Inchieste

Nella Chiesa non esistono i partiti ma Papa Francesco inventa “l’opposizione”. Il Santo padre odiato dalle gerarchie ecclesiastiche e la “Guerra Santa” degli antipapa

Amato dalle masse e ogni giorno più isolato: le critiche dei cardinali conservatori, la falsa notizia del tumore al cervello, lo scandalo Vatileaks 2 sono solo la punta dell’iceberg.

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Papa Francesco“L’uomo iniquo che ora siede sul trono di Pietro, l’innominato, il falsario, il vicario dell’anticristo”.
Erano almeno 600 anni che non si sentiva un cattolico parlare in questi termini di un papa. Solo che seicento anni fa c’erano pontefici corrotti e nepotisti, avvezzi più alle donne, alla caccia e alla guerra che alla preghiera. Mentre oggi, sul trono di Pietro, siede un uomo che ha fatto dell’amore, della pace e della dolcezza le sue parole d’ordine. E che proprio per questo suo “eccessivo” amore - paradossalmente – è ferocemente odiato. Eppure tutto sommato non c’è molto da stupirsi: il cristianesimo non è stato fondato proprio da un uomo ucciso perché predicava l’amore e smascherava il perbenismo religioso?

Certo è che non si era mai visto, in tutta la bimillenaria storia della Chiesa, un papa così amato dalle masse e così odiato dalle gerarchie ecclesiastiche, ma anche da intere schiere di bigotti e reazionari, scandalizzati da un papa troppo “uomo” e poco pontefice, accusato di aver desacralizzato il ruolo del capo della cristianità.
Ed è curioso osservare come Francesco, il papa più rivoluzionario, coraggioso e democratico della storia, abbia “inventato” di fatto anche l’opposizione ecclesiastica.

 

Perché l’opposizione, nella Chiesa, non era mai esistita. O meglio c’è stata – per secoli – prima che la figura del vescovo di Roma fosse assolutizzata facendone il vicario di Cristo, scelto dallo Spirito Santo e dotato di infallibilità.

 

Per questo nella Chiesa non esistono partiti, non esiste una maggioranza e non esiste un’opposizione. Almeno in pubblico, bisogna andare tutti d’accordo. Le divisioni sono sotterranee e il papa ha sempre ragione.

 

Così è stato finché Bergoglio non ha portato la democrazia all’interno del Vaticano. Francesco è stato infatti l’unico pontefice a dare voce e potere ai suoi oppositori, anziché ridurli al silenzio. Basti pensare al cardinale Muller, che in quanto Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede è di fatto il braccio “teologico” della Chiesa e da anni uno dei principali critici di un papa che non ha paura del confronto. D’altra parte Francesco quando ha deciso di aprire le porte a gay e divorziati, anziché andare avanti da solo – come era prassi per i suoi predecessori – ha convocato ben due sinodi per discutere dell’argomento. E in entrambi i casi si è ritrovato in minoranza, uscendone di fatto sconfitto.

 

Un papa che, al tempo stesso, continua a mettere il buon senso di fronte alla dottrina, che parla sempre fin troppo chiaro, capace di affermare candidamente “chi sono io per giudicare i gay”?, di ammettere non solo le mancanze della Chiesa, ma anche le sue personali (“mi dicono che parlo troppo dei poveri e poco della classe media. E’ vero, perché per me i poveri sono la priorità, ma cercherò di recuperare”) e che a una donna che gli aveva scritto dicendo che il parroco non le dava la comunione perché convivente con un uomo divorziato, telefona consigliandole di cambiare parroco.

 

Papa Francesco

 

Ad essere disorientati dalla rivoluzione in atto sono persino i cattolici progressisti che, come scriveva qualche mese fa don Antonio Santantoni, si sentono addirittura “scavalcati a sinistra” dal Pontefice. Francesco fa ogni giorno un balzo in avanti che nessuno avrebbe mai nemmeno osato pensare, e si ritrova ogni giorno più isolato non solo in Vaticano (le critiche dei cardinali conservatori, la falsa notizia del tumore al cervello, lo scandalo Vatileaks 2 sono solo la punta dell’iceberg) ma anche all’interno della stessa comunità cattolica che – a cominciare dai preti e dai vescovi – sembra in gran parte camminare in direzione contraria a quella indicata da Roma.

