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Le Grotte di Mogao in Cina: un patrimonio dell’umanità mozzafiato

Un complesso di 735 grotte scavate come templi Buddisti ai confini tra Tibet e Mongolia

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L’obiettivo è quello di superare il milione di turisti alla fine di quest’anno. Già nel 2014, per la prima volta, è stata raggiunta la quota di 800 mila presenze e, nei primi quattro mesi del 2015, si è registrato un incremento del 14%. Per visitare questa meraviglia del mondo, ogni traguardo appare comunque raggiungibile anche perché ci troviamo in Cina, dove risiede oltre un terzo della popolazione mondiale.

Stiamo parlando delle Grotte di Mogao, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco dal 1987 di cui si parla però con insistenza solo da poco tempo. Anche perché, per raggiungere questo sito archeologico buddista, bisogna inoltrarsi all’interno del paese nella provincia del Gansu, situata all’incrocio degli altopiani del Qinghai-Tibet, della Mongolia Interna e dell’altopiano di Loess. Questa provincia si trova ad un’altezza media di 1500 metri sopra il livello del mare e vi vivono circa 28 milioni di persone di varie etnie e religioni. Per esempio proprio qui c’è la città più musulmana della Cina, Linxia, con oltre 50 moschee. Ma che cos’è Mogao? È un complesso di 735 grotte scavate nella roccia, ai confini del deserto del Gobi, nel quale nel corso dei secoli sono stati scolpiti circa 500 templi buddisti. Le Grotte di Mogao racchiudono sicuramente uno dei più grandi tesori al mondo di arte buddista.

 

 

Sono poste in un piccolo canyon di circa 2 chilometri, a 25 chilometri dalla cittadina di Dunhuang che, da circa un anno e mezzo, è stata dotata di un nuovissimo e funzionale aeroporto. Per raggiungere Dunhuang bisogna però prendere un aereo – un’ora e mezza di volo – dalla capitale della provincia di Gansu, Lanzhou. Una città con quattro milioni di abitanti che si snoda lungo il famoso Fiume Giallo. Lanzhou è raggiungibilissima da tutte le principali città cinesi e alcuni voli ora cominciano ad arrivare anche dall’estero. Tutta questa enfasi sulla provincia del Gansu nasce dal fatto che, per incrementare il turismo interno ed estero, i Cinesi hanno dedicato il 2015 alla Via della Seta e proprio il Gansu è il nodo strategico dello storico percorso, anzi è chiamato il tratto d’oro sulla Via della Seta. Non solo, le Grotte di Mogao sono anch’esse poste sulla Via della Seta, all’uscita del deserto del Gobi, in località Duanya, ai piedi della cosiddetta “Duna di sabbia che sussurra”. Intorno alle Grotte sta nascendo una sorta di vero e proprio parco turistico che sbalordirà qualsiasi visitatore. Ma andiamo con ordine. Arrivati all’aeroporto di Dunhuang, le Grotte di Mogao sono situate a pochissimi chilometri e raggiungibili in pochi minuti di taxi o pullman. Qui la prima sorpresa: la nuova biglietteria. Ebbene loro la chiamano così ma stiamo parlando di un nuovissimo complesso, poco più di un anno di vita, dove sicuramente si fanno i biglietti per visitare le grotte ma c’è anche il più moderno teatro in 3D della Cina che illustra in quaranta minuti il meglio di questa meraviglia, proiettando immagini su un’enorme cupola.

 

 

Uno spettacolo mozzafiato. Il centro è corredato di negozi per lo shopping, sale riunioni, sale di studio e lezioni. L’architettura di tutta la “biglietteria” è stata studiata per non deturpare il paesaggio desertico: risultato ottimo, complimenti agli architetti. Seconda sorpresa: le grotte non si trovano proprio lì ma a qualche chilometro di distanza. Si viene portati da un efficientissimo servizio di navette, attraversando il deserto. Arrivati alle grotte la terza sorpresa: delle 735 a tutt’oggi rinvenute, ogni giorno – il sito è aperto 365 giorni l’anno – se ne possono visitare al massimo 6 o 7. Il perché non è chiaro, si parla di motivi organizzativi e di sicurezza. Però quel poco che si riesce a vedere in una visita di 2-3 ore è tantissimo ed eccezionale.

 

 

Alcuni dati: le opere furono iniziate a partire dall’anno 366 (secondo anno del periodo di regno dell’Imperatore Jianyuan della dinastia dei Qin anteriori). Le grotte, disposte su cinque livelli, si estendono per una lunghezza di 1600 metri da sud a nord. Oggi si conservano in totale 3.390 figure d’argilla dipinte, 4.000 figure di apsaras e 4.500 metri quadrati di affreschi suddivisi in 492 grotte. Le raffigurazioni di Buddha sono oltre 2 mila e qui esiste la terza statua di Buddha più alta del mondo (era la quinta, ma i talebani pensarono bene di distruggerne due). Una volta visitate le grotte, si torna vicino la città per visitare le dune. Anche qui occorre fare un biglietto e, per la gioia dei grandi e piccini, si può fare un piccolo tour nel deserto a dorso del mitico cammello del deserto del Gobi. Ce ne sono decine e decine pronti per i turisti.

Stefano Sassi

di Stefano SassiGiornalista Capo Redattore Tg2. Laureato in Economia si occupa di turismo, arte moderna e contemporanea, musica latino-americana, economia.