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Francia: Notre Dame de La Salette, luogo bizzarro e affascinante. I “pastorelli” morti poveri e con fama di pallonari

Liquori prodotti dai monaci sin dal 1600 e d'inverno tutto rimane chiuso e totalmente isolato. Qui la prima apparizione della Madonna nel 1846

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Che si creda o meno nelle apparizioni della Madonna, è difficile non credere in Dio, se si viene a Notre Dame de La Salette.
La potenza, la bellezza, la maestà, la meraviglia della natura che ti ritrovi a contemplare, la spiritualità profonda, laica, per niente devozionale né bigotta che si respira in questo singolare santuario mariano immerso nelle alpi francesi, la simpatia dei monaci e delle suore che lo abitano e la fraternità dei volontari che arrivano da ogni angolo del mondo per accogliere turisti e pellegrini, conquistano fatalmente anche l'anima del più cinico e disincantato dei visitatori.
La Salette è un luogo unico del suo genere: lontano da tutto e da tutti, è un centro di cultura, storia, spiritualità e sapori in grado di soddisfare ogni tipo di appetito. C'è il silenzio per chi cerca la pace e gente da ogni angolo del pianeta per chi vuole fare nuove amicizie e confrontarsi con altre lingue e culture, panorami mozzafiato per chi ama la natura, itinerari di trekking per gli appassionati di montagna, preghiera per chi ha bisogno di una rigenerazione spirituale, una biblioteca fornita di libri introvabili, la fabbrica di uno dei liquori più celebri al mondo e persino un festival cinematografico internazionale e un percorso motociclistico.
Tutto sorto intorno alla prima apparizione mariana della storia europea: quella che avrebbe segnato il terreno ai più celebri casi di Lourdes e Fatima, fino alla discussa Medjugorje. Con una storia, però, completamente diversa: assai più singolare e curiosa, capace di unire devozione, cultura, storia, turismo religioso, paradossi e strategie di marketing ante litteram.
Tutto comincia il 19 settembre 1846.
Maxim Giraud e Mélanie Calvat sono due ragazzini di Corps, villaggio di 500 anime nel sud della Francia a un paio d'ore di auto da Grenoble.

Maxim ha 11 anni e Melanie 14: lavorano entrambi come pastori a La Salette, minuscola località montana che conta più vacche che cristiani (sono 73 i residenti) e si trova a circa una giornata di cammino da Corps. Durante la settimana i due pastorelli dormono a casa dei pastori per cui lavorano, e passano l'intera giornata pascolando le mucche in alta montagna.

 


Quel giorno, giunti su una spianata a 1800 metri di altezza, verso le tre del pomeriggio i due pastorelli vedono una donna seduta su una roccia vicino ad una sorgente.

 


La “bella signora” sta piangendo, con il volto nascosto tra le mani. Quando i due ragazzini la raggiungono lei si alza. “Avvicinatevi, figli miei – dice loro – non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio”.
La donna è vestita con l'abito tipico del luogo, ma al collo indossa un crocifisso quantomai singolare: dalle due braccia della croce pedono infatti un martello e delle tenaglie, gli strumenti usati per piantare e togliere i chiodi. Non solo, ma il crocifisso non è la classica statuetta, bensì un uomo vero: un vero e proprio Cristo in minatura, che si muove e geme sulla croce emanando luce, mentre la donna parla ai pastorelli.

 

Dopo aver proseguito lungo un sentiero in salita la donna, seguita dai due ragazzini, lascia a Maxim e Mélanie un messaggio che suona minatorio: “Se il mio popolo non vuole sottomettersi – dice, parlando in francese - sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo”.