 

Nei primi mesi del pontificato tanti vescovi e tanti preti non facevano che ripetere che nel magistero di Bergoglio non c’era niente di nuovo: “Francesco dice esattamente le stesse cose che diceva Benedetto – amava ripetere Ernesto Vecchi, ex vescovo ausiliare di Bologna – solo che lui le dice con un tono più familiare, con parole più semplici, magari facendo una carezza”. Insomma quella famosa “strategia di marketing” vuota di contenuti additata dagli anticlericali era anche – paradossalmente – l’argomentazione degli iper-clericali.
Lo stesso vescovo Vecchi, durante la celebrazione del giovedì santo, sottolineava che la lavanda dei piedi va fatta solo a uomini, “perché gli apostoli erano tutti uomini”. Solo poche ore prima il Papa aveva lavato i piedi a delle donne.

 

Quando non è stato più possibile tentare di “ridimensionare” Bergoglio perché le parole sono diventate fatti, è iniziata l’opposizione aperta di vescovi, preti e cardinali e i tentativi di delegittimazione da parte di giornalisti e di interi movimenti religiosi che ogni santo giorno diffondono accuse di blasfemia ed eresia nei confronti del papa.

 


Non mancano testimonial d’eccezione di questa “guerra santa” al pontefice. Il primo a fare “outing” è stato Magdi Allam: il giornalista di origini egiziane, quando era ancora musulmano si è fatto il paladino del più becero anti-islamismo predicando l’equazione “Corano=Terrorismo”; poi si è convertito clamorosamente – e ipermediaticamente - al cattolicesimo facendosi battezzare da papa Benedetto in persona la notte di Pasqua del 2008; quasi subito dopo l’elezione di Bergoglio nel 2013 ha fatto però pubblica apostasia attaccando il “buonismo” del nuovo papa, colpevole di predicare l’accoglienza degli immigrati e di legittimare l’islam come “vera religione”.

 


Ma Allam non è rimasto solo: nella schiera degli anti-papisti si è aggiunto presto Antonio Socci, giornalista vicino a Comunione e Liberazione, che oltre ad attaccare quotidianamente il papa per le sue aperture verso gli immigrati e per l’atteggiamento dialogante con l’islam, è un acceso promotore della tesi secondo cui l’elezione di Bergoglio non sarebbe valida e, di conseguenza, il vero papa sarebbe ancora Ratzinger.

 

Tesi condivisa da molti gruppi cattolico-reazionari come il “Movimento d’amore San Juan Diego” fondato nel 2001 da una presunta veggente che si fa chiamare Conchiglia e che afferma di aver ricevuto da Gesù in persona, il 21 marzo 2013, la rivelazione sulla “vera identità di Bergoglio” con la cui definizione abbiamo aperto questo servizio.

 

Lungi dall’essere l’ennesimo gruppo di fanatici “mattarelli” e pittoreschi (sotto Paolo VI e Giovanni Paolo II sono fioriti tantissimi movimenti “sedevacantisti” guidati da improvvisati antipapi), il Movimento di Conchiglia sta cercando di accreditarsi presso lo stesso Vaticano ed è riuscito ad ottenere una corrispondenza mail con padre Georg Gaenswein, segretario personale di Ratzinger e prefetto della Casa Pontificia e a far arrivare il proprio “Nuovo Testamento del Terzo Millennio” addirittura a Benedetto XVI.

 

L’obiettivo dichiarato del Movimento è proprio quello di riportare sul trono di Pietro il papa emerito, considerato unico pontefice legittimo. E l’unico argine ad uno scisma sempre più invocato, fino ad oggi, è stato proprio lo stesso Ratzinger, che non ha mai smesso di professare obbedienza al papa regnante; il quale era stato – peraltro - il suo principale avversario al Conclave del 2005.

