Spettacolo

Il Festival cinematografico particolare, “popoli e religioni”. Nato nel 2005 per rispondere allo scontro di civiltà post 11 Settembre

A Terni una serata viene dedicata a Francesco d'Assisi, il primo cristiano ad aver dialogato con le altre religioni

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Alla ricerca di Babele. Quella della storia, quella del mito, quella del mondo di oggi.
C'è la leggenda della Torre di Babele – l'edificio che doveva arrivare fino in cielo e la cui costruzione fu bloccata da Dio con l'invenzione delle lingue - al centro della dodicesima edizione del festival cinematografico Popoli e Religioni di Terni, che si è aperto sabato 12 novembre per concludersi domenica 20, dopo un'anteprima ad Assisi con la presentazione del film Il sogno di Francesco e l'Angelo alla carriera a Elio Germano.

Nato nel 2005 per rispondere allo “scontro di civiltà” post 11 settembre, con un “incontro di civiltà” attraverso il cinema, il festival è organizzato dall'Istituto di studi teologici e storico-sociali di Terni in collaborazione con la Regione Umbria ed è gemellato con il festival Religion Today di Trento, Sacrofilm di Zamosc in Polonia e le Giornate di Cinema e Riconciliazione di Notre-Dame de La Salette in Francia.

 

Babele, identificata dagli storici con l'antica Babilionia, era la capitale della Mesopotamia. Per gli ebrei – che ci avevano vissuto da deportati – era la “gran prostituta”. Per questo l'episodio biblico della Torre viene raccontato con un'accezione negativa: Dio punisce la superbia dell'uomo confondendo le lingue per fermare la costruzione della torre.
Si trattava, probabilmente di una ziqquart: “Talvolta si sentono chiamare 'piramidi babilonesi', ma a differenza di quelle egiziane, non sono tombe di sovrani ma una sorta di templi” spiega la teologa Lilia Sebastiani.

 

Cosa significa che la cima della torre di Babele, nel progetto originario, doveva 'toccare il cielo'? “Potremmo leggerla in senso culturale o in quello arrogante e quasi blasfemo di porsi sullo stesso piano di Dio”.

 

L'archeologia ha ricercato assiduamente l'edificio storico che sarebbe alla base del mito di Babele, raccontato al cinema solo da John Huston con La Bibbia. Nessuna certezza è stata raggiunta, anche perché le costruzioni di mattoni e bitume, che il racconto sembra ricordare, non sono durevoli come quelle di pietra e di malta. Tuttavia il candidato più accreditato è l'Etemenaki dedicato al dio Marudk, oggi in sostanza un mucchio di mattoni mezzo disfatto e tutt'altro che elevato.

 

“Quando si usa il termine 'Babele' si vuole indicare confusione, dispersione, incomprensione” commenta padre Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni. “Ma in realtà possono esserci diverse interpretazioni: i babilonesi dicevano di avere un “solo labbro, una sola bocca” per intendere un'armonia di intenti, di governo e di religione. L'intervento del Signore può essere visto allora come un rifiuto del pensiero unico, e la dispersione di quel popolo diventa la modalità per creare una diversità di linguaggi e di culture, quindi una ricchezza”.

 

 

 

Il festival Popoli e Religioni punta quindi a sottolineare “l'impegno urgente di una unità nella molteplicità, di una comprensione reciproca nella diversità dei linguaggi”.

 

Linguaggi che vengono raccontati, a loro volta, con tanti linguaggi diversi: cinema, teatro, musica, incontri, lingua dei segni, sand-art e persino un'esperienza di realtà virtuale che il festival di Terni aveva già sperimentato lo scorso anno, prima che arrivasse alla Mostra di Venezia.

