Costa Rica - Viaggio allo stremo nella gara più dura del mondo
812 km di “avventura” no stop tra foreste e terre incontaminate

La gara vinta, da un team svedese, dopo 168 ore e 23 minuti di sfida (7 giorni ininterrotti). Il campionato del mondo di Adventure Race, quest’anno si è fatto in Costa Rica, considerata da molti studiosi, abitanti e turisti, la migliore nazione al mondo per felicità media della popolazione. Un piccolo stato con circa 4 milioni 500 mila residenti, scoperto da Colombo nel 1502 durante il suo quarto viaggio. Un Paese selvaggio, ricco di natura, animali e paesaggi incontaminati. La finale mondiale ARW 2013 ha previsto un percorso di corsa/trekking di 173 km (21.3%), di mountain bike 400 km (49.3%) e di kayak/rafting per 239 km (29.4%), per un totale complessivo di 812 chilometri da realizzare nel minor tempo possibile, e nel tempo massimo di 9 giorni. Ogni squadra, composta da 4 atleti, di cui almeno 1 donna, è obbligata a rimanere unita per tutta la durata della gara (la massima distanza, tra il 1 ed il 4 sportivo, è di 100 metri). Una mappa segna il percorso da seguire. Durante la notte non ci si ferma e quasi tutte le squadre decidono di dormire, per brevi intervalli di 13/15 minuti, solo quando almeno 2 componenti insieme lo richiedono. I top team dormono solo 2 ore a notte.
Gli atleti hanno attraversato tutto il CostaRica, toccato i confini con Nicaragua e Panama, esplorato terreni e dislivelli. La gara è iniziata il 2 dicembre da San Vito, nel sud del paese, la temperatura ha oscillato dai 5 sino ai 37 gradi centigradi, c’è stata pioggia, fango e giornate calde e secche. Una prova al limite dell’umano. 67 team iscritti dei quali 47 arrivati al traguardo, 13 ritirati, 2 non partiti e 5 che non hanno completato la prima sessione in bicicletta. L’arrivo a nord, a Puerto Viejo dopo aver toccato le coste del Pacifico e le cime delle montagne fino a 3.820 metri.
Laura, l’ unica donna "bionica" italiana ad aver partecipato
L’unica squadra italiana è stata rappresentata dal team Freemind composto da Beppe Scotti, Mario Ruggero, Andrea Villa e Laura Scaravonati 35 enne, campionessa di orienteering, ma alla prima esperienza per queste competizioni.
Laura è una ragazza di Casalmaggiore, ma si allena e risiede a Parma con il Gruppo Sportivo del Corpo Forestale. Subito dopo la gara ci ha raccontato di aver provato l'esperienza fisica e psicologica più dura della sua carriera: “Otto giorni di gara non stop (circa 9 ore di sonno totali suddivise in blocchi da 13 minuti fino ad un'ora massimo), più di 10 mila metri di dislivello e circa 500 km percorsi su sentieri che solo gli indigeni della Costa Rica finora avevano battuto. Ho davvero raschiato il fondo per non cedere alla tentazione di lasciarmi andare ed abbandonare la gara con tutta la sofferenza che mi creava”.
Ogni sessione di gara ha presentato delle sorprese, volute e cercate dagli organizzatori per rendere il Campionato del Mondo un’ avventura estrema. Si è partiti, di notte, con 90 km di bici e circa 3.000 metri di dislivello, il percorso obbligava ad entrare in un canyon fangoso e ripidissimo, sotto la pioggia battente: “Per 5 ore abbiamo spinto e sollevato con forza la bici dentro un tunnel strettissimo, passo dopo passo, ci aiutavamo a vicenda anche con gli avversari perché il percorso era obbligato e se la persona davanti era in difficoltà ti sentivi in obbligo di dargli una spinta o una parola di conforto per spronarla a trovare un pò di forza in più per proseguire in quell'inferno di argilla nella giungla”.
La parte di mountain bike è andata bene, hanno cambiato al ventesimo posto, a due ore dai leader di gara e sono saliti sul kayak gonfiabile per 59 km, seguendo la mappa e remando nell'Oceano Pacifico: “Il kayak era il nostro punto debole abbiamo faticato parecchio per raggiungere l'arrivo di quella tappa. In piena notte siamo giunti alla transizione dove ci siamo caricati nello zaino tutto il materiale del kayak, compreso un carrellino a quattro ruote che ci sarebbe servito successivamente per trasportare le canoe, e siamo partiti per 27 km di trekking con 2.000 metri di dislivello”.
Dopo una notte di cammino no-stop sono arrivati all'area successiva che prevedeva il trasporto, per 10 km, dei due kayak su un sentiero impervio e poco praticabile: “Arrivati alla laguna ci aspettavano 70 km di kayak nelle mangrovie e nell'acqua salmastra. Una notte di navigazione perfetta seguendo le maree ci ha portato a completare il percorso senza errori fino al mattino presto quando, al sorgere del sole, una volta arrivati verso l'oceano ci siamo affidati troppo alla mappa (mappe topografiche in scala 1:50000 di circa 50 anni fa) e abbiamo commesso un errore di navigazione che ci è costato 4 ore di vagabondaggio nelle mangrovie. Peccato”.