 

 


La signora affronta tutta una serie di problematiche riguardanti la vita contadina del luogo, scagliandosi in particolare contro il lavoro domenicale e le bestemmie, ma si sofferma anche a commentare i problemi che ha avuto il raccolto nell'ultimo anno: “Se si guasta la colpa è vostra. Ve l'ho mostrato l'anno passato con le patate, ma voi non ci avete fatto caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest'anno per Natale non ve ne saranno più”.
A quel punto, però, la donna si accorge che Maxim e Melanie non stanno capendo nulla, perché non padroneggiano bene il francese. Così comincia a parlare nel loro dialetto: “Non capite figlioli miei? Velo dirò diversamente. Se avete del grano non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che crescerà cadrà in polvere quando lo batterete”.


La bella signora predice quindi una grande carestia e un'epidemia che ucciderà i bambini al di sotto dei sette anni, ma anche la rovina di noci e uva. Tutte profezie che puntualmente si avvereranno. Promette però, in cambio della conversione, che “le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”. Poi chiede ai due bambini se pregano: “Non molto signora” rispondono entrambi. “Ah, figli mei, bisogna proprio farla, la preghiera alla sera e al mattino. Quando non potete far meglio dite almeno un Padre nostro e un Ave Maria”. La donna si lamenta anche del fatto che a messa d'estate ci vanno solo alcune vecchie e gli uomini lavorano anche di domenica mentre “d'inverno, quando non sanno che fare vanno a messa solo per burlarsi della religione e in Quaresima vanno alla macelleria come i cani”.
Dopo aver dato altri consigli sulla coltivazione del grano, la donna chiede ai due pastorelli di far conoscere a tutto il popolo il suo messaggio. Poi, dopo aver risalito un pendìo e aver chiesto ancora una volta di far conoscere a tutti il suo messaggio, scompare nella luce emanata dal suo crocifisso.

 

Appena tornati a casa, Maxim e Mélanie raccontano l'accaduto ai loro padroni e ai genitori e la notizia fa in breve il giro del paese: vengono informati il sindaco e il parroco che interrogano subito i due ragazzini.
Tra i più turbati c'è il padre di Maxim, che è ateo, mentre il parroco si dimostra subito entusiasta: annuncia l'apparizione durante la predica domenicale e informa l'arciprete di Corps, il quale – a sua volta - ne parla con il vescovo di Grenoble Philibert de Bruillard, che avvia subito un'inchiesta.
Si innesca una reazione a catena: appena due mesi dopo l'evento, il 24 novembre, si svolge il primo pellegrinaggio sulla montagna. Durante l'inverno gli abitanti della contrada fabbricano gadget con l'immagine della Signora de La Salette e la vendono in giro per tutta la Francia: così il 31 maggio 1847 sul luogo dell'apparizione accorrono ben 5mila fedeli, e sulla cima della montagna viene posta una croce per orientarli. L'estate diventa una cavalcata trionfale e il il 19 settembre – per il primo anniversario – sul monte di fedeli ne arrivano addirittura 50mila.

 

 


Maxim e Mélanie scrivono anche a Pio IX e appena cinque anni dopo – il 19 settembre 1851 – l'apparizione viene riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa con una lettera del vescovo che la definisce “indubitabile e certa”.
Niente a che fare, quindi, non solo con Medjugorje (i cui veggenti sono sempre stati smentiti dal vescovo di Mostar e recentemente dallo stesso papa Francesco) ma nemmeno con Lourdes (le cui apparizioni avverranno 12 anni dopo) e con Fatima (nel 1917), per i quali la Chiesa ha impiegato molti anni prima di pronunciarsi.
Sette anni dopo l'apparizione – nel 1853 – sul luogo dell'apparizione viene costruita la prima cappella con la statua in marmo della Madonna così come descritta da Maxim e Mélanie. Resterà lì, però, solo 12 anni: nel 1865 viene infatti spostata per fare spazio al grande santuario: una chiesa neogotica a cui vengono annesse da subito delle camere per i pellegrini. Camere ancora in funzione, che oggi accolgono i volontari e i visitatori che scelgono una sistemazione più spartana ed economica: essendo rimaste esattamente come erano un secolo fa, infatti, le camere non sono dotate di servizi igienici, che sono esterni e comuni, mentre nelle camere più “lussuose” sono stati inseriti dei bagni prefabbricati interamente in plastica, e il curioso effetto è quello di entrare nella cella di un antico convento e trovarci dentro un'astronave.

