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Viaggio in Repubblica Ceca, senza mare ma con tanta acqua

Laghi, fiumi, sport e la bellissima Praga. Terra d’acqua dolce.

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La Repubblica Ceca è un Paese senza sbocco sul mare ma ricco di fiumi, canali, laghi e sorgenti e dedica il suo turismo al tema dell’acqua… anche ad Expo Il richiamo dei progettisti era ai 3 grandi fiumi del Paese (che sfociano in altrettanti mari), ma anche alle acque termali di cui il suolo ceco è straordinariamente ricco e all’importanza dell’acqua pura nella preparazione della birra ceca, nota in tutto il mondo. Insomma, quella ceca è una terra tanto ricca di acque dolci e di attrattive, che durante il viaggio può far passare in secondo piano l’acqua salata.
Sebbene i laghi naturali in Repubblica Ceca non siano molti, né di grande vastità possiamo citare il Lago Nero e il Lago del Diavolo, nella Selva boema, che valgono almeno una breve visita. Non mancano specchi d’acqua accoglienti e vocati turisticamente, grazie all’intervento dell’uomo che ha costellato il territorio con invasi, dighe e bacini idrici. Il lago Orlik, quelli di Lipno e Slapy, i laghetti di Trebon –che fanno parte di una vasta area protetta della Boemia meridionale, ricca di acquitrini, stagni, sorgive e canali- sono i più gettonati da un turismo appassionato di natura, relax e sport acquatici.

Ai fiumi va riconosciuto il merito, senza i fiumi non avrebbero ragion d’essere né i paesaggi di campagne bellissime solcate da serpenti argentati né tanto meno gli scorci di città rese immortali proprio da teorie di ponti-monumento. A partire da Praga, con il suo Ponte Carlo e infinite altre “strisce” di pietra, ferro o cemento che scavalcano il fiume-mito della Repubblica Ceca: la Moldava. E’ il fiume della capitale, è vero, ma è anche il fiume nazionale del popolo ceco e musa ispiratrice del compositore Smetana. Per quanto la sua sinfonia sia commovente, il fiume dal vivo lo è ancora di più: seguitelo dai boschi della Selva Boema –un vero e proprio inno all’acqua con torbiere, laghi e cascate- per tutto il suo corso, delimitato da rive verdissime punteggiate di castelli, monasteri e città antiche. Lungo il fiume anche monumenti dell’uomo che ha domato acque impetuose: la diga di Lipno con il suo lago artificiale e il Canale di Schwarzenberg, capolavoro d’ingegneria che collega Moldava e Danubio.

 

 

La Moldava più bella è però certamente quella vissuta a pelo d’acqua. Una visita a Praga non può prescindere da una crociera sul fiume, magari fino a Melnik (dove Moldava ed Elba convergono) o alla diga di Slapy. L’intero corso del fiume comunque, da Lipno in poi, è navigabile, tutto l’anno. Decisamente affascinanti e riposanti anche i passaggi lungo gli altri fiumi del Paese: l’Elba –geograficamente il più importante- la Morava, l’Ohre, l’Oder, il Neisse e persino un piccolo tratto di Danubio.


Lungo, dentro e sopra i fiumi cechi l’uomo ha lasciato la sua firma. Il Canale di Bat’a, in Moravia meridionale, è un’opera idrica imponente. Lungo 53 chilometri, lo si deve al genio di Tomas Bat’a, che lo fece realizzare tra il 1934 e il 1938 per il trasporto del carbone. Lungo il percorso, che oggi è un itinerario molto battuto dal turismo fluviale, (percorribile da maggio a ottobre con canoe, houseboat e barche a motore senza bisogno di patente nautica), si incontrano 13 chiuse e un cinquantina di ponti, in alcuni casi vere opere d’arte tecnica. Splendido, sempre in Moravia, il ponte coperto di Cernvir che scavalca la Svratka. Importante monumento di architettura popolare, risale al 1718. Realizzato in legno d’acero, è lungo 32 metri e largo 2,6. Con la sua struttura romantica, sullo stile dei ponti di Madison County, e il caratteristico tetto di scandole è monumento-simbolo di questo tipo di strutture, un tempo tipiche della Moravia.

 

Bata Canal

 


Dove c’è acqua, c’è mulino. Alti, bassi, in pietra o legno, solitari o annessi a laboratori e fabbriche, dismessi o ancora in uso, i mulini caratterizzano l’intero territorio ceco. Quello di Pisecna custodisce pezzi unici come la turbina di Francis (1926) e la miscelatrice di farina con coclea verticale. Quello di Hoslovice, il più antico di Boemia, risalirebbe addirittura al Medioevo.

Anche Praga sfoggia ancora alcuni dei suoi mulini ad acqua: quello della Certovka, ovvero del Canale del Diavolo, e quello trecentesco di Sova. Elegantissimo, il mulino ad acqua di Slup è un edificio rinascimentale che impreziosisce le campagne della Moravia del Sud, con ben quattro ruote ad acqua. Non solo mulini ma ogni genere di edificio e installazione tecnica alimentate dall’energia idrica si incontrano infine passeggiando lungo la cosiddetta “Valle del mulino ad acqua”, nel museo all’aperto di Roznov pod Radhostem, nella regione valacca intorno a Zlin. Dopo i mulini vennero le centrali idroelettriche. Nel 1887 Pisek fu la prima città della Boemia a essere illuminata da lampioni alimentati da una dinamo a vapore. La centrale elettrica sorse in luogo del mulino Podskalky. Inizialmente fu anch’essa alimentata da una ruota ad acqua ma poi nel 1901 si dotò di ben due turbine Francis. Dal 1997 è museo, ma i lampioni sono ancora funzionanti. Da non perdere nemmeno la centrale elettrica a condotte forzate di Dlouhe Strane, nel paradiso montano di Jeseniky, in Moravia. Si tratta di un’opera tecnologica davvero unica e vanta la turbina più grande d’Europa. Il grande invaso è collegato alla centrale sotterranea da due chiuse. Insomma se avete in mente di visitare la Repubblica Ceca l’acqua potrebbe essere lo spunto “particolare” per il vostro prossimo viaggio. 

Mario Lucillo

di Mario LucilloGiornalista e curioso del mondo