Spettacolo

Come cambia la televisione

Da una parte la tecnologia, che impone profondi cambiamenti, concettuali e strutturali. Dall’altra la capacità di fidelizzare i telespettatori, regolando il flusso d’ascolto da un programma all’altro.

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Andiamo per ordine. Nell’era di Internet, dei social network, del fiume d’informazioni che arrivano su ogni device, dai telefonini ai tablet, l’attenzione degli utenti è continuamente sottoposta a un sovraccarico di dati, parole, immagini e suoni, che rende più complicata la selezione e la fruizione dei contenuti proposti.

Per questo motivo la televisione si è adeguata, è diventata social, è uscita dal mobile del salotto per inseguire il suo pubblico, proponendosi in varie forme e modalità.

E’ passata, ma fino a un certo punto, dal palinsesto tradizionale alla visione on demand. Anche il Web si trasforma sovente in televisione, tra contributi video, YouTube e WebTv. Senza contare gli effetti della smart tv, la televisione tradizionale collegata alla Rete, capace di proporre qualsiasi tipo di programma in ogni momento, quando si vuole, a seconda di quello che viene chiesto dallo spettatore. On demand, appunto.

E’ difficile calcolare l’audience di trasmissioni e film visti in questa modalità. Ma i dati sulle famiglie che negli ultimi mesi hanno seguito i programmi attraverso le smart tv sono sensibilmente cresciuti. Le tv connesse sono passate da 330mila a 2,7 milioni. E il numero è in continuo aumento. Anche perché tutti i televisori oggi in vendita sono dotati degli ingressi necessari per connettersi a Internet, anche in wifi.

Così è possibile passare dalla programmazione tradizionale, quella del palinsesto della tv generalista, a una visione gestita direttamente dal telespettatore, che può spaziare dai canali del digitale terrestre a quelli satellitari, dai video streaming a quelli scaricati sull’hard disk del decoder, passando tra siti, social network e tutto quello che offre la Rete.
Il settore vede scendere in campo anche nuovi soggetti che si aggiungono ai tradizionali broadcaster. E tutti si dichiarano pronti a cambiare il volto dell’intrattenimento. Tra i nomi più o meno recenti Netflix e Chili. Ma anche i big si sono attrezzati per la televisione del futuro.

 



In un panorama multivisione come quello descritto fanno la loro parte i social network. Gli spettatori vengono coinvolti nei programmi, esprimono pareri, votano i personaggi più graditi. Succede in particolare con le kermesse musicali, con i talent e con i talk show. Poi ci sono le fiction ad ottenere un considerevole numero di commenti. Soprattutto quelle di casa nostra.

La social tv suscita un interesse che aumenta col passare del tempo, arricchisce il dibattito sui temi trattati, indica agli autori televisivi una mole di dati attraverso i quali è possibile cambiare o migliorare la scaletta di un programma.

Sin qui le nuove frontiere della tv che si trasforma e che si adegua ai gusti e alle scelte del pubblico. Ma torniamo al palinsesto tradizionale, quello che scandiva i ritmi e i tempi della giornata, entrando nella vita delle persone. Vale la pena ricordare le origini del termine palinsesto, con il quale veniva indicato il rotolo di pergamena sul quale era possibile scrivere un testo e successivamente cancellarlo. Una pratica in uso tra gli antichi romani, che si servivano di tavolette ricoperte di cera e lastre per la compilazione dei loro documenti. Tavolette, lastre e pergamene venivano riutilizzate. Da qui il termine greco palin psào, “raschio di nuovo”.

Per chi lavora in televisione il palinsesto è la rappresentazione della giornata. La programmazione viene definita “a striscia”, ognuna delle quali propone un genere diverso. Il palinsesto cambia con le stagioni, segue le mode, impone modelli. Diventa crocevia di aspettative e gusti, facendo incontrare spettatori e canale televisivo.

Con la moltiplicazione di proposte e piattaforme, tra canali, offerte on demand e Internet, le cose sono un po’ cambiate.
Eppure la professionalità di chi lavora alla programmazione della giornata televisiva rende il palinsesto ancora interessante, in grado di fidelizzare l’ascolto. La nuova televisione, insomma, non ha decretato la fine del palinsesto, che rimane un punto di forza, nonostante la digitalizzazione e Internet.

Ancora oggi, tra convergenza e multimedialità, il palinsesto detta appuntamenti e crea eventi. La tecnologia digitale applicata alla televisione influenza i processi culturali e la struttura del pensiero, provoca la frammentazione degli ascolti, impone nuovi modelli di business. Ma è difficile rinunciare alla visione collettiva di un evento sportivo, come la diretta di una partita di calcio. 

Antonio Pascotto

Tags: tv, tecnologia, web
di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.