Inchieste

La riapertura dell’hotellerie. Crisi mal gestita, disastro economico e futuro

Scopriamo come le “vacanze e gli alberghi” provano a riorganizzarsi in previsione dell’estate.

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“Riapartiremo dall’anno zero”: questo il grido di sofferenza dei Manager dell’Hotellerie italiana in risposta alla domanda su come e quando riapriranno le porte dei loro Hotel. A Napoli, il GM di un grande e storico Hotel afferma categorico e senza tentennamenti: “Riapriremo quando avremo un minimo di occupazione sostenibile  e, guardando le previsioni, non prima di settembre”. “L’impatto del Covid-19 sul sistema dell’ospitalità italiana è stato devastante”: a ribadirlo è stato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, in audizione alla Commissione del Senato. L’Associazione ha rilevato a marzo un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi (-92,3% gli stranieri e -85,9% gli italiani).Ad aprile, il mercato si è completamente fermato (-99,1% gli stranieri e -96,4% gli italiani).Sempre nello stesso mese aprile, il settore ha perso circa 106mila posti di lavoro, mentre gli stagionali a rischio per l’estate 2020 sono quasi 500mila. Una volta terminata la cassa integrazione, si prevedono conseguenze anche sui contratti a tempo indeterminato. Guardando all’intero anno, Bocca prevede una perdita di oltre 305 milioni di presenze, con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 17 miliardi di euro. Queste, per ora, sono solo le cifre devastanti che hanno messo in ginocchio il comparto dell’hotellerie. Una guerra che si è concentrata in solo tre mesi e che continuerà a creare incertezze e seri problemi per molto tempo. 

 

E, allora, come reagire e cosa pensano di fare i diretti responsabili  delle grandi catene alberghiere e gli addetti di tutto il settore per tentare le riaperture? 

Li abbiamo sentiti, e dire che sono molto preoccupati è un eufemismo, però non mollano e dai loro “fortini”  dove si trovano confinati, tutti manifestano una forte volontà di lavorare per rimettersi in pista, per non chiudere e per recuperare le posizioni sul mercato del turismo e business a condizione che, dovendo lavorare su un mercato italiano, si riaprano i confini delle regioni, e che come inizio si defiscalizzino alcune voci di spesa.

A Milano, la regione più colpita e ancora preda del virus, lo scoramento viaggia in silenzio. I GM di Hotel e Resort interpellati non parlano né vogliono dare certezze, visto che non c’è l’ombra di una prenotazione né per le camere né per eventi e convegni fino a settembre/ottobre. Però, in coro, tutti dicono che se dal Governo non arrivano regole chiare e certe da seguire non si riapre, anche se molti sono già in moto per creare cordoni sanitari e per garantire le sicurezze che serviranno per poter accogliere prenotazioni e clienti. 

Anche a Roma vedono nero il prossimo futuro. Però, i gestori e i manager sono meno pessimisti e, per non restare immobili e presentarsi sul mercato con idee e genialità, inventano percorsi accattivanti per una fascia di clientela che può permettersi di spendere.

E’ quello che sta organizzando il GM Matteo Moretti, dell’ Luxury Hotel - Palazzo Manfredi. 

Ci stiamo preparando per riaprire – dichiara - e nel contempo stiamo  cercando di capire quanta  richiesta ci sarà. Secondo le disposizioni, il primo giugno  potremo ripartire e poi vedremo come si evolverà la situazione. 

Aprirete anche il ristorante ? 

Of-course,  abbiamo la fortuna di avere con noi Giuseppe di Iorio,  un grande della cucina italiana e chef stellato del nostro ristorante Aroma, situato su una delle terrazze più straordinarie al mondo con vista sul Colosseo. Lo chef è pronto con nuove e gustose proposte  di piatti che ripercorrono le nostre tradizioni del made in Italy.  Per quanto riguarda l’albergo siamo attivi con le suite esterne a Palazzo Manfredi, che sono anche più facili da gestire, mentre per le camere stiamo valutando. In effetti, a giugno abbiamo delle prenotazioni che riguardano in particolare stranieri, ma se non si aprono i voli e le frontiere la  situazione sarà la stessa dei mesi passati. Per quanto riguarda gli italiani, puntiamo su un target di persone che vengono per lavoro. Il nostro vantaggio è di essere piccoli e in questo momento già siamo al lavoro per metterci a norma con le  igienizzazioni. 

Quindi voi partirete con la ristorazione e con le suite ? 

Saremo pronti anche con il bar che, essendo completamente all’aperto, sarà operativo dall’aperitivo in poi. Grazie al clima di Roma, possiamo aprire tutta la veranda e, nella prima fase, apriremo soprattutto per la sera. L’idea è anche quella di affittare le suite per cene private a coloro che non vorranno mescolarsi ad altre persone per maggior sicurezza.  Poi, siccome nelle suite abbiamo anche la cucina, daremo la possibilità di cucinare direttamente in camera confortati dalla imparagonabile vista del Colosseo, che crea forti emozioni a tutti per la sua storia infinita.  

Anche gli altri alberghi romani puntano sulla fortuna di avere grandi terrazze panoramiche e spazi sulle vie del centro storico. Come l’Hotel d’Inghilterra che, su via Borgognona, a pochi passi da Piazza di Spagna e Via Condotti, ha uno spazio esterno che permette di distanziare i tavoli e offrire un menù a 360 g.  

