Spettacolo

Non tutte le previsioni si sono rivelate esatte. Ecco l’elenco degli oggetti tecnologici che non hanno ottenuto grandi consensi

Tecnologia e scenari. Lettere dal futuro.

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“I computer stanno diventando sempre più intelligenti. In tanti pensano che entro i prossimi 25 anni si arriverà a un punto in cui i computer saranno intelligenti quanto gli esseri umani”. Sono parole di Timothy John Berners-Lee, informatico britannico e soprattutto inventore, con Robert Cailliau, del World Wide Web. Le ha pronunciate in una intervista realizzata in Italia per il lancio del nuovo marchio di una nota azienda di telecomunicazioni. Poi ripetute in una serie di spot.
Quando si dice l’intuito. Che a volte si traduce in vere e proprie previsioni, anticipazioni di un futuro prossimo, quindi non molto lontano ma neppure vicinissimo. Capita a chi ha la visione chiara di quello che può accadere, dal punto di vista tecnologico, nel giro di pochi anni. E spesso accade. L’esercizio migliore per capire le trasformazioni dei nostri tempi è andare a rileggere cosa scrivevano i guru della comunicazione qualche anno fa. Un esperimento, insomma, o forse qualche cosa di più. Facciamo una prova.
Il contenuto di un medium è sempre un altro medium. Il contenuto della scrittura è il discorso, così come la parola scritta è il contenuto della stampa e la stampa quello del telegrafo”. Il concetto di rimediazione nasce oltre quarant’anni da un sociologo, il più famoso esperto di comunicazione, e dunque il più citato, celebre per la tesi secondo cui il medium è il messaggio: Marshall McLuhan.

La sua definizione sull’incorporazione dei media fu ripresa da Bolter e Grusin, secondo cui il contenuto dei media digitali sono tutti gli altri media. In effetti, se oggi consideriamo l’evoluzione del Web, ci rendiamo conto che su internet troviamo tutti i media tradizionali: radio, giornali, televisione.

In questo nuovo contesto il Web incorpora e rappresenta anche gli altri mezzi di comunicazione, e non solo quelli d’informazione. Attraverso internet si comunica in diretta, si dialoga in chat, si scrive agli altri attraverso le mail. Insomma, i mezzi di comunicazione vengono catturati e rielaborati. E tutto questo è stato largamente anticipato prima da McLuhan, poi da Bolter e Grusin.

 

 

Nello stesso periodo, siamo agli inizi degli anni Novanta, un altro dei più famosi esperti di comunicazione digitale, Nicholas Negroponte, affermava che la comunicazione di massa sarebbe stata rivoluzionata da sistemi in grado di consentire la trasmissione di informazioni personalizzate. Tutto in un vicinato digitale dove lo spazio fisico sarebbe divenuto irrilevante. È impressionante leggere oggi quello che scriveva Negroponte più di venti anni fa. Tornano in mente quei capolavori di Jules Verne ispirati dal progresso tecnologico. Titoli come "Viaggio al centro della Terra", "L’isola misteriosa", "Il giro del mondo in ottanta giorni", dove l’autore fornì molteplici elementi utili a ricercatori e scienziati per una serie di applicazioni scientifiche. Così come, nel suo campo, Negroponte, che nel 1995 scriveva:

 

“I bit – il DNA dell’informazione – stanno rapidamente sostituendo gli atomi come strumento fondamentale della comunicazione tra gli uomini. La differenza tra lo schermo di un televisore e lo schermo di un personal computer sta diventando una mera questione di dimensioni e quelli che un tempo erano i mass media – i mezzi di comunicazione di massa – stanno trasformandosi poco a poco in mezzi di comunicazione personalizzati a due vie. L’informazione non sarà più spacciata a potenziali consumatori, ma saranno gli utenti stessi a crearsi la specifica informazione di cui hanno bisogno”.

 

Lungimirante è dir poco.

 

 

E che dire del fondatore di Microsoft, Bill Gates, tra i primi a descrivere quello che sarebbe accaduto in breve tempo:

 

“Oggi – scriveva nel 1994 - è senza dubbio in atto la maggiore rivoluzione tecnologica nei mezzi di comunicazione dall’epoca di Gutemberg: infatti l’autostrada informatica consentirà potenzialmente a ogni abitante del pianeta di trasmettere i propri messaggi, immagini, suoni e parole, e di riceverne da tutti gli altri. Potremo sbrigare affari e pratiche, lavorare, studiare e divertirci senza muoverci dal luogo dove siamo. Ottenere il parere dell’avvocato o del medico, il documento di identità, informazioni su qualsiasi argomento scientifico o di attualità, vedere il nostro spettacolo preferito quando e come vorremo. Sarà per gli imprenditori e i clienti la nuova piazza del mercato, dove si potrà comprare e pagare, dove si farà pubblicità; sarà la nuova scuola, la nuova borsa, il nuovo salotto…”.

 


In tempi più recenti, e comunque parliamo di almeno cinque anni fa, Erich Schmidt, all’epoca amministratore delegato di Google, e successivamente presidente del consiglio di amministrazione, in un articolo sul Wall Street Journal rappresentava così lo scenario futuro:

 

 

“È l’anno 2015. Il dispositivo compatto che ho in mano mi consegna il mondo, un articolo alla volta. Sfoglio i miei giornali e magazine preferiti, le immagini sono di una chiarezza analoga a quelle stampate, e non devo diventare matto aspettando che ogni macchina si carichi. Meglio ancora, il dispositivo sa chi sono, cosa mi piace e cosa ho già letto. Così, mentre ricevo tutte le notizie e i commenti, vedo anche articoli che sembrano tagliati su misura per i miei interessi. Scorro una storia sul Wall Street Journal dedicata alla salute, e un pezzo sull’Iraq tratto dal quotidiano egiziano Al Gomhuria, tradotto automaticamente dall’arabo all’inglese. Tocco lo schermo con la punta delle dita, per far sapere al cervello computerizzato là sotto che mi ha dato un suggerimento giusto”.

 

Oggi tutto questo è realtà.



Ovviamente non tutte le previsioni si sono rivelate esatte. L’elenco degli oggetti tecnologici che non hanno ottenuto grandi consensi, almeno per il momento, è lungo. Si va dagli occhiali di Google, i Google Glass, che dovevano rivoluzionare il modo di utilizzare Internet, alla stampante portatile per le foto sui telefonini. E neppure i device indossabili, come gli orologi collegati alla Rete, hanno venduto tanto.

 

 

Ma l’esempio più clamoroso è quello degli ebook: i lettori continuano a preferire i libri tradizionali, amano scorrere le pagine, utilizzare il segnalibro per poi riprendere la lettura. Anche l’odore della carta gioca un ruolo attivo. Ma una spiegazione c’è. In fondo, piuttosto che osservare un panorama mozzafiato attraverso lo screensaver del pc, è molto meglio recarsi su una scogliera, guardare l’orizzonte e ascoltare il rumore del mare.

E solo a quel punto saremo veramente liberi di organizzare, a proposito di tecnologia, il nostro futuro.

Antonio Pascotto

di Antonio PascottoGiornalista Caporedattore All news Mediaset, Tgcom 24.