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La parola “Italia” deriva dai “sanniti”, riserve Unesco e abeti della Finlandia, incantano il paesaggio

Il parco dei sanniti è il futuro dei giovani e del “sociale-turistico-economico”.

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Di sicuro la loro decadenza iniziò nell’88 avanti Cristo, quando i Romani vinsero definitivamente la Guerra Sociale nei confronti dei popoli italici che si erano ribellati, con a capo i Sanniti. Un popolo fiero, nella sostanza mai annientato, e già ricco di propria cultura e tradizioni prima che la stessa Roma cominciasse ad espandersi. Pare che la parola “Italia” provenga dalla loro lingua “osca” e, in particolare, da “viteliù” termine prestato poi ai greci, dove perse la “v” iniziale, e che i romani introdussero nel loro vocabolario per indicare “terra di bovini” o più semplicemente “toro”. E proprio con il simbolo del toro la Lega Italica coniò una moneta alternativa a quella romana con su scritto “iteliù”, ovvero Italia.

In generale, però, poco si sa su questo popolo e archeologicamente è ancora tutto da scoprire. Da qui l’idea di creare un Parco Archeologico territoriale dell’Alto Sannio, in pratica il Parco dei Sanniti. Un’operazione che ha scatenato progetti, passioni e fantasie, ma che ancora rimane un sogno. Testimonianze della presenza dei Sanniti si hanno dalle Marche fino alla Puglia, sulla dorsale adriatica, mentre dall’altra parte sicuramente erano arrivati fino al Tirreno nella zona napoletana, probabilmente la stessa Pompei era un insediamento sannitico. La zona interessata a questo progetto sarebbe però molto più ristretta, soprattutto in zona montana, a cavallo tra due regioni e riguarderebbe cinque comuni: Agnone, Pescopennataro e Pietrabbondante in provincia di Isernia, Alfedena in provincia de l’Aquila e Schiavi d’Abruzzo in provincia di Chieti. Il Parco, secondo i promotori, avrebbe due obiettivi: uno culturale ed uno sociale. Il primo, nella sostanza, vuole andare a fondo nella storia antica di questo popolo; il secondo è un obiettivo sociale-turistico-economico. Dal punto di vista del territorio stiamo parlando di una zona molto bella, intatta a livello di natura, consigliata dalla primavera fino all’autunno agli amanti del trekking che arrivano da tutto il mondo. E non è un modo di dire. Basti pensare che la riserva naturale di Collemeluccio è protetta dall’Unesco perché qui si possono osservare gli abeti bianchi tipici della Finlandia, tanto a sud in quanto residuo dell’ultima era glaciale.

 

 

Uno spettacolo sconosciuto ai più. In merito allo sviluppo dell’archeologia, bisogna partire da Pietrabbondante. Qui, infatti, è visibile il più grande monumento finora scoperto del mondo sannitico, già riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, un complesso sacro con Tempio, Teatro, Mausoleo, Necropoli e Fortificazioni. Solo un punto di partenza, assicurano gli esperti, in quanto la storia dei Sanniti è ancora tutta da scrivere e, sotto terra, è ancora tutta da scavare. Ad Alfedena, dove c’è il museo dedicato a questo popolo, è stata accertata la presenza di una città italica da dissotterrare e, probabilmente, la più grande necropoli di tutta la zona. Ma, come testimoniano occasionali ritrovamenti da parte soprattutto di contadini, tutti i comuni interessati nascondono tesori.

Da un punto di vista sociale, stiamo parlando di un territorio caratterizzato da spopolamento e disoccupazione. I Sanniti potrebbero dare una mano a quei pochi giovani che tenacemente hanno deciso di non abbandonare il loro territorio. Un Parco, infatti, potrebbe creare occupazione per i giovani, sia direttamente che indirettamente sostenendo tutte le attività artigianali ed enogastronomiche della zona. E i giovani sono quelli che più caparbiamente insistono sul progetto. Sta per partire la nuova campagna estiva, la decima, che porterà nella zona archeologica circa 800 giovani universitari che lavoreranno gratuitamente per valorizzare questa parte di patrimonio nazionale. Molti verranno ospitati nel comune turisticamente più attrezzato che è Agnone, già riconosciuta come Città d’Arte.

La storia di questo paese si perde nei secoli, ma quello che ci appare oggi, a circa due ore di auto da Roma, è il risultato del lavoro di tre specifiche popolazioni: Longobardi (intorno all’anno mille), Veneziani e Spagnoli. La chiamano l’Atene del Sannio. Sita ad 800 metri di altitudine, fra boschi incredibilmente fioriti, Agnone si allunga su un crinale stagliando contro un fondale di montagne le sue case e i suoi palazzetti di pietra, le sue architetture medioevali e i suoi quattordici campanili. Agnone era forse la sannitica Aquilonia, ma certo è che, proprio qui, fu rinvenuta la Tavola Osca del III° secolo a.C., dal 1873 custodita nel British Museum di Londra.
Girando per il paese, tra le viuzze del borgo, si succedono chiese, palazzi nobiliari ed antiche botteghe artigiane con reperti storici di vari secoli, tanto che per Agnone si può parlare di “museo diffuso”. Tra le cose più significative non si può non citare la chiesa e il convento di San Francesco che furono costruiti dai Frati Minori nel 1343. La chiesa fu ristrutturata nel XVIII° secolo e tutti gli affreschi sono di Paolo Gamba, celebre pittore molisano del ‘700. Ad Agnone si costruiscono anche le campane più famose del mondo, quelle dell’Antica Fonderia Pontificia Marinelli, un’azienda a livello familiare che è la più antica d’Europa ancora in attività e la seconda al mondo. Attualmente gran parte del turismo ad Agnone è legato proprio alla produzione di campane. Nell’antica fonderia, Marinelli ha anche creato un museo storico con tanto di proiezioni e visite guidate. Una tradizione che continua come altre e, nella seconda metà di agosto, ad Agnone si tiene per tre giorni la Fiera delle arti e dei mestieri antichi.

Stefano Sassi

di Stefano SassiGiornalista Capo Redattore Tg2. Laureato in Economia si occupa di turismo, arte moderna e contemporanea, musica latino-americana, economia.