Spettacolo

100 serie da non perdere. La tv e l’evoluzione della fiction.

Breaking Bad, ideato da Vince Gilligan (2008-2013, 6 stagioni, su Netflix).

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62 episodi che qualcuno ha avuto il coraggio di vedersi di seguito sono l'esercito di puntate che compongono quella che molti considerano probabilmente la più celebre delle serie tv contemporanee. Sicuramente tra le più premiate, con due Golden Globe e decine e decine di Emmy e di onorificenze delle associazioni di attori, sceneggiatori, critici. Che cosa racconta? C'è poco da spoilerare dato che già dai primi minuti lo spettatore è messo a conoscenza delle informazioni fondamentali: un ex candidato al nobel della chimica, ridotto a insegnare in un liceo, sposato con una casalinga disperata e padre di un teenager disabile, scopre di avere un cancro ai polmoni (pur non avendo mai fumato in vita sua): per cercare di lasciare ai suoi familiari il necessario per andare avanti dopo la sua morte, all’insaputa di essi, diventa il produttore più ricercato della più pura metamfetamina di tutto il New Mexico. I suoi punti di forza sono:  l’alternanza di svolte di grande tensione da thiller e di humour oltraggioso, di ansia e sarcasmo (un po' come nelle sceneggiature dei fratelli Coen);  l’attore protagonista, Bryan Cranston, che scava nella rabbia e frustrazione di quest’ “uomo invisibile” forme d’impassibilità da rettile, esplosioni di furore e profondi burroni di dolore e solitudine - insieme alla sua controparte adolescenziale, Aaron Paul, forma una coppia di crudele e spietata tragicità. Ma, soprattutto, con le sue inquadrature impossibili (da dentro lavandini, dalla sommità di soffitti o dal pavimento di una piscina)  è forse la serie più vicina alla pulsione visiva del cinema, alla forza con la quale il grande schermo inietta emozione ed intensità nella forma di uno sguardo.
 

 

Girato su pellicola, ha la fotografia ricca di contrasti cromatici di Michael Slovis e ritorna sin dall’inizio con regolarità in paesaggi western fatti di deserti abbacinanti. Uno dei film preferiti del suo ideatore, Vince Gilligan, infatti, è C’era una volta il west di Sergio Leone (“Ti sembra quasi che dovresti guardarlo con i Ray Ban per proteggerti dalla polvere e dalla luce impietosa”, “The New Yorker”). Tuttavia è nell’intimità della famiglia, nell’universo domestico (chiuso in bagno, sulla sponda del letto, frugando tra i mille nascondigli dove conserva ingiustificabili quantità di droga e denaro) che il protagonista appare più indifeso e terrorizzato, più fragile, crudele e indimenticabile.

 

Mario Sesti

di Mario SestiCritico e Festival Curator