Spettacolo

Esclusiva Max Tortora: la rinuncia più grande è la paternità. Per la vecchiaia sono attratto da luoghi spirituali, e dai Cesaroni sono in pausa.

A teatro le persone vengono a vedermi tutte le sere ma in tv aspetto la chiamata... La Roma è una squadra stupenda…

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Conosco Max Tortora da diverso tempo, ma il ricordo più vivo che ho di lui risale a un episodio di circa 1 anno fa.
Mia figlia Eleonora mi chiese di portare qualche “vip” alla sua scuola, il Liceo Copernico di Prato, i cui alunni come da tradizione organizzano a febbraio una settimana di autogestione invitando personaggi del mondo del lavoro, della cultura e dello spettacolo, che portano la loro testimonianza in incontri molto seguiti.
Le chiesi chi fra i miei amici dello spettacolo volessero avere ospite, e lei mi rispose subito: Max Tortora!
In quel momento Max era reduce dal successo in TV con “I Cesaroni”, ma non avrei pensato che una scuola di Prato fosse cosi compatta nella richiesta.
Max accettò, anche se gli dissi che non c'erano neanche i soldi per il viaggio. Come sempre avviene per gli artisti si fece mille domande: come lo avrebbero accolto, cosa avrebbe potuto dire ai ragazzi, che insegnamento avrebbe potuto lasciare... ma puntualmente venne, e l'incontro fu straordinario.
Oltre 1500 ragazzi lo abbracciarono, lo festeggiarono, lo accolsero come uno di loro, in quei giorni Max festeggiava il cinquantesimo compleanno e quello (parole sue) fu il più bel regalo che avesse potuto mai ricevere.
Ricordo che l'incontro che doveva durare 1 ora scarsa durò oltre 2 ore, a dimostrazione di quanta empatia riesca a instaurare Max, che prima di essere un artista, un attore valente, uno straordinario comico, è soprattutto un uomo attento ai rapporti umani, consapevole di quanta ricchezza ci possa essere nelle persone “comuni” che può, anzi deve, essere assorbita da uno che fa un lavoro come il suo e che ama.

Ha accettato subito l'intervista per “World Pass” e questa è la chiacchierata che ne è venuta fuori.

Iniziamo subito con il lavoro. Se tu fossi un critico come definiresti oggi l'attore Max Tortora?

 

Come un attore che con il tempo ha imparato a fidarsi degli autori, dei registi che magari vedono in te cose che tu non riesci a vedere. Anzi mi sento un attore che spera gli vengano offerti ruoli che possano smuovere corde che magari non so neanche di possedere. Credo che un artista debba farsi anche scoprire, plasmare da chi crede in lui e lo osserva dall'esterno

 

Dopo molti anni de “I Cesaroni” hai deciso di far riposare il personaggio di Ezio. È una scelta che ti è costata molta fatica?

 

Si la fatica è stata molta perché ho amato ed amo quel personaggio, ma proprio perché gli voglio bene devo tutelarlo. Lo faccio riposare, non è stato definitivamente cancellato e comunque ho ottemperato a tutti gli obblighi contrattuali. Solo che adesso Ezio ha bisogno di pausa, non è detto però che possa di nuovo tornare alla Garbatella.

 

 

Come vuole la nostra linea editoriale parliamo di viaggi. Sei un pigro o ti piace viaggiare?

 

Sono un pigro, e non ho viaggiato molto. Ma per la “vecchiaia” mi piacerebbe. Vorrei andare in India, un paese straordinario per la sua cultura, tradizione e spiritualità trasversale e millenaria. Solo che dovrei trovare chi viene con me perché io riesco a perdermi nella metropolitana di Roma quindi…immagino in India...

 

Cosa cerchi in un viaggio e quali le mete che ti attraggono?

 

Sono attratto dai luoghi e dai popoli che hanno insita la spiritualità: India, Cina, Giappone. Mi piace informarmi sul “dove” uomini eccezionali hanno vissuto, dove sono successe cose straordinarie per il genere umano. Tutti conoscono Gandhi anche se non è il solo mistico indiano, ecco vorrei andare a conoscere i luoghi dove questi uomini hanno vissuto e portato avanti le loro idee, andare ad assorbire quella energia, con il massimo rispetto.

 

Torniamo al Max artista. Tu sei riuscito con le tue imitazioni a tirar fuori l'anima da ogni personaggio che facevi. Mi piacerebbe sapere a quale sei legato maggiormente e cosa ha detto il personaggio di questa tua trasposizione

Iniziamo subito a dire che non sono, ne mi sento un imitatore. Vedo anche imitatori giovani che sono bravissimi, hanno una tecnica che io non posseggo. Diciamo che io ho catturato quell'espressione, quel tic, quel momento e l'ho portato in scena.
Per quanto riguarda il personaggio che ho amato di più, ovviamente è
Alberto Sordi, come ebbi modo di dirgli, io faccio questo mestiere solo perché è esistito lui.
So che lui disse che gli piaceva il mio modo di ricordarlo, anche se si domandava perché lo facessi sempre seduto.
Ricordo che un giornale mi diede modo di scrivergli una sorta di lettera aperta dove spiegai che lo facevo seduto per due motivi: il primo per la mia altezza (1,97m) che mi ha sempre causato dei “grattacapi” nel mio lavoro, (pensa solo alle inquadrature con le persone “normali”) e poi perché quel modo voleva essere una citazione di un suo famoso film “io so che tu sai che io so” quando lui sta seduto con il plaid e non vuole essere disturbato mentre guarda la partita della Roma. So da persone a lui vicine che ha apprezzato questa mia pubblica dichiarazione di amore.

