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Il Cibo che unisce l’Italia, la Cina, l’Egitto e “l’apertura culinaria” della via della seta

“Raviolo” in Italia, in Cina “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek”, in Turchia “Manti”, in Afghanistan “Mantu”.

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Si è chiusa sull’isola di Zamalek, oasi metropolitana della capitale d'Egitto Il Cairo, la prima tappa di un avvenimento unico al mondo. Tre nazioni, Italia, Cina ed Egitto. per festeggiare il capodanno cinese hanno inaugurato un progetto Inter-accademico che ripercorre in chiave gastronomica il viaggio del celebre mercante veneziano Marco Polo. La stessa Via della Seta che per millenni ha unito Roma a Pechino, attraverso il Mare Oceano, diventa la strada per sbarcare in Egitto, ricollegando la Cina all’Italia.
L’Ambasciatore Cinese al Cairo H.E. Hang Bing durante il suo discorso tenuto durante la manifestazione ha esordito: “Vorrei ringraziare tutti i presenti per aver reso questo evento possibile. La via della seta è una strada di amicizia, un modo antico per condividere le nostre culture e conoscenze. La cucina anticamente era il modo per mostrare la propria cultura alle altre popolazioni. Così, questa è l’occasione non solo per divulgare la cucina cinese, ma per mostrare i risultati di una fruttuosa collaborazione tra Est e Ovest e rafforzare questo legame.


Era infatti il 1271 quando Marco Polo partiva da Venezia per quella che sarebbe diventata la leggendaria storia di un viaggio tra civiltà allora sconosciute, favolosi tesori, terre rigogliose di frutti e cibi sontuosi e rare spezie, raccolte nel celebre libro “Il Milione”. Questa rotta, nota come la via della seta, passa da San Giovanni d’Acri in Terrasanta, per la Turchia, la Persia, l’Afghanistan e, attraversando il deserto del Gobi, fino al Catài; fu percorsa da viaggiatori e mercanti che crearono scambi di merci, idee e conoscenze, generando contaminazioni assorbite dai cibi quotidiani. Questa ritualità alimentare, identitaria e portatrice di tradizioni, diventa oggi terra fertile di fusione e diffusione culturale, carica di antiche tradizioni da non perdere e tramandare.
“L’Egitto, posizionato tra l’Italia e la Cina, è punto d’incontro tra la cultura d’oriente e quella d’occidente”- ha proseguito HangBing–" e possiede una rigogliosa e antica cultura gastronomica che risale ai tempi dei Faraoni esercitando la sua forte influenza sulle tradizioni culinarie mediterranee e mediorientali.”
C’era anche una delegazione italiana, che ha organizzato e documentato la prima tappa di questo inedito viaggio di scoperta e conoscenza dei sapori del mondo.

 

La settimana di cucina cinese e italiana in armonia - the Taste of Sunshine – è parte della "Happy Spring Festival" del 2019. Negli ultimi 10 anni c’è stato un lungo lavoro tra nazioni del mondo per sperimentare e condividere le eccellenze delle culture e proprio nella capitale d’ Egitto quattro chef professionisti della provincia cinese di Shanxi si sono confrontati. Dal 26 al 31 gennaio, la "cultura della pasta" è stato il tema tramite il quale gli chef hanno cucinato più di 30 specialità del patrimonio culturale cinese. Questa “festa golosa”ha rafforzato l’amicizia e la comunione tra Oriente e Occidente attraverso la cucina tradizionale di Cina e Italia.

 

Nel progetto di formazione anchelaMasterclass e la filosofia della dieta mediterranea.
Collaborazioni attive tral’Università di Salerno, l’Associazione Unisapori, l’Università del Cairo, le Autorità Egiziane, l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo e il Centro Culturale Cinese al Cairo, è stato fortemente sostenuto dal Dipartimento di Scienze Umane Filosofiche e della Formazione dell’Università di Salerno - nella persona del Prof. Ruggero AndrisanoRuggieri- e dall’Executive Chef Pietro Parisi (Ambasciatore della Dieta Mediterranea)per la realizzazione di un corso di formazione per cuochi sulla Dieta Mediterranea considerata dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.


La Masterclass voluta per formare gli chef egiziani all'utilizzo e alla valorizzazione di materie prime locali sulla base dei precetti della Dieta mediterranea, è stata tenuta dacuochi italianiportavoce di una cultura popolare contemporanea che ha introdotto i partecipanti all’arte della trasformazione della materia prima attraverso la realizzazione di ravioli, tagliatelle e gnocchi ovvero le basi per divulgare questo rituale domestico italiano, che si tramanda in famiglia tra le pareti di casa, di generazione in generazione che è anche trasmissione culturale, di appartenenza e d’ identità su cui poggia la filosofia dimantenere viva la tradizione della nostra terra.

 

“Cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e delle vie della seta di Marco Polo è il raviolo, alimento transnazionale e versatile che cambia consistenza, sapore e forma in base al luogo di produzione. Questo fagottino di pasta ripiena che in Italia si chiama “raviolo”, in Cina“Jiaozi”, in Egitto “Sambousek” , in Turchia “Manti”, in Afghanistan “Mantu”, è presente in forma, impasto, ripieno e cottura diversi, in tutti i territori attraversati dalla via della seta.
Per tale motivo, durante questo evento è stato sempre presente sulle tavole, per celebrarne il ruolo di fil rouge culinario, simbolico protagonista di un vero e proprio scambio di arti. Così i cuochi cinesi hanno potuto apprendere dalle mani dello chef italiano Pietro Parisi come realizzare i ravioli, simbolo della pasta fresca fatta in casa e contenitori di una ritualità domestica carica di contenuti, lì dove farina, uovo e mattarello divengono icone di un gesto che riporta a quando la cura dell’altro passava anche e soprattutto per il cibo.
Nello stesso modo gli italiani hanno visto ed imparato, dalla delegazione di chef cinesi, la realizzazione dei Jiaozi ripieni di carne e verdure, che sono uno dei principali cibi consumati durante il capodanno cinese, poiché la forma assomiglia a un Tael d'oro (moneta cinese) e simboleggia un augurio di buona fortuna per l'anno nuovo. Anche in Cina, per tradizione, le famiglie e gli amici si riuniscono per preparare i ravioli insieme.

 

Un gruppo di 24 studenti scelti dall’Università del Turismo de Il Cairo hanno assistito ad una master class in cui gli chef italiani e cinesi hanno insegnato loro l’arte della cucina tradizionale del proprio paese.Dagli italiani è stata presentata la preparazione della pasta per produrre le tagliatelle, gli gnocchi e, ovviamente, i ravioli.
Gli chef dei due paesi si sono incontrati per insegnare e apprendere vicendevolmente la propria arte tradizionale. Al termine di questa lezione gli chef si sono invertiti di ruolo e gli italiani hanno prodotto gli Jiaozi mentre i cinesi hanno prodotto il raviolo che poi, sono stati cotti e mangiati da tutti.

 

Mario Rossi

di Mario RossiGiornalista