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La Roche, viaggio sulle Ardenne a caccia del fantasma della contessina scomparsa dopo le nozze

Belgio: Sport, corsa dei fantasmi, salami e bagno nei fiumi.

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Lo spirito della contessa Berta vaga ogni giorno e ogni notte tra le rovine del castello di La Roche. E non è difficile riuscire a vederlo, nelle notti di luglio, con il suo velo bianco, le labbra rosso sangue e gli occhi da gattina che ti guardano con dolcezza. Ma non provare a fotografarla o a riprenderla, perché si infuria e ti distrugge tutto. Ha uno spiccato senso della privacy, la Contessina, e non si presta a selfie né a dirette facebook.

La Roche-En-Ardenne è un piccolo villaggio nel sud del Belgio che conta poco più di 4.000 abitanti; è immerso nelle Ardenne, la catena montuosa condivisa da Belgio, Francia e Lussemburgo, conosciuta per essere stata teatro dell’offensiva alleata contro la Germania di Hitler che ha deciso, nell’inverno tra il 1944 e il 1945, le sorti della Seconda Guerra Mondiale.

A venti chilometri da La Roche si trova infatti Bastogne, dove si è svolto il più importante assedio combattuto dall’esercito americano contro l’esercito nazista, e che ha dato il nome a un film prodotto appena quattro anni dopo e vincitore di due premi Oscar, e anche al secondo romanzo di Enrico Brizzi, che segnò la traumatica inversione di tendenza del giovanissimo scrittore bolognese dopo il successo di Jack Frusciante è uscito dal gruppo.

La Roche si trova nella provincia belga del Lussemburgo, da non confondersi con l’omonimo Granducato, che ne era parte integrante prima dell’indipendenza ottenuta da entrambi gli stati dai Paesi Bassi nel XIX secolo.
Luogo placido e quasi disabitato in inverno, La Roche si anima nei mesi estivi diventando il rifugio ideale per chi ama la natura, gli sport all’aperto e la gastronomia.
 
In uno spazio relativamente raccolto, infatti, il villaggio offre praticamente tutto ciò che si può chiedere a una vacanza: fiume, montagna, aria pulita, botteghe artigiane e ristoranti tipici. Qui si può praticare trekking, escursionismo, ciclismo, ma anche canoa; i più pigri possono fare il bagno nel fiume (dall’acqua bassa e praticamente privo di correnti, quindi estremamente sicuro) o nelle piscine dei piccoli hotel diffusi su tutta la campagna, da cui si può godere uno splendido panorama e un’aria fresca anche nei mesi più afosi. 
Da un decennio il 10 e l’11 agosto di ogni anno la Roche ospita la “Trail des Fantômes” (“Corsa dei fantasmi”), una delle più importanti manifestazioni podistiche del Belgio, che si corre su 8 percorsi diversi da 10, 14, 16, 22, 27, 33, 50 o 70 chilometri.
 
Per chi preferisce correre tra i sapori, invece, la specialità del luogo è il “Jambon d’Ardenne”, prosciutto che dopo essere stato salato viene immerso in una salamoia di spezie come timo, alloro, bacche di ginepro e chiodi di garofano, e successivamente affumicato su legno di quercia. Nei ristoranti del luogo viene servito con crocchette di formaggio e patate e un’insalata con pomodorini.
L’altra specialità del luogo è la “Saucisson d’Ardenne” prodotta con carne di maiale, cinghiale e bovino e nel villaggio c’è un negozio riservato ai salumi delle Ardenne dove si può trovare ogni varietà di prosciutto e salame; un altro negozio è invece interamente dedicato alla birra, e un altro ancora ad articoli per caccia e trekking. 
 
Immancabili in tutti i ristoranti di La Roche sono poi le “moules”, le cozze che arrivano sempre fresche e vengono servite con molte ricette diverse: gli chef più raffinati raccomandano quelle al naturale o condite con vino bianco, ma la più caratteristica è quella che le vede accompagnate con prosciutto delle Ardenne e birra locale: la “Feodale de la Roche” – che è ambrata e fruttata, e servita su boccali di coccio - o “L’Arogante”, decisamente più amara.
 
