Viaggi

Brasile e cibo sulla spiaggia. Dai chioschi alla moda d’elite

Si perde la tradizione ma ne guadagna il gusto

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Con la benedizione del “Cristo Redentor”, all’ombra del “Pao da Sucar”, le mitiche spiagge di Rio de Janeiro, Copacabana, Ipanema, Leblon, san Corrado, e ora alla barra da Tijuca, stanno lentamente cambiando la folcloristica ed esotica cornice sui marciapiedi a bordo della praia creata dai vivacissimi e colorati chioschi che hanno segnato il tempo di queste straordinarie spiagge. Questi chioschi, circondati e semisommersi da lussureggianti cocchi verdi, bibite e gelati, sono stati i punti di riferimento e “oasi” dove riposare su piccole sedie per dissetarsi con una agua de coco o cerveza ben gelata, o con la classica “caipirinha di limone”, e per assaggiare patatine, hamburger, sandwich, guardando le partite di calcetto che si svolgono sulla spiaggia o ammirando splendide ragazze che praticano il beach volley.
Ideatore e promotore di questo nuovo ed accattivante format, è stato Maurizio Ruggiero, un dinamico imprenditore italiano che vive in Brasile da 30 anni, esperto e colto business-man del turismo e con un passato nell’alta ristorazione.

 

Ora, a ritmo forzato per il successo e il consenso riscontrato tra gli esuberanti “carioca” (abitanti di Rio), curiosissimi e attenti a tutti i cambiamenti modaioli, e non solo, ha trasformato i chioschi da strada o “baraca”, come venivano chiamati anticamente , in Beach-Club Lounge, goduriosi e piacevolissimi ristorantini di mare con comodissime sedute e con tavoli non più traballanti e ricoperti da tovaglie di carta. I menù proposti sono a base di pesce e cucina mediterranea realizzata da chef esperti e con l’inserimento di alcuni piatti della loro tradizione.


La scommessa comincia nel 2012. Dopo che Maurizio e Iolanda, la sorella di origini napoletane, individuano un chiosco sul lungomare della spiaggia di San Corrado, un posto frequentato dalla borghesia di Rio e dai loro rampolli, dove fare surf o lanciarsi con il deltaplano dalla Pedra Bonita. Ne cambiano il format e gli spazi, lo raddoppiano per avere più capienza e dargli uno stile diverso aggiungendo un tocco di eleganza e armonia italica: grandi ed eleganti ombrelloni, sedie da regista, tavole imbandite con mise en platz da ristorante gourmet. E, ultima ma non meno importante, la cucina. Chef che propongono piatti ricercati e apprezzati in tutto il mondo ovvero, la nostra cucina tradizionale con quel tocco di creatività utile per sollecitare la curiosità del diverso e del nuovo. Nasce così la “start up del chiosco dell’italiano”.

Niente patatine e hamburger, ma insalate di pescado, polpo croccante, gamberi aglio olio e pimenta, pargo (orata) in guazzetto di tomato, accompagnato da focacce croccanti calde. Pasta come “le bavette (al dente) con aragostine e julien di calamaro”: superbe, da gustare guardando l’azzurro dell’oceano e sorseggiando vini pregiati come uno chablis gran crù, una falanghina, un sauvignon trentino o, in alternativa, una birra brasiliana o una caipira di maracuja.

 

 


E i “Beach- chioschi” si raffinano anche con i nomi di brand famosi. L’appuntamento non è più al chiosco di Zico o di Pepè, al punto 6 o 9, ma al “Cafè de la musique”, dove un dj fonde e armonizza musica e food, o all’ Hula Hula , o all’Inca, che propone cucina peruviana, ora di gran moda in Brasile per la sua “Cheviche” e il “latte di tigre”, un concentrato di teste di pesce (considerato afrodisiaco). O, come quelli al “Gavea Beach Club”, dove a tutte le ore del giorno si possono mangiare anche tapas con un sottofondo di Bossa Nova, la musica più armonica per gustare le sue innovazioni culinarie informali ma di grande appeal, servite sotto il sole o la sera sotto la stelle.


Una considerazione però va fatta. Il romantico e grande viaggiatore che si muove sulla rotta del tropico nei vari continenti, non troverà più le caratteristiche urbane e strutturali che ogni Paese aveva sulle sue coste e che ne identificavano la cultura e il modo di vivere. Magari un po’ obsolete, ma autentiche. Ora, camminando su tutti i lungomare del mondo, ci sembrerà di stare a Miami, solo la lingua rimarrà a ricordarci che ci troviamo in posti diversi. Ma il progresso, anche quello della ristorazione, non conosce il passato. Vuole sempre innovazione. Non si ferma.  

Jerry Bortolan

di Jerry BortolanReporter, giornalista di viaggio ed enogastronomico.