Dopo il kayak si é passati alla mountain bike: “Siamo partiti di notte, ormai eravamo abituati alla luce delle nostre lampade frontali. Anche qua gli organizzatori ci hanno voluto far portare la bici per ore ed ore su una salita impensabile da fare in sella. Certo è che i nostri piedi già non erano in condizioni perfette, fare tutti quei chilometri in salita con le scarpe da bici e la suola in carbonio non ha aiutato le nostre vesciche a guarire…”
Una sezione estremamente lunga e difficile, dietro ogni curva si nascondeva una salita impossibile da pedalare: “Avremmo fatto un terzo di quella ‘session’ spingendo la bici e portandola sulla schiena. Al termine ci attendevano le 4 ore di stop obbligatorio prima della prova regina che determinava l'iscrizione nella classifica o l'esclusione dalla gara: 92 km di trekking con partenza da San Gerardo per arrivare al Cerro Chirripò a 3.820 metri e poi affrontare una discesa nella giungla sotto la pioggia in un continuo scivolare a terra nel fango.
Dopo 74 ore nella quali ho davvero sofferto siamo arrivati al ‘cancello’ del settimo giorno con 13 ore di ritardo sull'orario previsto dagli organizzatori; significava non poter continuare il percorso Full di 812 km ma dover tagliare le due sezioni successive di kayak e MTB per essere dirottati all'ultima parte di gara, ‘carrucola e rafting’ ed essere classificati nel percorso Short. Non essere arrivati in tempo ci ha lasciato tanto amaro in bocca. Ci eravamo allenati per mesi e incontrati ogni weekend prima della partenza pur di conoscerci e capire quali fossero i nostri punti forti e deboli, in modo da poterci aiutare nei momenti difficili. Purtroppo non è bastato, queste gare si preparano in mesi e mesi di duro lavoro e si riesce a completarle quando si ha molta esperienza. Noi abbiamo perso davvero tante ore nelle zone di transizione.
Alla fine siamo stati in gara 194 ore 55 minuti classificandoci al ventinovesimo posto…non male!”
Un esperienza di vita che cambia radicalmente e fa conoscere tutti i limiti, fisici e mentali. Queste gare avventura sono tra le più difficili al mondo perché uniscono la mancanza di sonno e lo sforzo fisico, seppur non intenso, prolungato per giorni. Fare attività fisica 24h/24h dai 5 agli 8 giorni e dormire in totale tra le 8 e le 10 ore, porta ad uno stato di esaurimento fisico e mentale, senza paragoni con altri sport. Molti atleti, compresi alcuni dei team più forti, sono arrivati a sperimentare la condizione di "out of body experience", una sorta di allucinazione nella quale la mente si dissocia dal corpo e non si capisce più dove ci si trova. Impossibile muoversi in quello stato. Inoltre trattandosi di una gara “multi sport” si arriva allo sfinimento di tutte la parti del corpo. Mettici poi uno zaino da 8-10 kg sempre sulla schiena e si complica davvero tutto:
“Aver accettato di partecipare è stata la mia più grande vittoria, sia per aver deciso di mettermi così duramente alla prova contro me stessa, sia per aver completato il percorso Short di quella che è stata definita dai grandi la gara più dura nella storia.”
Curiosità sul Costa Rica/ARW Adventure Race 2013:
Il premio della finale mondiale ARW Gara Avventura 2013 è stato di 75.000 dollari americani, da dividere tra i primi 5 classificati.
Il costo di iscrizione alla gara per ogni team è stato di 7.000 dollari.
Ha vinto il team svedese dei Thule Adventure (sponsor svedese, ma team composto da 2 francesi, 1 spagnolo ed 1 neozelandese). Il team, tutto italiano dei FreeMind ha chiuso 9 step su 14 (due di questi dopo il tempo limite) in 194 ore e 55 minuti.
Il Costa Rica possiede coste, bellissime, che si estendono per 1.200 chilometri davanti foreste, attraversando baie, penisole, promontori di sabbia bianca e affacciandosi sul Pacifico e sul mar dei Caraibi. Il 36% del suo territorio è “ambiente naturale protetto”.
Entro il 2021, per festeggiare i 200 anni di indipendenza, il Governo del Costa Rica vorrebbe avere zero emissione di carbonio.
Dalle rilevazioni satellitari è la nazione più verde al mondo.
Primo paese al mondo ad avere abolito l’esercito ed uno dei pochi che prova a costruire ricchezza dalla natura senza distruggere, il Paese ottiene dalla potenza idrica della portata dei fiumi, più del 75% dell’elettricità necessaria. Sede della Corte Inter-Americana dei Diritti Umani e Sede dell'Università per la Pace delle Nazioni Unite.
Il Costa Rica è il quinto paese al mondo per esportazione tecnologica ed il primo paese del Sudamerica per innovazione Tecnologica.
La nazione è esposta a ricorrenti rischi sismici e vulcanici. Lievi scosse, di varia profondità, sono dovute ai fenomeni di subduzione tra le placche tettoniche di Cocos e quelle continentali.
Gianluca Cerasola