 

Tecnocrazia, plurilinguismo, difficoltà di comunicazione, ma anche l'eterna aspirazione dell'uomo a “toccare il cielo”, quindi alpinismo e viaggi nello spazio: queste le tematiche affrontate nei dieci giorni di kermesse, con ospiti come Adelmo Togliani, Krzysztof Zanussi, Luca Manfredi, Duccio Camerini, Massimo Wertmuller, Valentina Corti, Arnaldo Colasanti, Stefano Fresi, concorrenti illustri come David Riondino, Maria Rosaria Omaggio ed Edoardo Siravo ed eventi come la giornata dedicata al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery, una serata omaggio a Nino Manfredi con il cast del film In arte Nino e la proiezione di Per grazia ricevuta, lo spettacolo teatrale Il decalogo di Stefano Alleva e il focus dedicato alla Romania, con la proiezione di Nosferatu di Murnau con le musiche composte appositamente dal musicista polacco Rafal Rozmus ed eseguite da un'orchestra di sette elementi.


Come ogni anno poi una serata viene dedicata a Francesco d'Assisi, il primo cristiano ad aver dialogato con le altre religioni. Quest'anno saranno ospiti Chiara Frugoni, la più grande studiosa di san Francesco in Italia, che parlerà dei segreti nascosti negli affreschi della basilica di Assisi e frate Alessandro Brustenghi, tenore celebre in tutto il mondo, che sostiene di aver ritrovato la musica originale del Cantico delle Creature.

 

Tutti gli eventi del festival vengono accompagnati dalle opere realizzate appositamente per l'occasione da Gabriella Compagnone, la più celebre sand artist italiana, salita alla ribalta giovanissma con Italia's got talent che ha disegnato anche la sigla della kermesse. Gli artisti visuali Paul Harden e Grazia Genovese hanno invece curato l'esperienza di realtà virtuale Sideralia grazie alla quale lo spettatore, indossando un casco può intraprendere un viaggio onirico fino al pianeta Kepler 452B, scoperto lo scorso anno e considerato il “gemello” della Terra.

 

Una serata “spaziale” - quella di giovedì 17 novembre – che vede anche la proiezione del primo film girato nello spazio – Astrosamantha di Gianluca Cerasola – e del primo film di fantascienza della storia del cinema: Viaggio sulla luna di George Méliès.

 

 

Sono 33 in tutto i film in concorso quest'anno: 7 documentari, 6 film e 20 cortometraggi provienienti da tutto il mondo e selezionati tra gli oltre 800 arrivati alla direzione artistica: si va da Mariam di Faiza Ambah, che racconta la lotta di un'adolescente musulmana per poter indossare il velo a scuola, in Francia a L'apotre di Cheyenne Carron, storia di un musulmano che si converte al cristianesimo affrontando l'ira della sua comunità, da Dough che vede un fornaio ebreo alle prese con il suo garzone musulmano e spacciatore di marijuana, a Il nostro ultimo di Ludovico Di Martino, storia di due fratelli che sequestrano la bara della madre per realizzare il suo ultimo desiderio.

 

I documentari spaziano dal mondo del carcere alla visita del papa a Cuba, dall'Olocausto ai rom, dalle terre sequestrate alla mafia fino alle comunità arabe in Israele, mentre tra i corti emergono SalaamStDenis2015 di Federica Pacifico, dedicato alla sorella del regista degli attentati di Pairgi, Slor di Charlotte Schioler, The Little Dictator di Nurith Cohn, in cui un professore bistrattato e sottomesso si trasforma all'improvviso in Adolf Hitler, e Bubbles don't lies d Stepan Etrykc, in cui sopra la testa di tutti gli abitanti del mondo compare una bolla con il numero dei partner sessuali avuti.

 

 

A giudicarli una giuria composta da Katia Malatesta, direttrice artistica del festival di Trento, Angelita Fiore, vincitrice dell'edizione 2015 con il documentario sui preti sposati Uomini proibiti e Marialuna Cipolla, cantautrice candidata al David di Donatello per Il ragazzo invisibile di Salvatores.
Già assegnato il premio per la migliore colonna sonora alla Premiata Forneria Marconi per Hey You! di Maria Rosaria Omaggio.

 

Tutto il festival diventerà un film pubblicato sul sito www.popoliereligioni.com, dove si trova anche il programma completo.
 

Arnaldo Casali

di Arnaldo CasaliGiornalista esperto di Spettacolo, Cultura, Religione.