 
 
 
Non manca il liquore tipico: si chiama “Le Pékèt du Phantome” (in vallone antico “Il piccante del fantasma”), ed è un distillato di cereali, ginepro ed erbe prodotto a La Roche da 150 anni. Venduto in bottiglie di ceramica, esiste in versioni aromatizzate al cactus, violetta, pera, cannella, melone, limone, “cuberdon” (tipica caramella belga a forma di cono) e speculos (biscotti alla cannella, anch’essi tipici del Belgio). Maturato in botti di quercia, Le Pékèt du Phantome viene servito liscio o come ingrediente di dissetanti cocktail. 
 
Se poi siete affamati di storia e cultura, è imperdibile la visita al museo della Battaglia delle Ardenne, che accoglie i visitatori con carri armati e anfibi originali: 1500 metri quadrati ripartiti su tre livelli con uniformi, armi, veicoli e film che illustrano la liberazione della città: manichini di soldati americani, inglesi, tedeschi e scozzesi, oggetti personali, fotografie, documenti ufficiali, e ancora cartoline e armi pesanti: si tratta dell’unico museo che presenta anche una sezione britannica con  pezzi originali offerti dagli stessi veterani.
 
 
 
 
Se si cerca invece un po’ di raccoglimento, la chiesa di San Nicola è capace di offrire non solo spiritualità ma anche arte: il maestoso organo appena restaurato, infatti, oltre ad accompagnare la liturgia è protagonista di suggestivi concerti. Nel corso dell’anno la chiesa ospita inoltre spettacoli di vario genere e persino la proiezione di film muti accompagnati da musica dal vivo. 
 
In qualsiasi angolo della città si vada però – dai cartelli con le indicazioni turistiche alle luminarie sulla strada, dal monumento sulla piazza principale alle insegne delle botteghe artigianali, dal logo della corsa a quello del liquore - ci si ritrova sempre davanti il suo volto: quello della fantasmina Berthe.
Ciglia lunghe e sguardo malizioso, labbra rosse su un volto bianco, seno prorompente, cappello a cono e cintura ai fianchi, l’emblema del villaggio sembra la versione sexy del logo di Ghostbusters.
 
Lo spirito della Contessina aleggia ovunque a La Roche, ma soprattutto tra le rovine della Rocca che lo domina e gli ha dato il nome. Qui lo chiamano “Il Castello feudale” anche se in realtà è stato edificato tra il XII e il XIII secolo. Abbandonato nel 1780, il maniero ha vissuto un progressivo degrado, dovuto anche all’utilizzo delle sue pietre per la costruzione di altre rocche, ed è stato recuperato a partire dal 1995.
 
Oggi è aperto al pubblico e d’estate si anima con attività di falconeria, tiro con l’arco, taverna con prodotti tipici e ospita una festa medievale con spettacoli e rievocazioni. Aggirandosi tra le rovine si può ammirare una catapulta originale, entrare nella Grotta dei pipistrelli, provare la gogna, ammirare uno splendido panorama, e – ovviamente – mettersi in cerca del fantasma di Berta.
La sua leggenda è particolarmente curiosa e piuttosto fantozziana, nel senso proprio che sembra uscita da Superfantozzi.
 
 
 
 
Chi non ricorda il capitolo in cui il protagonista, invaghitosi della principessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, si iscrive al torneo bandito dal padre per trovarle un marito?
 
Dopo aver battuto il Cavaliere del Drago Rosso grazie alla spada Excalibur (nonostante il tentativo di sabotaggio della moglie Pina), Fantozzi – di fronte alla principessa – a sorpresa la rifiuta, affermando di essere “felicemente sposato” e di aver gareggiato per “puro spirito sportivo”. 
 
Le cose non vanno troppo diversamente nella leggenda della contessa Berthe. 
Unica figlia del Conte di La Roche, è erede di un’immensa ricchezza e il padre decide di organizzare un torneo per assegnarne la mano.
Alla giostra, però, si iscrive un solo concorrente: il Conte di Montaigu, il più valoroso cavaliere delle Ardenne. E’ un uomo grosso, forte, fiero e – soprattutto – imbattuto. Nessun nobile osa sfidarlo e il Cavaliere si ritrova da solo in gara; peraltro, con lo stesso problemino di Fantozzi: Montaigu, infatti, è già fidanzato con la contessa Alix de Salm.
 