 

Nel frattempo per gestire il santuario lo stesso vescovo di Grenoble promuove la fondazione di un nuovo ordine religioso: quello dei Missionari Salettini, iniziato con tre preti diocesani e che conta oggi un ramo maschile e uno femminile, è presente in tutto il mondo – dall'Africa all'America, dall'Asia all'Australia - e pubblica una rivista mensile in lingua francese. La sede, come quella di tutte le altre congregazioni della Chiesa Cattolica, si trova a Roma, mentre in Italia è presente anche a Isernia, Torino, Nocera Umbra, Salmata e Napoli.


Nel corso dei decenni il santuario di Notre Dame de La Salette si allarga sempre di più andando a costituire, sotto il profilo architettonico, un singolare complesso in grado di mescolare con eleganza e armonia stili di epoche diverse: cresciuto attorno alla basilica e al primitivo ostello, il santuario ha visto sorgere – tra Ottocento e Novecento - un grande centro alberghiero che oltre a centinaia di camere disseminate su sei piani e cinque scale diverse, conta una grande galleria multifunzionale completata nel 1980, sale conferenze, piccole cappelle a disposizione di gruppi nazionali, una bibilioteca, sale video, aree giochi per bambini, tavoli per pic-nic e un grande auditorium che dal 2010 ospita le Giornate di Cinema e Riconciliazione, un festival cinematografico che si svolge ogni anno tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre con seminari, proiezioni e dibattiti con registi e critici; ma non aspettatevi di trovarvi film sui santi o sulla Bibbia: l'approccio laico e culturale che si respira in questo santuario caratterizza anche i film selezionati per la restrospettiva, che spaziano dai fratelli Dardenne a John Wayne, da Fellini a Sean Penn, da Orson Welles a Kaurismaki. L'unico film riguardante la Madonna proiettato al festival è stato Io sono con te, rilettura filologica e anticonformista di Guido Chiesa presentata due anni fa dallo stesso regista.

 

 

 


Al piano terra si trova anche il ristorante, dove si può degustare una vasta selezione di birre di abbazia e vini francesi, tra cui il prestigioso Côtes du rhône e il vino prodotto dallo stesso santuario, disponibile sia rosso che bianco e rosé.
La regina del bar è invece la celebre Chartreuse, liquore prodotto sin dal 1600 dai monaci certosini con 130 diversi tipi di erbe, la cui fabbrica – a pochi chilometri da La Salette - è oggi un museo che offre un percorso multisensoriale.

 


Risalgono infine al 1996 gli ultimi due edifici aggiunti, alla sinistra e alla destra del complesso: uno ospita la reception, il bar e il negozio dove oltre a souvenir e articoli religiosi si possono acquistare libri, dvd, icone e liquori, l'altro è la “Cappella dell'incontro” interamente costruita in vetro e metallo, che permette così di ammirare lo straordinario panorama anche mentre si prega.
Non manca, ovviamente, un museo diffuso che comprende gli abiti indossati dai due pastorelli il giorno dell'apparizione e attrezzi agricoli d'epoca, alcuni utilizzati dai monaci fino all'inizio degli anni 2000.
Cultura e spiritualità, quindi, ma soprattutto montagna: la caratteristica di La Salette, infatti, è quella di offrire panorami mozzafiato senza bisogno di prendere funivie o cimentarsi in lunghe scarpinate: per salire sulla vetta di una montagna, infatti, basta mettere il piede fuori dell'albergo. Potremmo dire che La Salette è per la montagna quello che Venezia è per il mare: a differenza di altre località montane il complesso non sorge infatti su una vallata ma è letteralmente arrampicato sulla cima di una montagna, tanto che d'inverno rimane chiuso ai visitatori e resta totalmente isolato come l'Overlook Hotel di Shining.

