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Villa Torlonia a Roma: parco, bunker, set della storia e luogo di meraviglie

Pappagalli, “civette” e casa di Mussolini, assolutamente da scoprire.

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giardino delle muse - Villa TorloniaVilla Torlonia è uno dei più sorprendenti e articolati parchi pubblici romani fuori dai tradizionali itinerari turistici e, forse per questo, tra i meno frequentati. 132.000  mq percorribili nell'intero perimetro e nelle stradine interne, si tratta di un giardino rigoglioso “all'inglese”, eppure suggerisce tratti e atmosfere di una città mediorientale: sei tipi di palme delineano viali e contro viali che si fondono alla consuetudine dei pini mediterranei. E poi lecci, querce, cedri del Libano, ulivi, alberi da frutto. Fitti canneti bordano un lago artificiale sullo stesso modello di quelli che nell'800 si costruivano in  Francia. Un paesaggio abitato da pappagallini verdi o “parrocchetti” dal collare che fa da fondale alla villa principale, al Casino dei Principi, alla Casina delle Civette, alla Serra moresca, alla Limonaia, al teatro... Le tracce di storia che si sovrappongono nella villa sono inconsuete e rocambolesche.

Si inaugura nel 1842 per volontà di Alessandro Torlonia, ma è il '900 che l'ha caratterizzata e le ha dato la connotazione finale. E  anche l'uso dei materiali da parte degli architetti che l'hanno lavorata – ferro, ghisa, legno – riportano alla modernità della torre Eiffel che si alterna a forme di conservazione e di imitazione della classicità.  Restaurata di recente dopo anni di rovina ha pagato l'oblio da parte della collettività: è notissima al mondo intero come dimora di Mussolini che la prese in affitto da Giovanni Torlonia jr, figlio del principe Alessandro, per un prezzo mensile simbolico di una lira. Il duce l'ha abitata con la famiglia dal 1925 al 1943. Così è entrata nell'immaginario, nella memorialistica e nella memoria degli italiani restituita dai cinegiornali dell'Istituto Luce come set degli incontri di Mussolini con i capi di stato, come cornice del matrimonio della figlia Edda immortalata mentre saluta dai portici della villa, con Rachele che si adopera negli orti di guerra, e ancora sentiero per il duce a cavallo, che si esibisce in tornei, che gioca a tennis e poi rifugio domestico e festaiolo. Ma prima ancora di essere uno dei set della nostra Storia, nella Villa si sono intrecciati lavori e interventi che ne hanno determinato la conformazione.

 

tatro villa torlonia

 

Oggi si direbbe che dal restauro in poi (durato quindici anni e concluso nel 2006) e dall'acquisto da parte del Comune avvenuto nel 1977 è avvenuta, e ancora è in corso, una “riappropriazione” cittadina, una risignificazione degli spazi che includono il passato ma producono anche nuovo senso: così è per chi fa sport tutti i giorni nei percorsi anche scoscesi  della Villa, per Technotown l'angolo delle tecnologie e il planetario  per  ragazzi all'interno dell'edificio di ispirazione medievale, per il “teatro di villa Torlonia” attivo e restaurato da poco più di  un anno, la Casina delle Civette che comprende anche una biblioteca di Arti Applicate, il Casino dei Principi sede di esposizioni transitorie  del '900 italiano, con una  sala delle vedute affrescata con trompe l'oeil raffiguranti Napoli, e anche sede  dell'Archivio della corrente pittorica della Scuola Romana (ritagli di giornale, cataloghi, corrispondenze dei pittori protagonisti).

 

 


Il palazzo principale o Nobile visibile immediatamente a  chi entra nel parco dal cancello principale sulla Via Nomentana è  la sfarzosa  residenza che il principe Alessandro aveva fatto realizzare negli anni '30 dell' 800. Si trattava dapprincipio di una palazzina concepita dal Valadier  (l'ideatore della Piazza del Popolo) che ha subìto aggiunte successive da parte dell'architetto Giovan Battista Caretti.  Il principe Alessandro fece affrescare l'interno dell'edificio secondo uno spirito di emulazione dell'antico molto in voga in quegli anni. Del resto il succedersi di imitazioni di atmosfere e rovine antiche caratterizzano tutta la Villa, e corrispondono a un'epoca e un gusto di fine Settecento che si sono protratti in Europa a lungo.