Giusto in tempo per salvare la forma si presenta sul campo della giostra un contendente: si tratta di un ragazzo, un piccolo ometto poco più che bambino, alla cui vista il Conte di Montaigu scoppia in una fragorosa risata.
 
E’ addirittura offensivo, per un campione che non è mai stato disarcionato in decine di combattimenti, essere costretto a battersi con un pischelletto come quello. Non potendo però tirarsi indietro, il Cavaliere decide di spogliarsi della sua armatura, e la toglie anche al cavallo; quel ragazzino può batterlo anche a mani nude e occhi chiusi. 
 
La sfida comincia: i due avversari galoppano l’uno contro l’altro; il Cavaliere con nonchalance e quasi svogliatezza sferra il colpo, ma il ragazzo con incredibile destrezza riesce a schivarlo evitando la collisione. 
In un attimo il Conte si rigira e torna alla carica, questa volta usando un po’ più di metodo, ma anche stavolta manca il colpo. Prova una terza volta e lo manca ancora. Adesso è davvero furibondo.
 
Intanto sta diventando un caldo insopportabile. Il piccolo impertinente ferma il suo destriero e si mette ad aspettare il rivale; quella provocazione fa letteralmente perdere le staffe a Montaigu: è ora di dare una chiusa a questa buffonata – si dice – sguaina la spada e si avventa sul cavalierino e come un fulmine d’acciaio mena il fendente sul giovane temerario. Proprio mentre sta per subire il colpo, però, il ragazzo svanisce nel nulla e il cavaliere fende solo il vuoto, perde l’equilibrio e cade dal cavallo. 
Finito a terra tramortito, Montaigu fa appena in tempo a vedere il ragazzetto ricomparso dal nulla, che gli ficca la lama in gola.
Montaigu è morto, il torneo ha dunque un vincitore e il misterioso piccolo cavaliere sposa la Contessina di La Roche nel corso di una sontuosa cerimonia celebrata nello stesso castello.

Quella notte il padre, raggiante, accompagna personalmente gli sposi novelli nella camera nuziale, che si trova al piano più alto dell’imponente maniero.  Il mattino dopo il Conte di La Roche aspetta impaziente in cortile l’arrivo degli sposi per continuare i festeggiamenti.

Il sole si arrampica sempre più in alto, ma la coppia non si vede. Stanco dell’interminabile attesa, il Conte sale i gradini della Rocca e bussa alla porta della camera senza ottenere alcuna risposta.

A questo punto l’ansia ha raggiunto livelli insostenibili e il Conte decide di fare irruzione nella stanza per capire cosa è successo. Lo spettacolo che si apre davanti ai suoi occhi lo lascia interdetto e atterrito: la camera è vuota e la finestra aperta. Con un balzo la raggiunge e si affaccia nel vuoto in preda al terrore; in fondo all’abisso, sulle rocce sulle rive del fiume Ourthe, giacciono due puntini: uno bianco e l’altro nero. L’intero borgo di La Roche si precipita sugli scogli con il Conte: lo spettacolo è più spaventoso e inquietante di quanto si potesse immaginare: il corpo nero non appartiene al giovinetto, ma è ciò che rimane della contessa Alix de Salm.
 
La fidanzata di Montaigu, saputo del torneo, cieca dalla gelosia e determinata ad impedire il matrimonio del suo promesso con Berthe, aveva stretto un patto con il demonio, che le aveva fatto assumere le sembianze del piccolo cavaliere per sfidare il suo uomo e fare giustizia del tradimento.
Dopo le nozze Alix aveva trascinato anche l’innocente contessina Berthe nella sua dannazione e in quel volo nell’abisso. 
Della bellissima erede al trono, ora resta solo un’ombra candida, un dolcissimo fantasma che continua a proteggere la sua amata terra e a vagare tra le rovine del castello nelle notti d’estate, lasciandosi ammirare dagli estasiati visitatori. A patto che non usino telecamere, macchine fotografiche o impertinenti telefonini. 

 

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.