“Tutti gli imprenditori del settore – ha detto il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, da noi interpellato – si stanno domandando come e quando potranno ripartire. Noi lottiamo con i denti perché vogliamo riaprire, ma potremo farlo solo se i provvedimenti opportunamente modificati, e quelli che verranno, forniranno alle imprese il sostegno e le certezze necessarie. Le imprese, da sole, non possono farcela».

Tra le misure indicate come prioritarie dal Presidente di Federalberghi, (anche lui proprietario della catena alberghiera Sina Hotel ) dovrebbero esserci aiuti diretti per le imprese che hanno subito un calo di fatturato. Inoltre, tutele specifiche per chi è in affitto; interventi sulle imposte locali e nazionali; potenziamento ed accelerazione dell’erogazione del credito; proroga della cassa integrazione ed esonero dalla responsabilità per le imprese che applicano i protocolli anti contagio.

Ed è quello che ci dice e sostiene anche  Lorenzo Giannuzzi, un veterano di lungo corso nel mondo dell’hotellerie  che gestisce Fort Village, un esclusivo resort in Sardegna, meta di tutti i VIP del mondo. Al suo interno ci sono 20 ristoranti, una mega SPA con piscine con un percorso salutare per la mente e il corpo in acque termali curatrici, e la possibilità di fare numerosi  sport compreso un campetto di calcio per piccole sfide tra i villeggianti. Ma  - osserva Lorenzo Giannuzzi - finché non ci sono clienti che garantiscono almeno il 50% di occupazione non si riapre, perché  con meno ospiti non si può prestare un attento servizio. Per questo, quando riapriremo, ci sarà un presidio medico all’interno della struttura in modo di dare agli ospiti un’ampia assicurazione e assistenza sanitaria, creando un ambiente controllato e sterile. Certo, i costi saranno elevati, ma garantiranno una grande sicurezza per i nostri clienti. 

Altra storia è quella che proviene dagli oltre 200 gestori alberghieri indipendenti che alzano bandiera bianca e lanciano un grido di allarme al ministro del Mibact, Dario Franceschini. Gli operatori di hotel e villaggi di tutta Italia e più di 20 società che gestiscono dalle sei alle 15 strutture ricettive - che rappresentano il 40% del mercato alberghiero italiano - manifestano al ministro l’enorme preoccupazione per le misure inserite nella bozza del decreto maggio, giudicate inconsistenti e pericolose per il settore. Con i fatturati che hanno subito gravi perdite a causa dell’emergenza Covid-19, infatti, le soluzioni prospettate dal governo sul nodo locazioni e affitti d’azienda risultano inaccettabili e minano il futuro di molte società. 

 

 

Una richiesta di soccorso arriva anche dagli addetti del settore turistico delle isole minori italiane – di fatto sostanzialmente risparmiate dai contagi da Covid-19 –  che concordano sulla necessità di definire un protocollo sanitario unico per continuare a preservare le piccole isole e poterle proporre quali destinazioni turistiche sicure dove vivere una vacanza in serenità. 

“Test preventivi e presidi ai punti di imbarco, insieme al potenziamento delle strutture sanitarie locali, darebbero la possibilità sia ai visitatori sia ai lavoratori e agli abitanti locali di affrontare con la giusta serenità i mesi di ripartenza”, si legge nella nota. Allo stesso tempo, la richiesta è che nel dl di maggio il Governo preveda misure specifiche, fondamentali per preservare le economie micro-insulari ed evitare che possano verificarsi fenomeni quali lo spopolamento o l’intrusione di speculatori.  La risposta tanto attesa è arrivata mentre stavamo chiudendo il pezzo, la sera di «Mercoledi 13 Maggio in conferenza stampa il premier Conte parla alla nazione e dice : Il vostro grido di allarme non c’è mai sfuggito. Abbiamo impiegato del tempo, ma non un minuto di più del necessario: ci siamo impegnati al massimo. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto da 55 miliardi di euro per far fronte all’emergenza economica provocata dal coronavirus.  I 260 articoli della maxi manovra contengono misure per i lavoratori, le imprese, la sanità, la protezione civile, la scuola, lo sport, la cultura, e vogliono essere «una premessa per la ripresa», nel dettaglio, «per i lavoratori ci sono 25,6 miliardi di euro, ci sono le risorse per rafforzare cassa integrazione e bonus autonomi», ha detto Conte, definendoli «ammortizzatori sociali ed economici che proteggono i lavoratori e consentono alle imprese di preservare l’integrità produttiva». Tagliamo 4 miliardi di tasse per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato» con lo stop alla rata Irap di giugno. Inoltre viene eliminata la prima rata Imu per gli alberghi e gli stabilimenti balneari. Per tutte le famiglie con Isee inferiore a 40mila euro ci sarà un bonus vacanze e «per le ristrutturazioni green non si spenderà un soldo». 

 

Concludiamo dicendo che non conosciamo bene i dettagli di come verranno distribuiti questi  interventi di aiuto economico ma, forse, è pur sempre un aiuto per tentare di far ripartire molte attività commerciali e industriali ferme e con debiti. Speriamo non siano solo parole. 

 

Jerry Bortolan

di Jerry BortolanReporter, giornalista di viaggio ed enogastronomico.