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WWF e conflitti armati: salvaguardia e sensibilizzazione in Africa

Il parco di Dzanga Sangha è la nuova speranza per gli elefanti.

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Nel devastante conflitto armato che ha diviso la Repubblica Centro Africana, elefanti, gorilla, leopardi e scimpanzé hanno trovato rifugio in un luogo straordinario: Dzanga Sangha, un vero santuario naturale per le specie emblematiche del bacino del Congo.
Nascosto nel mezzo di una foresta tropicale, questo patrimonio dell'umanità è riuscito a sopravvivere in gran parte grazie al supporto continuo del WWF, l'unica ONG rimasta presente durante l'intero conflitto. Questa è la vera storia di coloro che hanno fatto trionfare Dzanga Sangha riaprendola ai turisti il 1 Luglio 2014.
Riporto di seguito una importante testimonianza del lavoro del WWF per la protezione e salvaguardia di Dzanga Sangha nella Repubblica Centrafricana.

All'alba del 6 Maggio 2014, un gruppo di bracconieri armati irrompe nel parco e si dirige verso Dzanga Baï, una radura il cui suolo, ricco in sali minerali attira centinaia di elefanti a qualunque ora del giorno e della notte.
Queste rare distese sono gli unici luoghi ove è possibile osservare con facilità questi maestosi animali che risulta difficile trovare nelle fitte giungle del bacino del Congo.
Sfortunatamente le radure sono anche i luoghi in cui gli elefanti sono più esposti al bracconaggio: in tutta l'Africa il numero degli elefanti ha visto una drastica diminuzione del 60% negli ultimi dieci anni.
Il 6 Maggio 2014, non è diverso dagli altri giorni; il Paese è già sommerso dal terrore: dalla fine del 2012 le milizie dei Seleka disseminano violenza nel nord del Paese, fino ad arrivare alla capitale Bangui. Gli uffici del WWF vengono assaltati, il personale cerca modi alternativi per continuare a fare il loro lavoro creando uffici di fortuna nei magazzini delle loro abitazioni.
Non possono arrendersi ora che I Seleka avanzano verso Bayanga, una città confinante con Dzanga Sangha. Proteggere queste aree è di primaria importanza al mandato di conservazione del WWF nella Repubblica Centro Africana.

La sorprendente biodiversità e la vulnerabilità della fauna al bracconaggio rappresentano ragioni sufficientemente valide per restare anche durante momenti di profonda sofferenza e guerra.
I Seleka non ci mettono molto a raggiungere Bayanga, che occupano all'inizio di Aprile 2013. Il 7 e il 19 Aprile attaccano violentemente gli uffici del WWF.
Ero terrorizzato,” - confessa Jean-Bernard Yarissem, coordinatore del programma del WWF - “ I Seleka avevano preso di mira me come coordinatore del programma. Mi sono dovuto nascondere nella foresta restando senza acqua né cibo per un giorno intero, I miei colleghi mi davano per morto".

Mentre l'intero Paese cadeva a pezzi, il WWF continuava a finanziare le guardie forestali che lavoravano a Dzanga-Sangha, permettendogli di continuare le perlustrazioni, soprattutto alla salina.

Eravamo pienamente coscienti dell' immensa responsabilità che avevamo” sottolinea Yarissem. “ La salina è un dono prezioso per l'intera umanità. Fa parte del nostro lavoro fare qualsiasi cosa per proteggerla”.
Il 6 Maggio del 2014 tutto cambia drasticamente; approfittando dell'instabilità della regione, il 17 dello stesso mese, i bracconieri irrompono nel parco passando per il Sudan.
Non c'era nulla che potessimo fare” afferma Yarissem. “Erano armati fino al collo con AK-47 e lancia razzi, bisognava scegliere tra la vita delle guardie forestali e quella degli elefanti. L''unica decisione possibile era evacuare le guardie", spiega.
Per 48 ore di fila I bracconieri uccidono brutalmente 30 elefanti accaparrandosi le zanne. Dopo aver caricato tutto sui loro furgoni fuggono indisturbati.

 



Quando le guardie forestali tornano alla radura, la trovarono devastata. "È stata una visione raccapricciante, ma una grande motivazione per continuare il lavoro", spiega Yarissem.
Mia moglie non voleva tornassi, pensava fosse troppo pericoloso” ricorda Flavien Pany, una delle prime guardie ad essere tornata a lavoro. “Le ho spiegato che avevamo un obiettivo da raggiungere, la protezione della salina.”.
Nel frattempo a Bangui, Yarissem fa pressione su tutte le ONG, Unesco, il Governo , coinvolgendo perfino alcuni gruppi di ribelli, perché tutti insieme sostenessero la causa di Dzanga Sangha.
Dovevamo spiegare a questi gruppi armati che non prendevamo parte al conflitto ma
che il nostro unico scopo era quello di difendere il patrimonio naturale dei loro stessi figli
”, sottolinea Yarissem.

Nel settembre le autorità provvisorie proclamano Bayanga regione militare. Questo nuovo status permette al WWF di negoziare direttamente con le autorità locali e centrali e chiedere un chiaro impegno per la protezione di Dzanga Sangha. Un accordo viene segnato alla fine di Novembre e approvato dalle nuove autorità dopo che le milizie di Seleka lasciano l'area il 5 Dicembre 2013. Nonostante la perdita di 30 elefanti, la salina è ora salva.
Dopo sei mesi il parco riaprì ai turisti, anche se le visite sono scarse. Ma dopo il massacro, la natura ha rivendicato I suoi diritti, gli elefanti sono tornati. Ora la salina può riprendere a vivere insieme ai suoi elefanti.

Janike Catton

di Janike CattonGiornalista