 
Per fare posto all'edificio, infatti, si è scavato nella roccia con diverse cariche di esplosivo adattandosi, per il resto, alla morfologia del terreno e di fatto il santuario è circondato da montagne le cui vette sono una sorta di terrazze naturali dell'albergo e si possono raggiungere passeggiando per pochi minuti.
Gli appassionati di alpinismo, poi, non hanno che l'imbarazzo della scelta: si va dai sentieri tracciati (come quello che porta alla cima del Gargas, tra le più imponenti con i suoi 2200 metri) a quelli ancora tutti da scoprire, percorsi solo dalle capre e dai montanari più intrepidi.
In primavera e in autunno le condizioni metereologiche cambiano repentinamente, e può capire di ritrovarsi in pochi giorni con una giornata assolata e con una nevicata, e poi vedere la basilica avvolta in una suggestiva nebbia, cosa che rende La Salette anche il paradiso dei fotografi.

 

 


Ma che fine hanno fatto, nel frattempo, Maxim e Mélanie?

 


La loro storia è senza dubbio molto diversa da quella dei loro “colleghi” veggenti: se sia Bernardette Soubirous che Lucia Dos Santos si sono fatte monache in ordini religiosi già esistenti, a La Salette è nata un'apposita congregazione a seguito delle apparizioni, ma né Maxim né Mélanie ne hanno fatto parte. E se sia la pastorella di Lourdes che quelli di Fatima sono diventati santi, i due di La Salette hanno avuto entrambi un destino tutt'altro che glorioso.

 


Mélanie ha cercato effettivamente di diventare suora, ma non riuscendo mai a trovare la congregazione che faceva per lei ne ha cambiate parecchie ed è morta nel 1904 ad Altamura, in provincia di Bari. Visto il successo della prima apparizione, poi, se ne è inventate molte altre, a cui nessuno però ha creduto. Più che in odore di santità, quindi, l'ex pastorella se ne è andata con fama di pallonara.
A Maxim, se possibile, è andata anche peggio: rimasto scapolo, ha girato l'Europa senza mai trovare pace tentando – tra l'altro – di studiare medicina, di entrare in seminario e di diventare uno zuavo pontificio. Poi è tornato a casa e ha cercato di guadagnarsi da vivere con il turismo religioso indotto dall'apparizione: prima ha aperto una bottega di souvenir davanti alla basilica, poi ha pensato di sfruttare la sua fama di veggente e la popolarità della Chartreuse per produrre un nuovo liquore alle erbe: la Salettina, che lui stesso pubblicizzava come “il liquore del pastorello che ha visto la madonna”.

 

 

la pubblicità originale del liquore La Salettina.jpg

 


Anche stavolta, però, non gli è andata benissimo: il suo socio in affari l'ha truffato e Maxim è morto ad appena 40 anni, povero e alcolizzato. La Salettina, in compenso, viene ancora oggi distillata e venduta a Corps, nella sua vecchia casa.

 


Prima di morire, tuttavia, Maxim si è potuto almeno togliere la soddisfazione di vedere la sua statua affiancare quella della Madonna sul piazzale antistante la chiesa: il suo caro amico conte Narciso de Penalver ha infatti finanziato un singolare gruppo scultoreo in bronzo “narrativo”, realizzato nel 1864 sui luoghi dell'apparizione e che raffigura in tre fasi l'incontro dei due pastorelli con la donna, il dialogo e il messaggio finale.
Quanto alla sorgente, è ancora lì – a fianco alle statue in bronzo – raccolta e distribuita da una fontana realizzata nel 1996: un cartello indica che l'acqua non è controllata. Si beve, infatti, proprio come sgorga dalla roccia, senza alcun tipo di trattamento. E – c'è bisogno di dirlo? - miracolosa o no, è freschissima e divinamente buona. D'altra parte nessuno viene qui a cercare miracoli. Ma tutti, in un modo o nell'altro, ne trovano uno.
 

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.