 

D’altra parte Ratzinger – che da raffinato teologo quale è ci tiene ai segni – sin dal giorno delle dimissioni, pur mantenendo il titolo di papa e la talare bianca, si è spogliato della mantellina. Ai più è sembrato solo un vezzo estetico, invece è un segno fondamentale, visto che la mantellina – nel linguaggio ecclesiastico – è il simbolo del potere. Non a caso nell’Ottocento distingueva il parroco dal semplice prete e ancora oggi segna la differenza tra il vescovo e un monsignore.

 

Non è stata casuale nemmeno la scelta di Cracovia come sede dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù: la Polonia è oggi il paese più ribelle a Bergoglio. Nel paese dove i giornali continuano a parlare solo ed esclusivamente di Giovanni Paolo II come del “papa”, Francesco si trova contro buona parte dei vescovi oltre che il governo iper-conservatore e antisemita del partito dell’ex primo ministro Kaczynski e che vede ispiratore il potentissimo padre Rydzyk, proprietario di giornali, radio e televisioni nonché principale sponsor del partito di maggioranza.

 

cracovia giornata mondiale gioventù 2016

 

Se chi cerca di delegittimare il pontefice resta comunque una minoranza, i più si limitano ad ignorarlo, o lo applaudono mentre gli remano contro: il Papa proclama beato il vescovo Romero ucciso da un regime cattolico perché difendeva i poveri e il fanatismo cattolico si esalta di fronte alla visione del film Cristiada che racconta la lotta armata della Chiesa messicana contro il regime anticlericale; il Papa invita a pranzo un transgender con la fidanzata e i vescovi continuano a tuonare contro la “teoria del gender”; il papa relativizza e i vescovi tuonano contro il relativismo, e mentre il Papa si rifiuta di giudicare i gay e apre ai divorziati le piazze si riempiono di Sentinelle in piedi; mentre il Papa leva la sua voce contro la mafia e le ingiustizie sociali gli opinionisti cattolici si infervorano per difendere i crocifissi nelle aule scolastiche, mentre il Papa prende le distanze dal fenomeno Medjugorje spiegando che “la Madonna non è un postino” presunte madonne continuano ad apparire ovunque senza – peraltro - dire nulla di evangelico.

 

I preti, da parte loro – che fino a tre anni fa guai a pensarla diversamente dal Papa – adesso non sembrano minimamente interessati ad aggiustare il tiro, e anzi, assecondano molto più volentieri il devozionismo e l’integralismo dei parrocchiani che i messaggi che arrivano da Roma.

 

E ora che il papa non solo rilancia tutte quelle sfide che covavano sotto la cenere, ma ne lancia di nuove che davvero non avremmo mai pensato potessero appartenere alla Chiesa Cattolica, quanti le condividono davvero?
La generazione dei quarantenni non ha conosciuto altra Chiesa se non quella di Giovanni Paolo II e certe posizioni – come quelle sulla morale sessuale - le ha sempre date per scontate: si è abituata a approvare in pubblico e ignorarle in privato, piuttosto che a metterle seriamente in discussione. Il Vangelo stesso lo si prende sul serio fino a un certo punto. E anche il papa, ci si è più abituati a parlarne bene che ad ascoltarlo, men che meno a seguirlo. Ma è evidente che un messaggio semplice e chiaro come quello lanciato da Bergoglio è molto più difficile da ignorare rispetto alle catechesi o le lezioni di teologia a cui eravamo abituati. E ai cattolici, per la prima volta negli ultimi quarant’anni, viene chiesta coerenza.


Se il Papa corre tanto, allora, è perché ha fretta: deve recuperare tanto tempo perduto e sa di non averne troppo a disposizione. Il rischio è che si ritrovi a correre da solo, con una minoranza apertamente ostile, una maggioranza indifferente e tutti gli altri che osservano ammirati, ma immobili.

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.