Anche se oggi può apparire a tratti di dubbio gusto, come la lussuosa e sovraccarica sala da ballo, ogni stanza nel palazzo Nobile è concepita diversa dall'altra: la sala di Bacco, nume tutelare della Villa, la camera gotica, il gabinetto di Venere, la sala di Alessandro Magno, in cui si celebra ovviamente Alessandro Torlonia, quella di Psiche ad imitazione della Domus Aurea, la camera egizia con le avventure di Cleopatra e Marcantonio. Espressione dello stesso stile sono due sontuosi obelischi in granito rosa alti più di 10 metri che il principe fece costruire a perfetta imitazione di quelli  faraonici. Su questi Alessandro fece scolpire i versi di un poeta che cantavano la grandezza dei suoi genitori, tradotti in geroglifici egizi eseguiti con grande cura filologica. I due obelischi che dominano il parco provengono dalle cave di marmo vicino al Lago Maggiore e giunsero a Roma facendo parlare di sé, per le vie fluviali e marittime. Il trasporto fino alla Villa fu così grandioso che ne esiste anche una ricca raffigurazione. Sempre in ragione di questa emulazione dell'antico lungo i viali e intorno alle mura di cinta si sommano finte rovine, statue, tempietti, vasi, segni evidenti di una volontà di dimostrare un potere (e che forse affascinarono Mussolini quando ne entrò in possesso)...

 

 

Va detto che i Torlonia che accumularono a fine '700 ricchezze inconsuete erano considerati dei parvenus dalla nobilità romana. Contadini dell'Alvernia (il primo era un tale Marin Tourlonias) si stabilirono in Italia per vendere stoffe. Il commercio riuscì così bene che divennero banchieri e, Giovanni, l'imprenditore, nella seconda metà del '700, acquistò titoli nobiliari dal papa che da lui aveva ricevuto prestiti e appoggi. Il figlio Alessandro si imparentò poi con i Borghese, acquistò opere d'arte e immobili e tra questi appunto l'attuale Villa detta Vigna Colonna, appartenuta ai Colonna e ai Pamphilij ancora prima, quando era residenza agricola coltivata a “carciofolare”,viti e frutteti. Per questo stesso scopo oltre che per celebrare il matrimonio con una Colonna è stato concepito il Teatro Torlonia all'interno della Villa, restaurato e attivo da nemmeno due anni, ed è  praticamente sconosciuto alla maggior parte dei romani. E' stato affrescato da un pittore, Costantino Brumidi che poi ha operato negli Stati Uniti dove si è guadagnato il titolo di Michelangelo d'America, essendo anche l' autore dell'interno della cupola del Campidoglio, a Washington. Ma uno dei luoghi oggi più coinvolgenti del Casino Nobile sono proprio le stanze (ai tempi di Mussolini erano le cucine) consacrate al Museo della Scuola Romana.

Questa corrente pittorica comprende artisti diversissimi tra loro che poi hanno avuto una notorietà di massa come Guttuso, Mafai, Donghi, Capogrossi, De Chirico, Socrate. Ma è qualcosa di più di un museo. E' la restituzione di un spirito del tempo che ha preceduto il conflitto mondiale. Quei quadri interessano perché raccontano di realtà quotidiane e intime, interni di cucine e nature morte quasi metafisiche, adolescenti dagli sguardi inquieti che presagiscono la guerra futura, scorci romani pieni di luce e di silenzio. Giovani cacciatori. Interni borghesi e donne del popolo. Vedute, paesaggi, angoli dell'orto. Attese di qualcosa che sta per accadere. Atmosfere di Roma anni'30 che lo stesso museo e la Villa hanno mantenuto intatta.

 


La Casina delle civette è un altro dei luoghi sicuramente il più misterioso in  cui  ci si imbatte nel percorso lungo il perimetro della Villa. Nasce come fabbricato rustico - detto anche Capanna Svizzera o Latteria -  che divenne poi nel tempo la dimora privata di Giovanni jr. Soprattutto nota per le vetrate degli inizi del '900 a ornare quell'edificio riecheggiante il medioevo, con un tetto di  singolarissime maioliche turchesi, in totale  consonanza con l'Art nouveau. Si tratta di vetrate denominate “le civette nella notte” (eseguite dall'artista Duilio Cambellotti come il resto delle  vetrate della Casina). Una in particolare con tralci d'edera e uva, è diventata il simbolo  dell'edificio e l'ha nominata. Ma le “civette” sono riprese come elementi decorativi un po' ovunque, simbolo della preveggenza e così affini all'attenzione alla magia e all'esoterismo del principe Giovanni. Un organismo apparentemente isolato, eppure incredibilmente in armonia con il resto della Villa.

 

bunker mussolini | villa torlonia

 

Ma oltre a questo e alla Serra Moresca, edificio che evoca invece l'arte islamica  che serviva appunto a “sbalordire il provincialismo romano”, compare anche il bunker , rifugio antiaereo che fece costruire il duce e che passa sotto la Villa. Scavato 6 metri e mezzo sotto il piazzale antistante il Casino Nobile, ha un percorso a forma di croce, gallerie circolari ricoperte di cemento armato spesso 4 metri. Non venne tuttavia mai usato, perché Mussolini venne arrestato prima. Ma se fosse stato completato, sarebbe stato il bunker italiano con il più alto grado di resistenza dedicato alla protezione di una singola personalità.

Sabina Ambrogi

di Sabina AmbrogiGiornalista e Flaneuse