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Turismo in Iran: da "sconsigliato" ora potrebbe diventare una delle principali risorse del paese

Ben 19 i siti classificati dall’Unesco come Patrimonio Mondiale.

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Javard ZarifC’era una volta il Paese proibito. Lì dove l’Occidente veniva ufficialmente considerato il Grande Satana, l’ultima cosa che poteva venire in mente era quello di avventurarsi nella terra degli Ayatollah per un viaggio di piacere. Così è stato a partire dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Trentacinque anni dopo, però, la situazione è profondamente cambiata e il turismo, non solo quello di nicchia, si avvia a diventare una delle principali risorse per l’economia iraniana.

Poche settimane fa, all’inizio di luglio, Teheran ha acconsentito al blocco dei suoi programmi di sviluppo atomico. Raggiunto l’accordo al tavolo negoziale di Vienna, dopo mesi di estenuanti trattative, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zafir è rientrato in patria accolto come un eroe, mentre le strade delle principali città si sono riempite di persone in festa. La fine dell’embargo commerciale che segue l’accordo sul nucleare significa anche l’apertura al turismo – un settore che può esistere e svilupparsi in Iran solo in un ambito di stabilità politica internazionale.

Fuori dai percorsi battuti per decenni, l’antica Persia ospita un paesaggio estremamente vario, dalle montagne innevate poco fuori dalle capitale Teheran alle numerose aree deserti.

L’Iran è inoltre ricchissimo di gioielli artistici e culturali islamici come anche assiri e persiani, tanto da ospitare ben 19 siti classificati dall’Unesco come Patrimonio Mondiale. Gli ultimi due, la necropoli di Susa e le case-grotte preistoriche di Meymand, sono state aggiunte quest’anno all’elenco dei siti protetti.

 

 

Una lista di località di interesse storico lunga e per molti aspetti sorprendente. Si va dalle spettacolari rovine dell’antica capitale achemenide Persepoli ai templi zoroastriani della città di fango di Yadz, dalle moschee di Shiraz – città del vino della poesia e dei giardini – alle architetture di sabbia di Bam – dove è stato girato Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini (1976) e alcune scene de Il fiore delle Mille e una notte (1974) di Pier Paolo Pasolini.

Il settore turistico è già in ascesa da quando nel 2013 era andato al governo il riformista Hassan Rouhani, succedeva all’ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad, portando nel Paese un clima di distensione verso l’Occidente. All’indomani dell’accordo sul nucleare, Teheran annuncia visti d’ingresso più facili e la costruzione di 200 nuovi hotel, a fronte di strutture alberghiere datate e ormai insufficienti. Il vice presidente e responsabile per il settore turistico Masoud Soltanifar ha dichiarato non senza enfasi: “Dopo l’accordo e la fine delle sanzioni economiche, nessun’altra industria in Iran vedrà un incremento maggiore che il turismo. Il Paese va incontro a giorni luminosi”.

In realtà, complici i buoni rapporti diplomatici tra Roma e Teheran, turismo italiano verso l’Iran non è mai mancato, fin dagli anni ‘90. “Per gli italiani è stato sempre piuttosto facile entrare nel Paese”, conferma a WorldPass Lors Zucchetti, product manager per l’Iran del tour operator Evolution Travel. “Quello che è davvero cambiato con l’avvento di Rouhani”, continua Zucchetti “oltre ad un progressivo allentamento del controllo sull’uso privato di internet, è soprattutto l’immagine dell’Iran nel mondo. Questo fa si che la gente che ha ancora diffidenza verso l’Iran magari per motivi culturali, come avviene negli Usa, si tranquillizzi”.

 

 

“L’Iran è certamente uno dei Paesi più ricchi in termini di offerta culturale in tutta le regione”, ci dice Bruno Gaddi, direttore generale del tour operator Earth Viaggi. “E’ anche più varia e ricca della Turchia, la vera calamita turistica dell’area, di cui gli iraniani vorrebbero emulare il successo”.

Ora che il mondo non è più spaventato dal Paese degli ayatollah, le potenzialità di attrazione dell’antica Persia sembrano davvero enormi. “Il dato degli ultimi 3 anni relativo al solo mercato italiano”, conclude Gaddi “mostra un incremento del 100% tra il 2013 e il 2014, un 30% in più quest’anno e una crescita ancora più pronunciata già prevedibile per il 2016”.

Andrea Valdambrini

di Andrea ValdambriniGiornalista e reporter. Collaboratore de Il Fatto Quotidiano