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SHANGHAI-ITALIA: 1000 opportunità dai grandi limiti sociali.

Arte, mostre e pittura nel fashion district di "Tela" tra Italia e Cina.

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Occidente-Oriente, Italia-Cina, commercio-sviluppo, industria-innovazione… parole, queste, che oramai vengono sempre citate assieme. ”La cina è vicina” poteva sembrare solo una semplice rima, ma come dati reali confermano, la Cina è già arrivata e forse ci ha superato. Ma quanto conosciamo di questa misteriosa cultura, seppur ricca di pregiudizi? Quali altri valori conserva oltre al commercio industriale e alla manodopera a basso costo? Tante sono le domande che mi sono posta dal momento in cui ho voluto approfondire la mia ispirazione artistica così proiettata verso la Signora Cina. Quanto si sa del rapporto tra arte e Cina, e nel mio caso arte occidentale e mercato cinese?

Credo che il modo migliore per poter rispondere a molte domande sia di vivere questa cultura personalmente. E direttamente intendo fare la valigia e partire per Shanghai alla ricerca delle mie risposte. Shanghai non rappresenta il fulcro dell’arte, al contrario di Pechino, dove nel giro di pochi anni si è creato un vero e proprio business con la costruzione del “798”; un enorme distretto artistico con centinaia di gallerie d’arte. Shanghai però mi attirava perché, seppur meno inserita nel mercato di arte contemporanea, ha subito negli anni un enorme cambiamento che ha stravolto e rivoluzionato la città, più di qualsiasi altra città cinese. Da qualche anno si è creato un distretto artistico, Moganshan 50 (M50), che ospita oltre cento artisti i cui studi sono aperti al pubblico. Ex fabbrica della Seta, M50 è diventata una delle dieci attrazioni più interessanti di Shanghai. Il nome deriva dalla strada in cui questa ex fabbrica è ubicata, Moganshan Road.

Dopo il boom degli artisti cinesi nel mercato internazionale. Anche l’Italia ha iniziato delle strette collaborazioni con molti di loro, dedicando mostre personali e progetti urbani e contemporaneamente, solo due anni fa, è stato creato a Pechino, all’interno del Museo Nazionale, uno spazio tutto dedicato al design, arte, eventi e workshop sul made in Italy “Spazio Italia”. Esistono concorsi rivolti ad artisti emergenti italiani , ai quali viene offerta la possibilità di eseguire le opere direttamente in Cina e premiati con mostre in prestigiosi luoghi. Sembra facile da qui pensare di potersi introdurre nel mercato grazie anche ai tanti esempi di italiani che hanno avuto successo in Cina. Nel mondo dell’arte, però, è un po’ diverso. La Cina possiede sicuramente una cultura ricca di simboli e tabù ma ancor oggi risulta uno Stato che non permette libertà di parola e di espressione… ma cos’è l'arte se non personale comunicazione? Ecco perché mi riferivo al fatto che non è poi così semplice introdurre un proprio linguaggio artistico a chi è cresciuto con una imposizione di pensiero! e quanto sia determinante la censura di Stato che impone all’artista limiti espressivi da rispettare. Il solo titolo di un’opera che contenga allusioni politiche può addirittura impedire alla stessa di entrare in Cina.

Artisti stranieri al lavoro ospiti dello Swatch Peace Art Hotel di Shanghai

 

E’ curioso quando un collezionista cinese entra nel tuo studio di pittura e si impressiona solo di fronte a quadri estremamente colorati (se vi sono paesaggi è meglio) ed esclude categoricamente tutto ciò che è cupo e nero (è il colore della morte, delle tenebre ). Eppure è successo anche a me. Ho ricevuto consensi su lavori solo per il fatto che ci fosse una grande predominanza del rosso, (colore del potere, fortuna e ricchezza), o del giallo, (colore dell’Imperatore e del successo); questo per capire quanto siano ancora influenzati dalla loro cultura senza lasciarsi trasportare da una reale emozione che un’opera possa trasmettere, che prima deve passare sotto il ”metal detector” dei loro codici, simboli, significati. Mi sono trovata a dover modificare un mio dipinto perché non “era sufficientemente colorato”. Un altro limite è poi rappresentato sicuramente dalla lingua. Risulterà a molti banale la mia affermazione, ma credo che nell’arte sia ancor più limitativo avere un traduttore, (spesso giovani studenti), che traduca lettera per lettera quello che dici tu con emozione per descrivere la tua arte e che venga riportato invece in una maniera cosi freddamente fedele, parola per parola, tralasciando il sentimento; ciò è davvero sconfortante, ma è spesso l’unica soluzione. Per non parlare della simbologia delle mani, il simbolismo cinese è nettamente diverso dal nostro. Mi è capitato in taxi di notare l’autista che fissava la mia mano come se ci fosse scritto qualcosa mentre io tentavo, invano, di fargli capire con il braccio dritto che doveva proseguire per la strada. Ridicolo, no?!

 

M50 a Shanghai

 Galleria all'interno del distretto artistico M50 a Shanghai.

 

Ma forse è tutto questo che rende affascinante l’avventura, la voglia di “farsi capire” e di capire con linguaggi diversi cosa ci lega. Città come Shanghai, dove all’improvviso ti trovi in strade luccicanti con i migliori Brand occidentali e poi giri l’angolo e compri a pochi centesimi un pacchetto di carta con castagne e patata dolce arrosto. Paradossi questi che ho vissuto nel breve tempo trascorso in questa città dalle “mille opportunità” ma dai grandi limiti sociali. 

Clarissa Campironi

di Clarissa CampironiArtista italiana.