Spettacolo

SERIAL LOVER: DA Chernobyl a Fleabag, le serie da non perdere

Piccola guida per non perdersi nel mare magnum della tv on demand. Netflix, Sky, Amazon

di |

La nuova televisione, in cui hanno fatto il loro ingresso le piattaforme on demand - che offrono la visione in streaming - diffonde negli spettatori questa sconcertante sensazione che si ripropone ogni volta che carichiamo sul nostro schermo la loro homepage: c'è tanta di quella roba ma non si capisce cosa sia più interessante scegliere. Bisogna davvero vedere 10 minuti di tutto con l'ansia di ravanare quanto più possibile per riuscire finalmente a trovare ciò che possiamo amare di più? E' come trovarsi di fronte ad uno sterminato buffet con tante proposte sconosciute, molte delle quali rischiano di rovinarci l' appetito senza garantirci il piacere. Possibile che uno debba lavorare e impegnarsi anche quando accende la televisione dopo una giornata di lavoro? Quanto era bello una volta abbandonarsi alla ipnotica passività di Rai Uno e Canale 5. Era bello, ma anche no. La disponibilità di scelta che oggi il piccolo (piccolo?) schermo ci offre è una chance che abbiamo sognato per anni. Ma è un po' come andare in vacanza e non conoscere le mete e le scoperte più preziose: basta avere le dritte giuste. Cominciamo da quelle più semplici.

Su Sky On Demand, per esempio, sono da poco iniziate due serie eccellenti. La prima si chiama Chernobyl, 5 puntate, ideata da Craig Mazin, con attori notevoli come Jared Harris, Stellan Skarsgard, Emily Watson. Il più grande disastro nucleare rievocato con potenti e ambiziose ricostruzioni ed una sceneggiatura ambiziosa: poteva andare incredibilmente peggio se il nucleo esploso avesse contaminato le falde acquifere infestando la vita di quasi 50 milioni di persone. Il set ha la vividezza impressionante del cinema, la scrittura le dotazioni di conoscenza di una buona inchiesta.

L' altra è la seconda stagione di Big Little Lies (7 puntate) ideata da David Kelley, con un cast di star come Nicole Kidman, Laura Dern, Reese Whiterspoon alle quali in questa stagione si è aggiunta addirittura Meryl Streep (ma anche la regia di un'autrice importante come Andrea Arnold): riuscirà la Streep nella parte della madre del violento marito della Kidman morto “in un incidente” alla fine della prima stagione a capire come sono andate davvero le cose? L' alta borghesia delle west coast, le sue spiagge da sogno e lo spettro della violenza patriarcale ibridano un opera buffa femminile in cui aleggia il thriller e il racconto frantumato e ossessivo del rap.

In realtà, il vero disorientamento di cui parlavamo prima, si irradia nei nostri occhi quando apriamo netflix.

Ecco due suggerimenti per incontrare narrazioni attraenti, ottimi attori ed una intelligenza emotiva capace di sostenere diverse ore di racconto: Quicksand, 6 puntate, di Pontus Edgren e Martina Hakansson, un dramma processuale svedese, con protagonista un' adolescente coinvolta in una strage liceale, la cui tensione si allenta solo nella puntata finale dopo una ricostruzione d'ambiente ricca, sfaccettata, romanzesca. Mentre Black Summer (John Hyams e Karl Schaefer ne sono i creatori), è una autentica sorpresa per gli amanti della fantascienza apocalittica e distopica: uno zombie movie lungo 8 episodi, dall'action cianotica e minacciosa, dal ritmo forsennato e allucinatorio. La resa dei conti finale, in una città infestata da frenetici morti viventi, fa impallidire (o meglio barcollare definitvamente), le ultime stagioni stanche e ripetitive di The Walking Dead.

Ma la novità più originale, la serie imperdibile del momento è su Amazon Prime: Fleabag, seconda stagione. Chi ha visto la prima sa che questa serie, ideata, scritta e interpretata da Phoebe Waller Sanders – un personaggio da non perdere di vista: capace di impersonare un androide in Solo: a Star Wars Story come di rimaneggiare la sceneggiatura del prossimo film di James Bond – aveva una comicità scoppiettante che gravitava intorno a lei, una single svalvolata, bulimica di sesso, in perenne colluttazione con gli scampoli di una famiglia disfunzionale ed un drammatico senso di colpa nei confronti della morte di un' amica, uno sorta di Woody Allen al femminile dal dialogo guizzante e il terapeuta sempre dietro l'angolo,

La seconda serie, che ha le più belle recensioni di una serie tv da molti anni a questa parte (“perfetto”, “straordinario”, “miracoloso”), inizia con una strepitosa e catastrofica cena di famiglia in cui Phoebe Waller Bridge perfeziona il colpo secco del suo stile: lo sguardo in macchina, una sorta di “a parte” teatrale con il quale confida solo al pubblico i suoi pensieri – ma anche un insolente e sporco invito alla nostra complicità: lo sguardo del compagno di classe che allude ai calzini spaiati dell'insegnante di chimica o al suo alito cattivo.

Tutta la serie ruota intorno al fatto che questa donna “avida, pervertita e vuota” (è lei stessa a definirsi così nella prima) deve confrontarsi con una sorella agli antipodi (conformista, autoritaria, fragile come uno stiletto di vetro) e un nuovo personaggio, un prete sexy (Andrew Scott) e anarchico come lei, di cui si innamora dalla seconda puntata.

Per usare ancora una volta le sue parole: riuscirà a “farsi Dio”?
 

Mario Sesti

di Mario SestiCritico e Festival Curator