi predecessori, però, John tradisce la moglie e la lascia, anche se solo temporaneamente. Se nel modello originale, poi, l’uomo si suicidava proprio per lasciare libera la sua amata (che avrebbe rinunciato alla carriera per fargli da infermiera) qui John muore meno romanticamente in un incidente d’auto.
La cerimonia degli Oscar viene – ovviamente - sostituita con quella dei Grammy, ma anche in questo caso la finzione diventerà realtà: Barbra Streisand vince infatti veramente il Grammy per Evergreen e per la stessa canzone ottiene anche l’Oscar.
Tornata dopo più di quarant’anni, l’ultima versione di E’ nata una stella, diretta e interpretata da Bradley Cooper, segna il debutto come regista e cantante dell’attore caro a Clint Eastwood e di Lady Gaga come protagonista di un film.
Gaga ha ricevuto la “benedizione” della stessa Streisand, mentre Cooper è andato a girare la sequenza iniziale del film sul palco del Glastonbury festival introducendo il concerto di Kristofferson. Se gli spettatori del Live Aid in Bohemian Rhapsody sono finti, generati con la computer grafica (dello stadio di Wembley è stato ricostruito solo il palco) quelli dei concerti di E’ nata una stella sono quindi tutti verissimi. E si sente.
La sceneggiatura riprende in gran parte il copione del 1976 recuperando però anche molti elementi della versione originale, ma anche tanti della vita della stessa Lady Gaga: dagli esordi in locali di drag queen alla carriera da pop star che finisce per coprire il suo talento e la sua anima, fino ai complessi per i suoi difetti fisici.
In effetti quello che rende così emotivamente coinvolgente A Star is Born, è proprio la verità che traspira: il film ci mostra, di fatto, per la prima volta il vero volto di Lady Gaga senza parrucche, vestiti ridicoli e trucco pesante.

E scopriamo, che – effettivamente – Stefani Joanne Angelina Germanotta è una ragazza bruttina e insignificante, con un naso ingombrante e capelli anonimi che contribuiscono a renderla complessata e insicura, ma con una dolcezza, una voce e un talento che non possono non farti innamorare follemente, come accade a Jack. Un talento che, però, per entrare nell’industria discografica e conquistare le masse, viene soffocato dietro un look aggressivo, sintetizzatori, coreografie pacchiane e ballerine, mentre le incantevoli ballate folk sono costrette a cedere il passo al pop più commerciale. Anche il passato da crooner del padre di Ally appare come una strizzata d’occhio a Tony Bennet, ultimo grande crooner e “padre artistico” di Gaga e l’etichetta discografica che lancia Ally – la Interscope - è non a caso quella di Lady Gaga e della colonna sonora del film; non manca, nella pellicola, una sortita al Saturday Night Live (il più celebre spettacolo televisivo americano, che ha lanciato tra gli altri i Blues Brothers) con una comparsata di Alec Baldwin nei panni di sé stesso, e – ancora una volta – la cerimonia dei Grammy, con premiazione e gaffe incluse.


La storia commuove tanto anche perché, contrariamente a quelle che siamo abituati a vedere al cinema, racconta un amore puro, che non cede né ad egoismi, né a tradimenti, né tanto meno a separazioni. Ally e Jack si amano: si amano davvero e si amano per tutto il film e affrontano insieme anche i momenti più difficili, cosa che rende il finale ancora più straziante.
D’altra parte non c’era bisogno dello sguardo complice che i due protagonisti si sono scambiati alla Notte degli Oscar e che ha fatto discutere per giorni, per capire che tra Gaga e Cooper ci sia un’intesa reale, anche se non sappiamo quale...
“Ho abbandonato Stefani per molto tempo – ha detto la rockstar in lacrime agli American Cinematheque Awards – e mi sentivo un supereroe a farmi chiamare Lady Gaga. Bradley mi ha lanciato questa sfida: farmi ritrovare Stefani, perché per questo film sono dovuta tornare ad essere quello che ero. E per questo gli sono così grata: non solo per aver fatto di me un’attrice più brava, ma perché ho trovato un grande professionista, ma anche un amico che mi ha fatto sentire me stessa e non mi ha mai giudicato. E questo per me significa tutto: non ho mai avuto un’esperienza artistica come questa”.


Paradossalmente Lady Gaga - che ha ritrovato i Queen proprio alla Notte degli Oscar – non ha mai cantato Radio Ga Ga, nonostante si sia esibita in concerto anche con gli stessi Queen. Ma, d’altra parte, nemmeno i Rolling Stones, pur suonando con Muddy Waters, hanno mai cantato Rollin’ Stone. Stranezze del rock.

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.