Spettacolo

Chiara Francini: divertente, bella, astemia e pazza per lo zucchero filato. Dai film-commedia italiani a Spike Lee e teatro

Per essere ironici bisogna possedere una solida cultura, mio padre è sarcastico, mia madre buffa, io sono un mix.

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chiara franciniConosce cinque lingue straniere (inglese, francese, tedesco, portoghese, spagnolo (fluente), è totalmente astemia, non prende mai il sole e in poche stagioni, Chiara Francini, è diventata un volto inconfondibile al servizio di robusti artigiani della commedia (Fausto Brizzi, Gianbattista Avellino, Alessandro Genovesi, Neri Parenti) ma anche un’attrice colta e ambiziosa capace di rischiare se stessa con film d’autore (Stefano Tummolini, Pappi Corsicato, Spike Lee) e teatro di qualità (Ti ho sposato per allegria, della Ginzburg per la regia di Piero Maccarinelli).
In realtà è anche un icona sexy (ma lei di se stessa ha detto: “La mia è telegenia più che bellezza. Sono piccolina, proporzionata, chiara di pelle: non sono schiava della mia bellezza, affatto) ed un interprete di verve comica intelligente e a tratti vulcanica (“Il successo di un comico dipende dal carisma, dal testo, dalla faccia: un insieme di cose che fanno sì che il successo venga dato dal riconoscimento del pubblico. Niente come la comicità è un’arte equa, nel senso che non esistono critiche da fare se un comico incontra il gusto del pubblico”).

Incontrarla significa fronteggiare allo stesso tempo intelligenza e spirito effervescente.

Appena si scava un po’ nella sua vita, si scopre cultura, abilità e intraprendenza. Eppure il cinema ci ha abituato a grandi attrici comiche che sullo schermo appaiono ingenue e sprovvedute

Chi l’ha detto?


Ci sono stati autori molto importanti che hanno disegnato sullo schermo, soprattutto nella commedia, personaggi femminili capaci di farsi costruire addosso vulnerabilità, ingenuità, sensuale inermità

Diciamo che a me non piace farmi costruire da qualcun altro ma costruirmi da sola.


Bella risposta
Anche perchè, secondo me, al contrario, per essere ironici o sarcastici, è necessario possedere un solido background culturale. Diverso se si vuole giocare o apparire ‘buffi’. 

Cioè?
Un esempio che conosco perfettamente. Mio padre è una persona estremamente sarcastica. Mia madre è invece essenzialmente buffa. Chi ha ironia è tagliente, spietato, caustico: tratto tipico del fiorentino, peraltro. Chi è buffo è, in qualche modo, divertente suo malgrado.


Sta dicendo che ha preso qualcosa da tutti e due e ha un po’ lavorato su un suo mix personale di entrambi?
Quello che posso dire è che forse la mia caratteristica più spiccata è l’autoironia: se sono a cena, con una persona cui tengo, vestita bene e con i tacchi alti, il fatto di inciampare e finire per terra, non è una cosa che mette in soggezione e difficoltà. Posso ridere con gusto di me insieme a chiunque altro.

 

 

A cosa pensi sia dovuta questa dote?
Non so, forse una famiglia molto serena. Che mi ha reso una donna piuttosto solida, che può cadere, come tutti, senza rimanere ferita o scioccata per questo.


Ti sei laureata con una tesi sul dialogo, conosci molte lingue straniere. Viene in mente quello che una volta disse Al Pacino: all’inizio del mestiere dell’attore c’è l’amore per le parole.
Sì, credo sia così. Provo piacere nell’uso di una lingua che amo come l’italiano. Mi piace scegliere le giuste parole e disporle con cura in una frase. Lavorare con esse.


E’ vero che vai pazza per lo zucchero filato?
Sì. In genere la passione per il cibo mi dà gioia e poi penso che una persona che ama il gelato o lo zucchero filato non possa essere davvero cattiva. E anche se lo è non lo è più in quel momento perché sta facendo qualcosa che le piace


E’ vero, sempre a proposito delle parole, che stai scrivendo un libro?
Sì è vero, ma sono ancora lì, circondata da tutte le parole che vorrei usare e fin quando non lo avrò finito e non avrò capito di cosa si tratta, preferisco non parlarne. 

Mario Sesti

 

di Mario SestiCritico e Festival Curator