 

 

Hai parlato della Roma. Ezio de “I Cesaroni” è un romanista sfegatato, tu come sei?

 

Sono Romanista ma non sfegatato, a proposito complimenti alla squadra e all'allenatore perché stanno facendo cose stupende, diciamo che le partite della Roma, rappresentano un modo per riunirci con gli amici magari davanti ad una bella spaghettata ed a un buon bicchiere di vino.

 

Di recente hai portato in scena a Roma uno spettacolo tuo dal titolo “l'Amore e la Follia” Ce ne vuoi parlare? Lo riporterai in teatro?

 

Lo spettacolo è andato molto bene all'Olimpico e penso di riportarlo in scena, adesso sto girando con questo spettacolo e sta ottenendo consensi in molte piazze italiane, e questo mi da energia straordinaria perché vedo le reazioni del pubblico in ogni parte d'Italia. Nello spettacolo non sono solo ma ho con me una band di tutto rispetto, due ballerine e i miei storici compagni di strada, due attori bravissimi ma anche due persone straordinarie: Stefano Sarcinelli e Roberto Andreucci, il mitico signor Giovanni della parodia di Amadeus de “L’Eredità”. Fra l'altro, Amadeus è anche salito sul palco a Roma.
A detta di tutti, diciamo che in questo spettacolo si ride molto, ci sono bei momenti di musica e qualche piccolo istante di sana malinconia.

 

Parliamo un attimo di televisione. Si era parlato di un programma tutto tuo, doveva partire più volte e poi non è successo. Come mai?

 

La gente mi dimostra il suo affetto, in teatro, dove ringraziando Dio, le persone vengono a vedermi tutte le sere, mentre in televisione ci sono difficoltà.
A questo punto penso che ci siano sotto delle problematiche che non capisco... ad ogni modo io sono qui in attesa che arrivi la proposta che mi interessa, sono pronto, e stavolta credimi non farò distinzioni da che parte arriva.

 

Torniamo ai viaggi. “Natale in Sudafrica” ti ha portato a visitare quel paese. Che ricordi ti ha lasciato?

Mi ritengo fortunato, questo lavoro che mi piace, mi da anche l'opportunità di visitare paesi che non avrei mai visitato.
C'è da dire però che quando fai viaggi in occasioni di lavoro sei limitato dagli orari e dagli impegni. Ovviamente il paese e bellissimo ma vivendolo con il lavoro e quindi vedendo luoghi dove ti portavano per girare, non ho potuto godermelo appieno.
Non ti nascondo che spesso pure se ero vicino al polo sud, vedendo alcuni posti non trovavo grosse differenze con Ostia, o con il raccordo anulare o con le periferie di altre mille città. Certo ogni tanto vedevi qualche leone o rinoceronte che a Fregene non ci sono ma insomma... ecco torniamo a quello che ti dicevo prima sui viaggi, mi piacerebbe visitare quei paesi che mantengono una loro cultura prima che questa dannata globalizzazione li codifichi e li faccia diventare uguali a tanti altri.

Sei molto amato dai giovani. Se uno di loro ti dovesse chiedere un consiglio per fare questo mestiere, che cosa gli risponderesti?

Io amo i ragazzi, per me sono vera e propria linfa vitale. Gli suggerirei di insistere sempre, di non mollare mai il sogno, insistere anche quando sembra che tutto sia finito.
Io ho avuto una grandissima fortuna, ho fatto il lavoro che volevo fare. Anche quando facevo quella che si chiama gavetta, con tutti i sacrifici che comporta, non me ne accorgevo, perché ero felice di fare questo lavoro.
Viviamo in un contesto socio-economico per cui anche chi è già affermato fa fatica, però il sogno va sempre rincorso, anche se questo mestiere comporta rinunce e sacrifici.

Tu hai fatto molti sacrifici?

La rinuncia più grande ,di cui mi accorgo forse solo adesso, è quella della paternità. Quando vedo giovani padri al parco o per strada con i figli penso a quanto sarebbe bello avere figli a cui poterti dedicare ed insegnare i tuoi valori.

Ma scusa perché non...lo metti in cantiere un “Tortorino”?

 

Mica è cosi facile sai... bisogna avere una buona materia prima. Io a dire il vero l'ho avuta, ma un pò perché preso da questo lavoro, un pò perché attraversavo un periodo particolare della mia vita, non mi sono accorto di quanto fosse importante, e cosi è andata via... ora spero di trovare una persona con la quale possa condividere tutto, anche la cosa più importante, ovvero un figlio.

 

Un ultima domanda. Tu sei romano ma se dovessi scegliere un altra città?

 

Senza ombra di dubbio Napoli. E’ molto simile a Roma, nel senso di vivere la vita allo stesso modo, sono due città dove la parola popolare ha lo stesso significato.
È una città dove, se finisco di lavorare, la sera rimango volentieri a dormire.
A breve dovrò registrare proprio a Napoli per la TV e sono contento, è una città che mi da grande energia.

 

Saluto Max e lo lascio andare in una splendida giornata di sole nella sua Roma, Per strada è tutto una richiesta di autografi, foto e baci.
Lui con grande disponibilità non si nega a nessuno.

 

Walter Santillo

di Walter SantilloConduttore radio-televisivo/autore di tv, teatro e cinema.